Ambiente

Vernice ecologica e… piccole grandi idee per il Pianeta

Non solo raccolta differenziata e prodotti biodegradabili. Se vuoi prenderti cura della Terra in modo geniale e green, ecco la rubrica che fa per te
Credit: Hush Naidoo Jade Photography.
Tempo di lettura 4 min lettura
24 aprile 2023 Aggiornato alle 19:00

Tra gli slogan più ricorrenti delle manifestazioni per il cambiamento climatico e contro l’inquinamento ambientale, ricordiamo tuttə il famoso “There is no planet B”. Già, non esiste un pianeta B, ma un piano B c’è. Anzi, più di uno.

Ogni giorno c’è qualcunə che ne sa una più del diavolo e lancia idee geniali e invenzioni eccezionali ed ecosostenibili. Come? Dando una nuova vita a oggetti quotidiani che regolarmente gettiamo senza riflettere sulle possibilità di riutilizzo o ingegnandosi per trasformare il banale in straordinario.

Se ti sei chiestə almeno una volta cosa puoi fare per salvare il Pianeta (ma le risposte che hai trovato erano sempre le solite e banali raccomandazioni che segui già da una vita) allora questa è la rubrica che fa per te. Abbiamo raccolto le migliori invenzioni che possono aiutare la Terra che abitiamo. Tu sei dei nostri?

La vernice che non inquina

Il gruppo di ricerca guidato dal fisico esperto di fotonica, Debashis Chanda, della University of central Florida, ha messo a punto una vernice ecologica, sostenibile e senza pigmenti…ispirata alle farfalle!

Si tratta di una vernice 300 volte più leggera di quelle tradizionali, che sfrutta il fenomeno quantistico della risonanza plasmonica per produrre colore. Per creare una vernice colorata, solitamente viene generata in modo artificiale una grande molecola: un lavoro che richiede molto tempo e ha sull’ambiente un impatto per nulla banale.

La nuova vernice ecologica, invece, utilizza la disposizione strutturale microscopica di materiali incolori per creare colori. Per intenderci: partendo dal presupposto che ogni colore corrisponde a una lunghezza d’onda, mentre i coloranti dei pigmenti controllano l’assorbimento della luce in base alle proprietà elettroniche del materiale del pigmento e, quindi, ogni colore necessita di una nuova molecola, i coloranti strutturali (quelli della nuova vernice sostenibile) controllano il modo in cui la luce viene riflessa, diffusa o assorbita basandosi esclusivamente sulla superficie da colorare: l‘interazione della luce con la superficie e con gli angoli che esistono a livello microscopico nel materiale riesce a produrre tonalità diverse.

I colori prodotti con questa nuova vernice non si degradano (possono quindi durare secoli), sono meno inquinanti, isolanti e leggerissimi. Basti pensare che per verniciare un Boeing 747 basterebbero 1,3 kg della nuova ’‘vernice’’, contro gli oltre 400 kg della versione tradizionale.

P-Kube

P-Kube è un dispositivo nato da un progetto di Rithema in grado di convertire 3 fonti energetiche naturali (solare, eolica e termica) in energia elettrica. Oltre ai pannelli fotovoltaici e alla mini pala eolica ad asse verticale, P-Kube contiene un generatore a vapore: in questo modo, in assenza di vento e della luce solare, si può far evaporare l’acqua presente all’interno del boiler per avviare la produzione e l’accumulo di energia.

P-Kube è stato sviluppato per essere utilizzato in posti in cui non è presente la rete elettrica e si necessiti, per esempio, di ricaricare un dispositivo usb o alimentare un carico qualsiasi. Lo strumento, infatti, prevede tre uscite (5 volt, 12 volt, 220 volt) che possono essere utilizzate anche contemporaneamente. Si tratta di una tecnologia compatta, pratica e innovativa, con una struttura in alluminio, che rende P-Kube leggero e trasportabile ovunque senza fatica.

Earth Tatva

Si tratta di una startup nata da un’idea di Shashank Nimkar, arrivata dopo un viaggio a Khurja (India) organizzato dalla sua università per visitare un importante centro di produzione di ceramica.

In quell’occasione, Nimkar vide cumuli di pezzi di ceramica scartati dalle industrie sul ciglio della strada e pensò che fosse necessario fare qualcosa. Così è nata Earth Tatva, l’azienda che utilizza gli scarti provenienti dalle industrie per creare nuovi prodotti in ceramica, più resistenti del 35% e 100% riciclabili.

Una volta reperiti gli scarti industriali di ceramica, la startup polverizza il materiale, producendo quello che in gergo si chiama grog, e lo unisce a una percentuale bassissima di argilla vergine, che funge da legante naturale e aiuta a dare forma al grog.

A questo punto, utilizzando un metodo di colata chiamato slip casting, è possibile modellare il materiale in qualsiasi forma e dimensione per poi lasciarlo vetrificare (un passaggio che richiede un consumo energetico inferiore a quello della ceramica non riciclata poiché richiede temperature più basse).

Grazie alla sua attività, la startup punta a ridurre del 60% l’estrazione di risorse naturali e supportare l’obiettivo 12 del Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, relativo al consumo e produzione responsabile.

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