Ambiente

Quando l’ambiente entra in classe

2 giugno: breve riassunto di come l’ecosistema ha fatto il suo ingresso nella Costituzione Italiana. E nelle scuole
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 5 min lettura
2 giugno 2023 Aggiornato alle 07:00

Qualche giorno fa ho partecipato a un incontro pubblico con gli studenti della scuola superiore Giorgi Wolf di Roma (Giorgi come Giovanni Giorgi, ingegnere elettrotecnico, e Wolf proprio come Virgina Wolf) per intavolare due chiacchiere su come ambiente ed ecosistema siano stati introdotti nella nostra Costituzione, lo scorso anno.

Lo abbiamo fatto con Andrea Ferrazzi, ex senatore Pd, che ha partecipato attivamente all’ideazione, scrittura dei testi e coinvolgimento delle parti politiche. Forse, il suo, uno dei lavori più belli del mondo, dopo il guardiano di un’isola deserta dei Caraibi…

Scherzi a parte, come (quasi) tutti sapete gli articoli 9 e 41 sono stati modificati per aprire la strada a una serie di concetti rivoluzionari. E quando lo scrivo, non scrivo a caso. Sono davvero convinta che la rivoluzione si possa e si debba fare anche partendo dalle parole. E quando queste parole sono impresse nella Costituzione, beh, quello è il risultato più importante che si possa ottenere. Sulla carta, certo. Non nella pratica.

Ma la carta costituzionale è il grande punto di partenza di tutte le leggi - e anche delle sanzioni - che vengono create e poi applicate dal Parlamento, ed è per questo che scrivere che la Repubblica - oltre che il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione - “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animaliè un grandissimo passo avanti per tre ordini di motivi.

Il primo riguarda la nostra Terra, che è diventata così patrimonio artistico al pari di tutto ciò che conserviamo e tuteliamo a livello storico artistico. La Terra come patrimonio di tutti, la Terra come bene comune. La Terra da proteggere, anche attraverso una politica di forti sanzioni per chi non la rispetta, aziende o persone che siano.

E poi il secondo passo, questo anche rivoluzionario, è stata l’introduzione della parola “futuro” per la prima volta nella Costituzione.

Già, perché nel nostro libro “sacro” che celebriamo ogni anno in occasione della Festa della Repubblica non si era mai parlato di futuro. Né di tutela delle future generazioni. E invece oggi lo Stato - citando di chi ancora non c’è - si fa carico non solo di proteggere i cittadini, ma anche i cittadini che arriveranno, o che nasceranno.

Grazie alla tutela dell’ambiente il futuro è entrato a gamba tesa nel presente, già prima che movimenti come Ultima Generazione - presi molto sul serio anche da un ex leader di destra come Gianfranco Fini, ultimamente - utilizzassero la metafora del patrimonio artistico per segnalare un allarme dell’ecosistema.

Il terzo passo dell’articolo 9, poi, racconta della nostra relazione con gli animali che in questo modo non solo “possono” ma devono essere tutelati. E anche su questo ci sarebbe molto da riflettere visto quanto accade tutti i giorni negli allevamenti intensivi, oltre che con chi si avvicina ai nostri perimetri vitali. La sindrome nimby - not in my backyard - alla fine vale anche con loro. Belli, ma a distanza, che se ti avvicini troppo allora limiti la mia libertà.

Ma veniamo all’articolo 41, che non solo è definitorio del Paese che siamo. Definisce anche molto bene quali sono le priorità italiane rispetto all’ecologia, e per questo dovrebbe poi portare a un riscontro anche nelle politiche economiche ed europee, e nelle singole scelte sostenibili. Il 41 dice: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.

In altre Costituzioni, non è così. L’impresa viene prima. Non delle persone, ma dell’ambiente. In Italia, invece, dallo scorso anno non solo è illegale abusare dell’ambiente ma è anticostituzionale. Così, vuoto per pieno, se c’è qualche imprenditore che ancora non ha le idee chiare, la centralità delle Esg non è soltanto per far bella figura alle conferenze. La questione è che la qualificazione dei valori dell’ambiente e della salute come “primari”, che significa che non possono essere sacrificati ad altri interessi. La libera iniziativa privata è “funzionalizzata” alla cura di interessi ambientali dalla specifica normativa statale.

Nel giorno della festa della Repubblica, quindi, questa impostazione costituzionale va celebrata. E la consapevolezza delle sue conseguenze per la vita di tutti va portata nelle scuole, come è successo qualche giorno fa in via Palmiro Togliatti a Roma, nel Prenestino - grazie a un’idea di Asvis, Mondo Digitale e Tim. Tutte le dimensioni della tecnica sono investite dalla nuova economia sostenibile che mette al primo posto gli obiettivi sociali e ambientali, considerando l’impresa uno strumento per raggiungerli. Perché la Repubblica è quello che abbiamo, insieme.

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