Ambiente

Rinnovabili: la Francia blocca l’accordo energetico europeo

Parigi chiede ulteriori garanzie sull’energia nucleare, in particolare sulla definizione dell’idrogeno prodotto grazie a essa. Alla direttiva RED III mancava solo l’ultimo passaggio formale al Comitato dei rappresentanti permanenti
Credit: EPA/LUDOVIC MARIN/POOL MAXPPP OUT
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22 maggio 2023 Aggiornato alle 21:00

La nuova direttiva europea sulle fonti rinnovabili RED III è stata momentaneamente bloccata dall’iniziativa del Governo francese, che ha sollevato ulteriori questioni riguardo il ruolo dell’energia nucleare nei piani di decarbonizzazione dell’Unione europea.

Dopo il faticoso accordo raggiunto a marzo fra il Parlamento e il Consiglio Europeo sulla nuova direttiva, mancava solo l’ultimo passaggio formale al Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) degli ambasciatori dei 27 Stati membri Ue. Ma la Francia, insieme ad altre nazioni dell’Europa dell’Est come Bulgaria, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Romania, ha chiesto ulteriori delucidazioni sulla definizione dell’idrogeno prodotto tramite l’energia nucleare.

La direttiva in esame fa parte del pacchetto climatico di riforme e regolamenti Fit for 55 con cui l’Unione europea prevede di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030. Con l’accordo raggiunto a marzo la quota di fonti rinnovabili nel mix energetico europeo dovrebbe aumentare fino al 42,5% entro la fine del decennio, rispetto al precedente obiettivo del 32% stabilito nel 2018.

Questa intesa dovrebbe spingere l’apparato industriale a incrementare l’uso delle rinnovabili dell’1,6 % l’anno. Inoltre, all’interno del pacchetto è presente, su pressioni della Francia, una quota dedicata al contributo dell’idrogeno prodotto dall’energia nucleare.

Lo stallo provocato dai francesi ha spinto immediatamente la Svezia, che detiene la presidenza di turno semestrale del Consiglio Ue, a rinviare l’accordo per evitare pesanti ripercussioni e modifiche al testo adottato, con il rischio di tornare indietro al negoziato inter-istituzionale con il Parlamento europeo perdendo mesi preziosi.

Inoltre, il via libera definitivo alla direttiva è strettamente collegato all’approvazione di un altro accordo politico, quello sul regolamento ReFuel Aviation destinato a regolamentare i carburanti “verdi” per il settore aeronautico.

Secondo la posizione della Germania, senza l’approvazione della RED III non può esserci il via libera per l’accordo su i carburanti.

La reazione dei diplomatici europei di fronte alle continue tensioni fra Francia e Germania, con quest’ultima ostile al pieno riconoscimento dell’energia nucleare come fonte “green”, è stata nettamente negativa, con continue critiche nei confronti del governo di Macron: «La Francia è pazza. C’è molta rabbia contro Parigi da tutte le parti. Ci dissociamo dal pasticcio francese e ce ne laviamo le mani. Questa è la Direttiva sulle Energie Rinnovabili, non la Direttiva sull’Energia Nucleare: è la RED, non la NED. La RED è stata presa in ostaggio» hanno dichiarato diversi diplomatici in forma riservata alla testata giornalistica Politico.

La Francia ha intenzione di rilanciare a pieno regime la sua industria nucleare, con l’obiettivo di costruire 6 nuovi reattori e avere il primo operativo entro il 2035. Le ambizioni dei francesi hanno trovato consensi anche in altri Paesi europei, intenzionati a seguire l’esempio di Parigi, che ha tenuto un importante meeting con 16 nazioni europee favorevoli all’espansione dell’energia nucleare.

L’obiettivo è quello di portare entro il 2050 l’energia nucleare europea da 100 GW a 150 GW. Una decisione che ha suscitato le critiche di diverse Ong: «Ogni euro investito nel nuovo nucleare non sarà investito nella transizione energetica. Nessuno dei nuovi reattori annunciati dal governo francese sarà pronto, nella migliore delle ipotesi, prima di circa 15 anni, mentre il prossimo decennio sarà cruciale per portare l’Europa sulla giusta traiettoria climatica», ha affermato l’attivista di Greenpeace Pauline Boyer.

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