Ambiente

La nuova diga di Genova potrebbe causare uno tsunami

Il Cnr lancia l’allarme sull’enorme progetto infrastrutturale nel porto di Genova, che costerà 950 milioni di euro, i cui lavori saranno divisi in 2 fasi: la prima terminerà nel 2026 mentre la seconda nel 2030
Credit: Via domusweb.it
Tempo di lettura 4 min lettura
20 giugno 2023 Aggiornato alle 21:00

All’inizio di maggio era stata posata la prima pietra della Nuova Diga Foranea di Genova, una delle più importanti opere infrastrutturali della regione Liguria, che dovrebbe avere il compito di rafforzare la città di Genova come hub strategico per il Mediterraneo. Ma un parere tecnico dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) evidenzia una serie di rischi e problematiche dell’opera che potrebbero generare delle onde anomale con grave impatto per le infrastrutture costiere.

La nuova diga è un’opera ingegneristica particolare e unica, che nella configurazione finale avrà una lunghezza complessiva di 6.200 metri, con un basamento che poggerà su i fondali fino a una profondità di 50 metri. Per la realizzazione di quest’ultimo verranno utilizzate 7 milioni di tonnellate di materiale roccioso, sulle quali verranno posate sopra quasi un centinaio di cassoni in cemento armato. I materiali saranno in parte recuperati dalla demolizione della vecchia diga, seguendo i principi dell’economia circolare e cercando di minimizzare gli impatti ambientali.

I lavori saranno divisi in 2 fasi, con la prima che durerà fino al 2026 con la realizzazione del nuovo ingresso da levante. Mentre la seconda fase si concluderà nel 2030, con l’ampliamento del canale di Sampierdarena. Il progetto consentirà l’ingresso nel porto di Genova delle grandi navi portacontainer e delle navi da crociera “World Class”, garantendo una protezione ottimale delle strutture portuali in caso di eventi estremi causati dai cambiamenti climatici.

Il via libera dell’opera da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è dipeso dalla relazione di accompagnamento della commissione tecnica di Via, che però in una delle sue componenti, quella dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr, ha rilevato numerose e importanti problematiche.

Secondo il parere tecnico i dati raccolti per formulare il progetto preliminare sono insufficienti per dettaglio ed estensione, mentre vengono evidenziati numerosi rischi riguardo i due canyon sottomarini che fronteggiano la città. Dove è prevista la posa delle 7 milioni di tonnellate di roccia e dei quasi 100 cassoni, che potrebbe determinare «l’accumulo di sedimenti e l’innesco di frane in corrispondenza delle testate dei canyon» con il rischio di sviluppare delle onde di tsunami. Una conseguenza negativa che era già avvenuta con la costruzione del porto a Gioia Tauro nel 1977 e dell’aeroporto a Nizza nel 1979.

Di fronte a questi possibili rischi il responsabile della direzione lavori Piero Silva si è dimesso, denunciando in una lunga lettera di 10 pagine gli errori «dell’urbanistica (ambizione di realizzare un grande terminale contenitori – rumorosissimo e sempre più automatizzato – davanti ai centri urbani), della pianificazione portuale (ampi spazi di navigazione aperti solo per la parte ovest del porto, più della metà della quale non potrà approfittarne a causa del cono aereo. Dimenticando le grandi navi del bacino storico); della tecnica ingegneristica (realizzazione dell’opera su un fondale profondissimo e inconsistente dal punto di vista geologico)».

Secondo Silva questo «segnerà l’inizio di un incubo: per gli abitanti dei lungomari impattati dai cantieri, per le autorità che hanno promesso una fine dei lavori impossibile a mantenere (2026), per le imprese che si troveranno spinte a rispettare tempi irrealizzabili e obbligate a un’operazione incontrollabile ad alte profondità, come il consolidamento geotecnico con colonne di ghiaia ».

Nonostante queste considerazioni e rilievi da parte del Cnr, il Ministero guidato da Gilberto Pichetto Fratin ha dato comunque il via libera all’opera dal costo di 950 milioni di euro, nell’ambito del Pnrr.

Leggi anche
Emergenze
di Alessandro Leonardi 4 min lettura
Nuovi centri
di Alexandra Suraj 4 min lettura