Ambiente

Rinnovabili e risparmio energetico hanno frenato il ritorno del fossile

Il nuovo rapporto Ember mostra che eolico e solare, nell’inverno passato, hanno permesso di generare più elettricità rispetto al fossile. Fondamentali anche temperature miti e impegno dei cittadini
Credit: Jaeyoon Jeong
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2 maggio 2023 Aggiornato alle 07:00

Nella primavera dello scorso anno, dopo che la Russia invase l’Ucraina, si cominciò a parlare seriamente delle preoccupazioni per un durissimo inverno europeo, energeticamente parlando.

Con la successiva chiusura delle forniture di gas russo al Vecchio Continente c’era il rischio sostanziale di non avere energia sufficiente per reggere le temperature invernali. Paesi come la Germania, che avevano già in previsione la chiusura delle centrali nucleari, decisero di posticipare lo stop ai reattori anche per questo motivo.

Nel frattempo però sono successe tre cose: uno che - anche a causa della crisi del clima - temperature più miti in tutta Europa hanno permesso minori consumi energetici, due che le famiglie hanno imparato e deciso di risparmiare sui consumi visti i costi in bolletta e tre che i Paesi Ue hanno finalmente utilizzato in buona parte energie rinnovabili.

Un nuovo report del think tank Ember ci dice infatti proprio questo: che tra ottobre 2022 e marzo 2023, le rinnovabili hanno generato più elettricità nell’Unione europea che i combustibili fossili. Una svolta davvero significativa.

La riduzione della domanda energetica del 7% ha infatti permesso di calare con la generazione di energia da fonti fossili di ben il 12% rispetto all’anno precedente. Di conseguenza, le energie rinnovabili come l’eolico e il solare hanno prodotto più energia dei combustibili fossili per la prima volta: 40% quelle pulite e 37% quelle da combustibili fossili.

Si tratta, per l’inverno, di un primato. L’energia a carbone è diminuita dell’11% e il gas del 13%, nonostante i timori legati alla Russia. Inoltre, tra i 18 Paesi dell’Ue che utilizzano ancora l’energia a carbone, 15 hanno ridotto la loro produzione.

Per esempio Polonia e Germania, i maggiori utilizzatori di questo combustibile fossile, hanno contribuito per il 70% alla riduzione e da Varsavia fanno sapere che il carbone ha raggiunto un nuovo minimo nel loro mix energetico.

Bene anche il Portogallo che ha puntato sulle rinnovabili dopo la chiusura di diversi impianti a carbone. Non solo, secondo Ember se la Francia non avesse avuto problemi con la rete del nucleare (ci furono diverse interruzioni) probabilmente la produzione generale di carbone e gas sarebbe ulteriormente diminuita. Risultati incoraggianti che però non devono far abbassare la guardia sulla necessità di spingere ulteriormente sulle rinnovabili.

“L’Ue ha superato quei mesi difficili, ma non può fare affidamento su tagli alla domanda e clima mite per gli anni futuri”, ricordano da Ember in una nota. Bisogna dunque puntare sulla decarbonizzazione e l’ampliamento delle energie pulite, per avere successo anche in futuro. In media la domanda è diminuita del 6,2% tra novembre e marzo, risparmiando energia elettrica per 12 miliardi di euro, ma le condizioni dello scorso inverno non è detto che si ripeteranno.

Il report ricorda anche “quasi tutti gli Stati membri dell’Ue hanno ridotto la domanda di elettricità durante l’inverno, anche se solo la Romania, la Slovacchia e la Grecia hanno raggiunto l’obiettivo di riduzione volontaria del 10% fissato dalla legislazione di emergenza dell’Ue tra novembre e marzo”. Solo un Paese, l’Irlanda, ha registrato in media un aumento della domanda energetica durante le ore di punta.

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