Diritti

Iran: nuove sanzioni, ma le donne non si arrendono

A 9 mesi dall’inizio delle proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini le autorità hanno annunciato nuove misure, tra cui la confisca dell’auto fino a 10 giorni a chi non rispetta le regole
Credit: EPA/ABEDIN TAHERKENAREH
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 giugno 2023 Aggiornato alle 08:00

Era il 16 settembre 2022 quando Mahsa Amini, una ragazza curda di 22 anni, morì mentre si trovava sotto la custodia della polizia morale iraniana. A nove mesi dall’accaduto, le donne in Iran continuano a sfidare le autorità e i loro nuovi tentativi di far rispettare il codice di abbigliamento che prevede l’obbligo di indossare l‘hijab.

Nel mese di aprile il Governo ha annunciato il lancio di un programma di sorveglianza attraverso l’uso delle telecamere a circuito chiuso già esistenti e l’installazione di nuovi dispositivi elettronici nelle strade cittadine e nei luoghi pubblici con lo scopo di rilevare le donne che non rispettano il codice di abbigliamento e punirle. In un comunicato l’agenzia di stampa giudiziaria Mizan ha spiegato che lo scopo della decisione è quello di “prevenire la resistenza contro la legge sull’hijab”. A chi trasgredisce, la polizia invia un “messaggio di testo con un avvertimento sulle conseguenze”.

Secondo Arab News, il primo giornale in lingua inglese dell’Arabia Saudita, a maggio la magistratura e il governo hanno proposto un disegno di legge intitolato “Sostegno alla cultura dell’hijab e della castità”, per “proteggere la società” e “rafforzare la vita familiare”: propone un aumento delle multe per “chiunque si tolga il velo in luoghi pubblici o su Internet”, ma ritirerebbe la minaccia di una pena detentiva.

Secondo Bbc la norma prevede che chiunque venga sorpreso a violare la legge sull’hijab per la seconda volta debba essere rinviato ai tribunali, e comporta la confisca delle auto che trasportano passeggere con i capelli scoperti e la chiusura delle aziende e delle attività in cui il personale non rispetta o non fa rispettare le norme. Non è una novità che, attraverso le telecamere di controllo del traffico, le autorità monitorino che autisti e passeggeri in macchina rispettino la legge sull’hijab, ma è la prima volta che minacciano di sequestrare automobili o multare le persone per questo.

Arab News spiega che i trasgressori riceveranno un messaggio di avvertimento dalla polizia e la seconda violazione comporterà multe comprese tra 5 milioni e 60 milioni di rial iraniani (da circa 10 a 110 euro), una grossa somma per molti cittadini. La confisca del veicolo di una donna può durare fino a 10 giorni.

«Ho ricevuto un sms più di un mese fa che indicava il mio numero di targa dopo un viaggio che ho fatto con le mie amiche nella città di Damghan. Per lo più non indossavamo l’hijab nelle nostre auto», ha detto una donna iraniana raggiunta dalla Bbc. “Se il reato viene ripetuto, la tua auto sarà confiscata”, recita un messaggio di testo visionato dal quotidiano britannico.

Le comunicazioni includono anche collegamenti a un sito web in cui è possibile contestare il presunto reato. Alcuni avvocati ed esperti di diritto, però, ritengono che «la confisca delle auto a causa della mancanza di hijab non ha basi legali nella costituzione ed è un crimine», ha scritto su Twitter l’avvocato e professore dell’University of Teheran Mohsen Borhani. La magistratura, scrive Bbc, ha risposto ribadendo che “togliersi l’hijab in pubblico è reato”.

Tuttavia, le donne continuano a sfilare senza velo per la strada, nei centri commerciali, nei ristoranti, e nei negozi di tutto il Paese. Su Twitter moltissime condividono video in cui camminano con le loro chiome alla luce del sole: un filmato condiviso dalla ong Iran Human Rights mostra una donna che passeggia sul marciapiede e attraversa la strada in “una frenetica città dell’Iran” toccandosi i capelli raccolti in una coda: “più le autorità iraniane cercano di costringere le donne a indossare l’hijab, più resistono”, scrive l’organizzazione senza scopo di lucro per i diritti umani con sede a Oslo, in Norvegia.

Un’altra clip condivisa su Twitter dalla giornalista e attivista iraniana Masih Alinejad mostra due donne che camminano abbracciate a Babol, nella provincia del Mazandaran, nel nord del Paese: una indossa il velo, l’altro no. La giornalista riporta il messaggio ricevuto dalla donna che le ha inviato il video: “Con o senza l’hijab, noi tutti sosteniamo la rivoluzione”. Le donne iraniane non si arrendono.

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