Ambiente

Emilia Romagna: piogge e crisi climatica devastano i territori

Dopo mesi di siccità, fiumi e terreni non hanno retto l’arrivo delle alluvioni. Una vittima, crolli di case e il pericolo frane che aumenta. Una tragedia che deve farci riflettere sulla necessità di cambiare rotta
Credit: Meteo Radar
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3 maggio 2023 Aggiornato alle 18:00

O troppo o troppo poco. O fortissimo o niente. La crisi del clima sta intensificando sempre di più i fenomeni meteo rendendo i nostri territori non solo più fragili, ma anche “impreparati” a cambi di scenario repentini, mettendo in difficoltà migliaia di vite e famiglie.

Sta accadendo anche in queste ore in parte del Nord del Paese, soprattutto in Emilia-Romagna. Dopo mesi di devastante siccità, in una Europa che secondo il servizio Copernicus Ems è per il 23% in condizioni di allarmanti crisi idrica (oggi soprattutto nella penisola iberica dove le temperature sono superiori ai trenta gradi), in alcune zone d’Italia come il Messinese, il Bolognese e il Ravennate e diverse province del Piemonte è tornata la pioggia, fortissima e incessante.

L’acqua, che in Emilia-Romagna a seconda delle aree è caduta copiosa per quasi due giorni di fila, è andata a interessare buona parte di un territorio reso secco da mesi di siccità, con suoli duri modificati nel tempo dalla crisi idrica.

Le conseguenze, con l’arrivo di una pioggia incessante soltanto a maggio, hanno portato a frane a ridosso di strade, case, scuole e soprattutto all’esondazione di numerosi fiumi. Rottura dell’argine del Sillaro a Conselice nel Ravennate, esondazione del Lamone e così via per diversi altri corsi d’acqua - come il Quaderna - che sono tracimati.

Circa 250 le persone evacuate per sicurezza in provincia di Ravenna, un centinaio nel territorio di Faenza e scuole chiuse in varie zone della Romagna, come Faenza, Castel Bolognese, Selva e San Martino di Molinella. Tutte aree dove i sindaci consigliano ai residenti di non muoversi in auto e di trasferirsi ai piani alti delle abitazioni.

Due soli giorni di pioggia intensa, dopo un inverno di siccità, hanno anche portato alla necessità di sospendere la circolazione ferroviaria per esempio fra Faenza e Forlì (linea Bologna-Rimini), Russi e Lugo (linea Bologna-Ravenna), Russi e Granarolo (linea Faenza-Ravenna) e fra Lavezzola e Mezzano (linea Ferrara-Ravenna) e mandare in tilt la stazione centrale di Bologna: con fiumi dal Montone al Santerno sempre più alti, la chiusura è stata inevitabile.

In certe zone, in provincia di Faenza, l’acqua dei fiumi ha allagato interi quartieri, sommerso strade e auto e costretto, come si vede nelle immagini girate dall’alto, alcuni cittadini a muoversi persino in sup.

Purtroppo, nei bilanci provvisori dell’impatto delle piogge, si conta già anche una prima vittima: un uomo di oltre 80 anni, mentre era in bici, è morto a Castel Bolognese (Ravenna) travolto dalle acque del Senio esondato, così come c’è preoccupazione per un disperso in zona Fontanelice (Bologna) dove è crollata una casa a causa di uno smottamento.

Le frane sono attualmente l’altro grande problema, favorite dal passaggio da una situazione secca a uno di forte pioggia e umidità nei terreni.

Diverse strade in Emilia Romagna sono state già chiuse, come la Statale della Futa, in Appennino, serrata a Loiano per frana. Anche a Predappio Alta una frana ha provocato la rottura della tubazione principale rendendo necessaria la chiusura delle forniture di gas.

Stesse condizioni in varie aree della provincia di Forlì-Cesena interessate da allagamenti e smottamenti, con le frane che impattano sia su case e strade sia sulle cruciali linee elettriche.

Solo nell’area di Forlì secondo i dati di Arpae da inizio maltempo sono caduti tra i 60 e i 200 e oltre millimetri di pioggia. Dopo le notizie delle prime vittime e delle evacuazioni, diversi esponenti politici del Paese hanno espresso solidarietà e commozione ricordando la “fragilità” della Penisola.

Questo evento, come gli altri passati, è stato affrontato solo in piena situazione emergenziale: fenomeni di questo tipo sono però destinati ad aumentare anche in futuro e l’unico modo per prepararci è investire su adattamento mitigazione e prevenzione.

Eppure in Italia, nonostante la nomina di un commissario per l’acqua, nonostante i tanti allarmi legati all’agricoltura e alla siccità, le politiche climatiche sono incentrate più sul gas e sul fossile che su altre forme di energia, un sistema ancora lontano dal combattere realmente le emissioni climalteranti che stanno modificando il clima del Pianeta in maniera quasi irreversibile.

Quando, anziché versare lacrime a ogni tragedia e raccontare gli effetti di piogge devastanti, la crisi climatica sarà davvero ai primi posti dell’agenda politica? Quando verrà trattata come una emergenza?

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