Diritti

Ue: l’Italia è stata condannata per la sua “retorica anti-Lgbt”

Nella risoluzione con cui il Parlamento europeo ha condannato il Ddl approvato in Uganda contro l’omosessualità, lo Stivale è stato accostato alle politiche discriminatorie di Varsavia e Budapest
Credit: EPA/JULIEN WARNAND
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
21 aprile 2023 Aggiornato alle 15:00

Gli eurodeputati sono preoccupati per “gli attuali movimenti globali anti-diritti, anti-genere, e anti-Lgbtiq, che sono alimentati da alcuni leader politici e religiosi in tutto il mondo, anche all’interno dell’Ue”.

Ieri a Strasburgo il Parlamento europeo ha condannato fermamente una delle leggi contro le persone omosessuali più dure al mondo, quella approvata quasi all’unanimità dal parlamento ugandese a fine marzo. Nel farlo, ha sottolineato che anche “alcuni influenti leader politici e governi dell’Ue, come in Ungheria, Polonia e Italia”, sono responsabili della diffusione di “una retorica per cui le persone Lgbtiq sono un’ideologia piuttosto che esseri umani”.

Secondo il Parlamento, i movimenti globali “ostacolano drammaticamente gli sforzi per raggiungere la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender”. L’emendamento, che era stato presentato dai Verdi, è passato con 282 voti favorevoli, 235 contrari e 10 astenuti. Oltre ai Verdi, è stato appoggiato dal Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, dalla Sinistra e da Reniew Europe. La modifica è stata aggiunta alla risoluzione sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender, in risposta alla nuova adozione legislazione contro l’omosessualità in Uganda.

Secondo gli eurodeputati, il disegno di legge in Uganda, che propone la pena di morte, l’ergastolo o fino a 20 anni di carcere per i reati di “omosessualità” o la sua “promozione”, viola la Costituzione del Paese, gli obblighi dell’Uganda nei confronti della Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, e il diritto internazionale. Inoltre, la norma potrebbe avere un impatto drammatico nella regione africana, “data la crescente tendenza alla criminalizzazione delle persone Lgbtiq in alcune parti dell’Africa, come Ghana, Niger e Kenya”.

La risoluzione, che “deplora il contributo del presidente Museveni all’odiosa retorica sulle persone Lgbtiq” ed è stata approvata con 416 voti a favore, 62 contrari 36 astenuti, potrebbe mettere in pericolo le relazioni Ue-Uganda “qualora il presidente firmasse il disegno di legge”. Tuttavia, in quanto risoluzione, non è vincolante. Ma lancia un segnale chiaro all’Italia: la retorica anti-Lgbt non piace all’Europa. Il Belpaese è stato accostato alla Polonia, dove tre anni fa più di 100 comuni si sono dichiarati “zone prive di Lgbt”, e all’Ungheria, che di recente ha approvato un disegno di legge che consente ai cittadini di denunciare in modo anonimo alle autorità le coppie dello stesso sesso che hanno figli.

La norma prende di mira chi contesta il “ruolo costituzionalmente riconosciuto del matrimonio e della famiglia” e i diritti dei bambini “a un’identità adeguata al loro sesso alla nascita”. I Governi del primo ministro Viktor Orbán hanno fortemente limitato i diritti della comunità Lgbtq del Paese, vietando l’adozione per le coppie dello stesso sesso. Per questo e altri motivi, alla fine dello scorso anno, l’Ue ha bloccato quasi 22 miliardi di euro di fondi destinati all’Ungheria fino a quando Budapest non rispetterà la Carta dei diritti fondamentali dell’Europa.

In un intervento di fronte alla platea del Parlamento europeo, mercoledì 19 aprile il primo ministro del Lussemburgo Xavier Bettel ha condannato la legislazione anti-Lgbt introdotta da Orbán. In particolare, ha fatto riferimento al Child Protection Act, che vieta o limita fortemente la condivisione di contenuti sull’omosessualità o sulla transizione di genere nei programmi di educazione sessuale nelle scuole, ma anche in film, pubblicità e altri media rivolti a persone di età inferiore ai 18 anni.

«Se c’è qualcuno in questo Parlamento che pensa che si diventa omosessuali guardando la Tv, se c’è qualcuno che pensa che si diventa omosessuali ascoltando una canzone, allora dimostra di non aver capito niente», ha detto Bettel, che è uno dei 2 leader apertamente gay di un Paese Ue, insieme all’irlandese Leo Varadkar.

Ma, nonostante le crescenti critiche e il caso pendente della Corte di giustizia europea, intentato dalla Commissione Ue e sostenuta da 15 Stati membri, Budapest intende mantenere la sua posizione e le sue controverse norme. L’Italia imiterà Orbán?

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