Futuro

Perché le zanzare pungono me e non te?

Tutto dipende dal nostro odore. A rivelarlo è stato lo studio Human scent guides mosquito thermotaxis and host selection under naturalistic conditions, condotto in un’enorme arena
Credit: Yogesh Pedamkar
Tempo di lettura 6 min lettura
25 maggio 2023 Aggiornato alle 13:00

Il sole che splende, l’aria calda, le giornate più lunghe e le maniche delle t-shirt più corte. È tempo di aperitivi in riva al mare e serate all’aria aperta, piacevoli e spensierate. Finché quel ronzio torna a sentirsi minaccioso nell’orecchio.

È tornata la bella stagione (finalmente) e con lei anche le zanzare (purtroppo).

Mentre tu sei alle prese con il prurito e passi il tempo a grattarti un braccio, poi una gamba e poi ancora un piede, accanto a te lə tuə amicə, che sembra essere circondatə da una bolla di zampirone che allontana il fastidioso insetto, ti dice con aria di sufficienza che ləi non viene puntə perché ha il sangue acido”.

Falso mito, strana credenza o realtà che sia, potrebbero essere partiti da un’affermazione simile gli scienziati che hanno condotto lo studio dal titolo Human scent guides mosquito thermotaxis and host selection under naturalistic conditions, pubblicato su Current Biology, per svelare perché alcune persone siano più soggette di altre alle punture di zanzara, quali siano i fattori che influiscono maggiormente sulla scelta delle “prede” e come facciano a trovarci anche a lunga distanza i fastidiosi insetti.

Lo studio, che ha come protagonista la specie delle Anopheles Gambiae, è nato dall’esigenza di fornire nuove informazioni sui comportamenti delle zanzare al fine di studiare e controllare la diffusione della malaria - tra le malattie infettive più pericolose al mondo -, della febbre gialla e della febbre dengue che, ogni anno, uccidono più di mezzo milione di persone, è stato realizzato ricostruendo quella che Conor McMeniman – assistente professore di microbiologa molecolare e immunologia presso il Johns Hopkins Malaria Research Institute - ha definito «la più grande profumeria al mondo per zanzare, in cui possono scegliere il profumo che preferiscono».

Se in precedenza, infatti, i test erano stati svolti sempre all’interno di aree molto ristrette in laboratorio, questa volta si sono svolti in una gabbia di volo all’aperto del volume di circa 1.000 metri cubi (2.000 volte la grandezza delle aree laboratoriali) e allestita in un’area di savana boschiva a Macha, in Zambia, simulando dunque l’esperienza delle zanzare in natura.

La struttura, chiamata semi-field flight cage, si presenta come un’enorme arena centrale in cui avviene lo studio vero e proprio dopo il rilascio di 200 esemplari di Anopheles gambiae, 6 tende singole - in cui far dormire le persone reclutate per l’esperimento - disposte a esagono intorno e collegate al campo principale tramite condotti dell’aria in alluminio e una stazione meteorologica, collocata in un’area adiacente per misurare i parametri ambientali, tra cui la velocità e la direzionalità del vento, la temperatura e l’umidità, che possono influire sul comportamento delle zanzare.

La ricerca si è sviluppata in più fasi: la prima si è svolta solo nell’arena principale che conteneva una serie di piattaforme di atterraggio lasciate riscaldare fino al raggiungimento della temperatura della pelle umana (35°C).

Ogni notte, i ricercatori rilasciavano le 200 zanzare e monitoravano la loro attività utilizzando telecamere di rilevamento del movimento a infrarossi per documentare quante volte gli esemplari atterravano e stazionavano su ciascuna delle piattaforme di atterraggio: segno che erano pronte a pungere.

Quello che è emerso in questa prima fase di analisi è che quasi la totalità delle zanzare non era attratta dalle piattaforme riscaldate, ma rimaneva in volo libero. Il calore della pelle, dunque, non è un’importante scriminante per scegliere la propria preda.

Nella seconda fase dello studio, poi, le piattaforme venivano innescate con CO2 per simulare il respiro umano: con il rilascio dell’anidride carbonica, gli atterraggi dei 200 esemplari sulle piattaforme erano diventati molto più numerosi.

Il dato più sorprendente, però, è emerso nella terza fase, quella in cui è entrato in gioco l’odore del corpo umano, un’esca ancora più attraente della CO2 per le zanzare.

In questa fase dello studio, nelle 6 tende disposte intorno all’arena principale hanno trascorso 6 notti 6 persone differenti, che hanno sfruttato i condotti per convogliare l’aria contenente i propri odori da ogni tenda alle piattaforme di atterraggio riscaldate. In questo caso, alcune piattaforme hanno radunato un elevato numero di zanzare, altre molte di meno: segno che qualche odore - e quindi qualche sostanza chimica - risultava cruciale per l’attrazione degli insetti.

Così, dopo aver osservato i movimenti e gli stazionamenti delle zanzare, i ricercatori hanno raccolto i campioni di odori corporei dei diversi volontari e li hanno analizzati per comprenderne i componenti presenti e capire il motivo scientifico per cui alcune persone risultano essere più soggette alle punture rispetto ad altre.

Dopo aver identificato 40 diverse sostanze chimiche prodotte ed emesse da tutti e 6 i volontari nell’arco della notte, anche se a velocità differenti, i ricercatori le hanno analizzate per comprendere quali di queste avessero attratto più zanzare.

Stando ai risultati, i soggetti che, sulla base degli odori emessi dal corpo, erano stati più attraenti per le zanzare emettevano costantemente più acidi carbossilici, acido butirrico, acido isobutrico e acido isovalerico e il metilchetone acetoina, probabilmente prodotti dai microbi della pelle.

Al contrario, chi aveva nel proprio odore corporeo meno acidi carbossilici, ma più alti livelli di eucaliptolo – presente in molte piante e la cui presenza può essere spiegata con diete alimentari - risultava meno attraente.

«Si tratta del più grande sistema di valutazione delle preferenze olfattive per una zanzara al mondo», ha dichiarato uno degli autori dello studio, il neuroscienziato Diego Giraldo della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health (Maryland, Usa).

L’obiettivo, ora, è quello di pianificare esperimenti sempre più ampi e accurati per identificare il maggior numero di sostanze chimiche attrattive per le zanzare e, di conseguenza, imparare a prevedere il rischio di punture di zanzare e lavorare per prevenire la malaria che, ancora, miete centinaia di migliaia di vittime nel mondo.

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