Ambiente

Crisi climatica, El Niño: il 2023 potrebbe essere più caldo del 2016

Mentre l’Oscillazione Meridionale avanza, l’Imperial College London’s Grantham Institute prevede possibili temperature record, anche nel 2024. Intanto i ghiacciai si sciolgono
Credit: NOAA
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26 aprile 2023 Aggiornato alle 08:00

Le temperature globali potrebbero segnare nuovi record nei prossimi mesi a causa del ritorno del fenomeno climatico El Niño (Oscillazione Meridionale) che dovrebbe presentarsi nella seconda parte dell’anno. Ciclicamente, con un intervallo variabile fra i 3 e i 7 anni, l’evento climatico provoca un forte aumento delle temperature delle acque dell’Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale, per poi dispiegare i suoi effetti su scala planetaria con un incremento notevole dei fenomeni estremi.

Secondo le ultime previsioni dei modelli climatici, El Niño dovrebbe porre fine al fenomeno opposto, conosciuto come La Niña, che per circa 3 anni ha aiutato a raffreddare leggermente le temperature del Pianeta, nonostante il peggioramento della crisi climatica. A causa del suo ritorno, le estati del 2023 e del 2024 potrebbero sperimentare temperature mai viste prima.

«Se El Niño si dispiega, ci sono buone possibilità che il 2023 sarà ancora più caldo del 2016, considerando che il mondo ha continuato a riscaldarsi mentre gli esseri umani continuano a bruciare combustibili fossili» ha affermato il professore Friederike Otto, dell’Imperial College London’s Grantham Institute.

Un’affermazione condivisa da Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service dell’Unione Europea: «El Niño è normalmente associato a temperature da record a livello globale. Se ciò accadrà nel 2023 o nel 2024 non è ancora noto, ma è, credo, più probabile che no ».

Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) c’è il 62% di possibilità che questo fenomeno inizi fra maggio e luglio 2023, con una durata compresa fra 9 mesi e 1 anno, anche se alcuni El Niño sono durati anche 3 o 4 anni. Il ritorno di questo particolare evento climatico dovrebbe comportare nel continente europeo inverni più freddi e secchi al Nord, rispetto a quelli più umidi del Sud.

Negli Stati Uniti ci sarà probabilmente un clima più secco e più caldo nelle aree settentrionali, mentre forti piogge e inondazioni investiranno la parte sud-est. Anche l’Indonesia e l’Australia sperimenteranno un clima più caldo e arido con il rischio di rivedere i grandi incendi degli ultimi anni. Infine, aumenteranno gli uragani nel Pacifico, che metteranno a rischio gli insediamenti in numerose isole. Il mondo dovrà fronteggiare complessivamente ondate di caldo più intense, con stagioni estive prolungate ed eventi estremi più pericolosi e potenti.

Con l’estendersi del fenomeno climatico in tutto il Pianeta, la temperatura globale potrebbe aumentare di circa 0,2 gradi, con il rischio di superare momentaneamente nei prossimi 5 anni il famoso limite di 1,5 gradi stabilito nel 2015 con l’Accordo di Parigi. Prevediamo che sarà un evento da moderato a forte, oltre 1,5 gradi Celsius», ha affermato Josef Ludescher, ricercatore del Potsdam Institute for Climate Impact Research.

L’intreccio fra El Niño e crisi climatica-ambientale potrebbe avere delle conseguenze drammatiche per i ghiacciai europei, che negli ultimi 2 anni hanno perso una quantità record di neve e ghiaccio a causa di scarse nevicate e temperature elevate, secondo le rilevazioni della World Meteorological Organization.

Nessun accumulo di neve è sopravvissuto alle temperature della stagione estiva in alcuni delle vette più alte delle Alpi, segnando nuovi record negativi da quando sono iniziate le registrazioni. Nel 2022 i ghiacciai svizzeri hanno perso circa il 6% del loro volume e dal 2001 si sono ridotti di un terzo.

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