Bambini

Tra 300 anni elimineremo i matrimoni precoci (forse)

Secondo il nuovo rapporto Unicef, nell’ultimo decennio la percentuale è scesa dal 23% al 19%, ma non basta per porvi fine entro il 2030 come stabilito dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
Sposi e spose partecipano a una cerimonia nuziale di massa a Bhopal, capitale dello Stato indiano del Madhya Pradesh, il 22 aprile 2023.
Sposi e spose partecipano a una cerimonia nuziale di massa a Bhopal, capitale dello Stato indiano del Madhya Pradesh, il 22 aprile 2023. Credit: Str/Xinhua via ZUMA Press
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
6 maggio 2023 Aggiornato alle 20:00

Ogni anno 12 milioni di ragazze vengono date in sposa durante l’infanzia. La stima delle donne in vita che sono state vittime di matrimoni precoci è di 640 milioni in tutto il mondo. Un progresso, però, c’è stato: rispetto a 5 anni fa, quando la percentuale dei matrimoni precoci era del 21% dei totali, la cifra è scesa al 19%. Oggi 1 giovane donna su 5, di età compresa tra i 20 e i 24 anni, è stata sposata quand’era ancora una bambina, contro quasi 1 su 4 di 10 anni fa. Tuttavia, non è abbastanza: l’Unicef stima che, a questo ritmo, passeranno altri 300 anni prima che venga definitivamente eliminato il fenomeno.

Secondo l’ultimo rapporto dedicato ai matrimoni precoci dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, intitolato Is an End to Child Marriage within Reach? Latest trends and future prospects 2023 update (“La fine del matrimonio infantile è a portata di mano? Ultime tendenze e prospettive future aggiornate al 2023”) nonostante questi progressi, la riduzione globale dovrebbe essere 20 volte più rapida per raggiungere uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile adottati all’unanimità dall’Assemblea Generale Onu, quello di porre fine al fenomeno entro il 2030.

La nuova analisi spiega che le numerose crisi degli ultimi 10 anni, tra cui conflitti, shock climatici e la pandemia da Covid-19, minacciano di annullare i risultati faticosamente raggiunti. Le ragazze, secondo Catherine Russell, direttrice generale dell’Unicef, «dovrebbero essere studentesse, non spose». Eppure ragazze di 17 anni come Payal Prajapati, citata nel report, è stata data in sposa all’età di 9: come molte altre spose bambine del Rajasthan, in India, ha potuto aspettare di trasferirsi a casa del marito fino ai 18 anni, l’età legale per il matrimonio nel Paese.

L’Asia meridionale guida la riduzione del fenomeno a livello globale e, a questo ritmo, eliminerà il matrimonio infantile in circa 55 anni. Tuttavia, qui vive ancora il 45% delle spose bambine di tutto il mondo, e sebbene l’India abbia registrato progressi significativi negli ultimi decenni, rappresenta ancora un terzo del totale globale: la quota indiana, da sola, è pari alla somma di 10 Paesi, che insieme rappresentano un altro terzo. Si tratta di Bangladesh, Cina, Indonesia, Nigeria, Brasile, Pakistan, Etiopia, Messico, Iran ed Egitto. L’ultimo terzo è distribuito tra gli altri 192 Paesi del mondo.

Al secondo posto c’è l’Africa subsahariana, che ospita il 20% delle spose bambine di tutto il mondo. In questa regione serviranno ancora 200 anni per eliminare del tutto la pratica. “La rapida crescita demografica, insieme alle crisi in corso, sembra destinata ad aumentare il numero di spose bambine, in contrasto con il calo previsto nel resto del mondo”, spiega il rapporto. La piccola Enat, di soli 13 anni, racconta l’Unicef, “è stata costretta a lasciare la scuola e a sposare uno sconosciuto per aiutare la sua famiglia a far fronte alle difficoltà dovute alla siccità in Etiopia”. Qui, nella parte nord-orientale del Paese, l’undicenne Aicha è stata salvata da un matrimonio precoce: la siccità che ha colpito la regione, la scarsità d’acqua e la perdita dei mezzi di sussistenza sono una minaccia per il futuro delle ragazze.

Poi ci sono Asia orientale e Pacifico, con il 15% del totale, seguite da America Latina e Caraibi, in ritardo sulla tabella di marcia, che si avviano ad avere il secondo più alto livello regionale di matrimoni precoci entro il 2030. Medio Oriente e Nord Africa, Europa orientale e Asia centrale, dopo periodi di progressi costanti, hanno registrato una stagnazione.

Eliminare il fenomeno è possibile attraverso interventi di natura economica e raddoppiando gli sforzi per accelerare i progressi. I matrimoni precoci, infatti, sono più diffusi tra le famiglie povere: i casi di unione scongiurate (negli ultimi 25 anni sono stati 68 milioni) sono 3 volte più frequenti tra le ragazze delle famiglie più ricche rispetto a quelle che vivono in povertà.

Non riuscire a porvi fine significa destinare le bambine a un’infanzia priva di istruzione, in cui rischiano anche gravidanze precoci che a loro volta aumentano il pericolo di complicazioni per la salute infantile e materna e di mortalità. Le spose bambine, spesso, vengono anche isolate dalla famiglia e dagli amici, escluse dalla partecipazione alle loro comunità, con un pesante impatto sulla loro salute mentale e al loro benessere.

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