Diritti

La Cedu condanna Mosca per l’avvelenamento di Navalny

La Corte europea dei diritti dell’uomo accusa la Russia “dell’assenza di un’indagine efficace” per l’avvelenamento dell’oppositore di Putin, avvenuto nel 2020
Credit: Kirill Kudryavtsev/AFP 
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9 giugno 2023 Aggiornato alle 11:00

I giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) hanno condannato la Russia a pagare 40.000 euro al principale oppositore del regime di Vladimir Putin, Alexei Navalny, per “l’assenza di un’indagine efficace” relativa all’avvelenamento che nel 2020 lo aveva ridotto in fin di vita.

Il 16 settembre 2022 la Russia è stata esclusa dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo in seguito dell’invasione dell’Ucraina, ma la Corte può ancora intervenire per gli atti avvenuti prima di quella data. Le analisi di laboratorio svolte in Germania, Francia e Svezia dopo il ricovero hanno confermato che Navalny è stato avvelenato con il Novichok, un sostanza tossica sviluppata dall’Urss negli anni ‘70 e bandita dalla Convenzione internazionale sulle armi chimiche. Per questo motivo, la Corte europea aveva chiesto alla Russia di aprire un’indagine penale, ritenuta però incompleta.

“Il movente politico avrebbe dovuto essere una parte essenziale dell’indagine. Tuttavia, l’indagine non solo non ha affrontato il possibile collegamento tra i fatti e le attività pubbliche del signor Navalny, ma non ha seguito seriamente la tesi dell’aggressione con premeditazione, anche se nessuno degli esami medici o forensi aveva rilevato un causa naturale”, riporta la sentenza di Strasburgo citata da Le Monde.

«La sentenza della Corte europea è molto importante perché è, in sostanza, dovuta al fatto che le autorità russe non hanno tutelato i diritti di Navalny indagando sulle modalità dell’avvelenamento e sulle sostanze utilizzate - ha detto a La Svolta Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia - Inoltre, arriva in un periodo nel quale si diffondono ulteriormente le notizie sul cattivo stato di salute di Navalny, che è sottoposto a una detenzione estremamente dura».

La condanna di risarcimento per danni morali è stata emessa all’unanimità dai giudici dopo 2 anni di detenzione dell’oppositore in regime di massima sicurezza, ma non è la prima volta che la Corte di Strasburgo interviene in sua difesa. Quando nel 2013 era stato dichiarato per la prima volta colpevole per appropriazione indebita, la Corte europea si era espressa sostenendo che il suo arresto fosse “arbitrario e irragionevole”. Sotto le pressioni dell’Europa, la Corte suprema russa aveva quindi annullato la condanna nel 2016, avviando però poi rapidamente un nuovo processo.

Il dissidente sta ora scontando un totale di 11 anni e mezzo di carcere per le condanne di frode e oltraggio alla corte ricevute dal tribunale russo. Ad aprile, nel corso di un’udienza a cui Navalny ha partecipato in videoconferenza, l’attivista ha annunciato di essere inoltre coinvolto in un nuovo caso giudiziario per il quale rischierebbe altri 30 anni di prigione. Le nuove accuse, che riguardano lui e altri 10 oppositori del Cremlino, ha reso noto il suo avvocato, sono di incitamento al terrorismo e apologia del nazismo.

Domenica 4 giugno Navalny ha festeggiato il suo 47° compleanno in prigione. Lo stesso giorno, almeno 45 persone sono state arrestate in oltre 20 città russe durante le manifestazioni in suo sostegno. Tra queste ci sono giornalisti che avevano ricevuto l’avviso di non scendere in piazza e attivisti detenuti per aver pubblicato nei giorni precedenti commenti relativi alla protesta sui loro profili social.

Secondo OVD-Info, organizzazione che si occupa di difesa dei diritti umani in Russia, le detenzioni sono state “decisamente approssimative e piene di pratiche illegali”. Alcune delle persone arrestate erano già note alla polizia russa per aver partecipato in passato alle manifestazioni a supporto di Navalny; altre, dopo aver trascorso alcuni giorni in cella, sono state rilasciate e multate con sanzioni fino a 20.000 rubli per aver sfilato con manifesti e palloncini su cui compariva la scritta “Buon compleanno, Aleksei”.

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