Ambiente

Conferenza di Bonn, è tempo di una svolta climatica

Fino al 15 giugno, i temi centrali saranno il monitoraggio dei progressi compiuti su climate change, Loss & damage fund e finanza climatica. Ma anche la presidenza della Cop28, affidata al sultano Al-Jaber
Credit: EPA/BENJAMIN WESTHOFF
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12 giugno 2023 Aggiornato alle 07:00

Ha preso il via, il 4 giugno, la Conferenza di Bonn, in Germania, che durerà fino al 15 giugno e si occuperà delle questioni riguardanti il cambiamento climatico in attesa della Cop28, che si terrà tra novembre e dicembre 2023.

Il cambiamento climatico è, purtroppo, una realtà sotto gli occhi di tutti, basti pensare alla recente alluvione che ha colpito duramente l’Emilia-Romagna, ed è diventata una questione di estrema importanza da affrontare ogni giorno e con tempestività.

«La conferenza sul clima di Bonn è l’occasione opportuna per fare il punto sullo stato di attuazione dei risultati e dei progressi raggiunti a Sharm el-Sheikh», queste le parole di Sameh Shoukry, ministro degli Esteri egiziano e Presidente della Cop27 tenutasi, appunto, in Egitto a novembre 2022.

La situazione è molto complessa e sicuramente aggravata dalla guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica: secondo quanto emerge dalle previsioni dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), nei prossimi cinque anni, l’aumento della temperatura globale raggiungerà un picco superiore a 1,5°C, rispetto ai livelli preindustriali.

Ma non solo, secondo il rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) dall’era preindustriale la temperatura superficiale globale si è surriscaldata di 1,1°C, e gli effetti sono ben visibili a tutti.

Le questioni su cui discutere sono davvero tante, ma ce ne sono almeno tre di estrema importanza: primo fra tutti, si parlerà del Loss and damage fund istituito durante la Cop27. Si tratta di un fondo che i Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo hanno deciso di realizzare per coprire le perdite e i danni causati dal riscaldamento globale nei Paesi più poveri del Pianeta. Bisognerà, dunque, capire come funzionerà questo fondo, da chi sarà finanziato e chi vi potrà accedere.

Un’altra questione riguarda il monitoraggio del programma sui lavori relativi al cambiamento climatico, soprattutto per quanto concerne l’abbattimento delle emissioni di gas serra per cercare di limitare, o rallentare, il surriscaldamento globale. Si procederà, quindi, con la valutazione del cosiddetto global stocktake, strumento fondamentale previsto dagli Accordi di Parigi e che ha la funzione di monitorare i progressi compiuti.

Infine, un altro tema riguarda la finanza climatica. Nel 2009, durante la Cop15 di Copenaghen, i Paesi maggiormente sviluppati hanno sottoscritto un accordo che prevedeva il finanziamento di interventi a favore del clima nei Paesi più poveri, mobilitando una cifra pari a 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020. L’obiettivo, però, sembra ancora non essere stato raggiunto, come emerge dall’ultimo rapporto Oxfam: i Paesi ricchi dichiarano di aver stanziato circa 83 miliardi di dollari nel 2020, ma nella realtà effettiva ne risultano erogati tra i 21 e i 24,5 miliardi.

Infine, guardando alla Cop28, non sono mancate le polemiche. La Cop28 si svolgerà a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, ed è proprio sul luogo dello svolgimento che si polemizza. Per tentare di combattere il cambiamento climatico è necessario frenare sui combustibili fossili, principali responsabili del surriscaldamento globale. Ma il problema emerge perché gli Emirati Arabi Uniti sono i principali produttori di petrolio.

Ma non solo: la presidenza della Cop28 è stata affidata al sultano Al-Jaber, Amministratore delegato di Adnoc, compagnia petrolifera di Stato. È questo il punto fortemente contestato da 130 deputati, sia europei che statunitensi, i quali hanno deciso di sottoscrivere un documento indirizzato al Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, alla Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, e ad Antonio Guteress, segretario generale delle Nazioni Unite.

In questo documento si esprime la necessità di chiedere agli Emirati Arabi di ritirare la presidenza ad Al-Jaber, in quanto si “rischia di minare le trattative”, e che “per aiutare a ripristinare la fiducia del pubblico nelle Cop, fiducia gravemente compromessa dall’avere al timone un dirigente di una compagnia petrolifera, sosteniamo rispettosamente che è necessaria una leadership diversa, per garantire che la Cop28 sia un vertice sul clima serio e produttivo”.

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