Ambiente

California, aspirare la CO2 si può!


Un team di ingegneri dell’Ucla Samueli School of Engineering sta sperimentando SeaChange, una tecnologia per rimuovere l’anidride carbonica dagli oceani e rallentare la crisi climatica
Credit: AP Photo/Ashley Landis
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29 aprile 2023 Aggiornato alle 21:00

Gli oceani hanno un ruolo fondamentale nel contenimento della crisi climatica-ambientale, avendo assorbito circa il 25/30% di tutte le emissioni di gas alteranti dall’alba della Rivoluzione industriale e avendo catturato il 90% del calore in eccesso derivante dalle emissioni. Questo enorme ed efficace serbatoio di carbonio ha funzionato come importante cuscinetto protettivo grazie alle eccellenti proprietà delle acque marine, che possono immagazzinare circa 150 volte più CO2 per unità di volume rispetto all’aria.

Ma questo continuo processo ha comportato notevoli danni all’ecosistema marino, con un rallentamento della capacità di assorbimento e un incremento dell’acidificazione degli oceani che potrebbe compromettere definitivamente la fauna marina, minacciando a sua volta l’esistenza di circa 3,3 miliardi di persone che dipendono a livello alimentare dai mari.

Di fronte a questa gravissima minaccia gli ingegneri della University of California Los Angeles hanno sviluppato e testato una nuova tecnologia, chiamata SeaChange, che ha lo scopo di rimuovere la CO2 dagli oceani per permettere alle acque marine di assorbire maggiormente i gas serra e quindi rallentare la crisi climatica.

L’esperimento scientifico è stato condotto su una chiatta di 30 metri, ancorata nel porto di Los Angeles negli Stati Uniti, che ospita un particolare laboratorio dove viene inviata una carica elettrica nell’acqua di mare che scorre attraverso i serbatoi sul fondo della chiatta. Questo processo comporta una serie di reazioni chimiche che intrappolano la CO2 in un minerale solido composto da carbonato di calcio, lo stesso elemento di cui sono fatte le conchiglie.

Successivamente, l’acqua viene restituita all’oceano e può tornare a estrarre più anidride carbonica dall’aria, mentre il carbonato di calcio si deposita sul fondo del mare. Questo esperimento necessita di circa 220 tonnellate di acqua che devono fluire attraverso i serbatoi e produce 35 kg di idrogeno.

I ricercatori della Ucla Samueli School of Engineering hanno costruito questo sistema dimostrativo in 2 anni e sono in corso dei piani operativi per creare un altro laboratorio a Singapore.

A seconda dei risultati ottenuti dalle sperimentazioni, verranno costruite in futuro strutture più grandi che a partire dal 2025 dovrebbero essere in grado di rimuovere migliaia di tonnellate di CO2 all’anno.

Secondo Aleck Wang, chimico della Woods Hole Oceanographic Institution, i progetti di ricerca sulla rimozione dell’anidride carbonica sono in forte espansione, anche se probabilmente non verrà usata un’unica soluzione: «Penso che abbiamo bisogno di tutti i metodi, almeno in parte, in modo da poter davvero raggiungere l’obiettivo, che è la rimozione di un’enorme quantità di carbonio».

Nonostante le promettenti aspettative generate dal progetto di Los Angeles, i risultati effettivi sono ancora molto lontani dalle quantità necessarie per controbilanciare le emissioni globali. Il team della Ucla stima che almeno 10 miliardi di tonnellate di carbonio dovranno essere rimosse ogni anno a partire dal 2050, e che in futuro saranno necessari almeno 1.800 siti industriali di grandi dimensioni per catturare il quantitativo di CO2 richiesto.

Inoltre, andranno verificati i possibili effetti collaterali di questi siti per l’ecosistema marino. Ma al di là degli ostacoli in corso d’opera, per Andres Clarens, professore della University of Virginia, gli oceani rappresentano un’opportunità: «L’oceano è una sorta di importante luogo non sfruttato ed è per questo che sono molto curioso di vedere se riescono a far funzionare il progetto».

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