Diritti

Ungheria e Polonia: la violazione dei diritti costa

La Commissione Europea sta trattenendo 138 miliardi di euro di fondi – provenienti sia dal bilancio ordinario che da Next Generation Eu – per il mancato rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue
Il primo ministro ungherese Viktor Orban e il premier polacco Mateusz Morawiecki
Il primo ministro ungherese Viktor Orban e il premier polacco Mateusz Morawiecki Credit: EPA/Andrzej Lange
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10 febbraio 2023 Aggiornato alle 20:00

Questa settimana, la Corte Costituzionale ungherese ha rigettato l’appello di una persona trans a cui era stato negato il riconoscimento del cambio di genere nonostante avesse iniziato il processo legale prima dell’approvazione della legge che lo vieta. Nel Paese di Orban, infatti, dal 29 marzo 2020 non è possibile per le persone transgender o intersessuali cambiare legalmente il proprio genere, esponendole al rischio di molestie, discriminazione e violenza. Nel 2021, la Corte Costituzionale ha stabilito che il divieto non si applica retroattivamente, ma con la sentenza dell’8 gennaio smentisce se stessa.

Questo, però, non è che l’ultimo atto di un progressivo attacco ai diritti dei cittadini Lgbtq+, che stanno costando all’Ungheria non solo la riprovazione di molti Paesi, ma – assieme ad altre violazioni della Carta dei diritti fondamentali su cui si basa l’Unione – anche i fondi europei. Lo stesso sta accadendo nella vicina Polonia.

A causa delle violazioni dello stato di diritto, infatti, la Commissione Europea sta trattenendo 138 miliardi di euro dei fondi che sarebbero destinati a Polonia e Ungheria. A essere coinvolti sono sia i pagamenti provenienti dal bilancio ordinario che dal fondo Next Generation Eu. In totale, sono sospesi circa 27,8 miliardi di euro per l’Ungheria e 110,8 miliardi per la Polonia. Queste cifre equivalgono, rispettivamente, al 68% dei fondi che dovrebbero essere versati dall’Unione Europea all’Ungheria e al 77% per la Polonia.

Il Recovery and Resilience Plan di Orbàn è stato già approvato dalla Commissione e dal Consiglio europeo, tuttavia le tappe necessarie per la distribuzione non sono state ancora raggiunte. Fino ad allora non verranno erogati 5,8 miliardi di euro. Il regolamento sulle disposizioni comuni (Rdc), infatti, vincola la spesa proveniente da 8 fondi dell’UE (un terzo del bilancio totale) al rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’UE.

22 miliardi di euro sono stati congelati perché la Commissione ha concluso che l’Ungheria non soddisfa questa condizione: tra le ragioni vi sono la mancanza di indipendenza della magistratura, la cosiddetta “legge sulla tutela dei minori”, i “gravi rischi” per la libertà accademica e il mancato rispetto del diritto d’asilo per i rifugiati.

A causa del Meccanismo per lo Stato di diritto, alla fine del 2022 sono stati congelati circa 6,3 miliardi di euro del bilancio ordinario dell’Ue destinati all’Ungheria. Per sbloccare questi fondi, il governo ungherese dovrà raggiungere un totale di 19 traguardi. Il pacchetto di riforme era stato negoziato con la Commissione Ue, ma l’attuazione è stata insufficiente. Questi 6,3 miliardi di euro fanno parte dei 22 miliardi sospesi ai sensi del Rdc.

Anche il Pnrr polacco era stato approvato a metà del 2022, ma gli obiettivi fissati per lo sblocco dei fondi non sono stati finora raggiunti. I principali ostacoli sono legati alle controverse riforme giudiziarie polacche.

Sono in corso trattative tra la Commissione europea e il Governo polacco per verificare se le ultime modifiche legislative nel settore della giustizia siano in linea con i parametri previsti dalle Istituzioni europee.

Al momento, però,a causa di questa impasse, 35,4 miliardi di euro provenienti dai fondi Next Generation Eu non sono ancora stati erogati. Altri 75 miliardi non sono arrivati perché, secondo la Commissione Ue, la Polonia non può garantire che i fondi europei saranno spesi in conformità con la Carta dei diritti fondamentali. Secondo Daniel Freund – deputato tedesco del Parlamento Europeo nel gruppo dei Verdi e membro del Comitato sul controllo del budget – si può presumere che si tratti principalmente della violazione dei diritti delle persone Lgbtq+ e della mancanza di indipendenza della magistratura. Nonostante le numerose richieste del Parlamento europeo, non è mai stato attivato il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto contro la Polonia.

Il governo polacco non ha mai attuato la sentenza della Corte di giustizia europea sulla controversa camera disciplinare della magistratura. Di conseguenza, nell’ottobre 2022 la Corte di giustizia ha imposto multe per 1 milione di euro al giorno, che il Governo polacco si rifiuta di pagare. Queste somme vengono detratte dai fondi di Bruxelles previsti per lo Stato polacco: a oggi, ammontano complessivamente a 460 milioni di euro e, a differenza degli altri fondi menzionati in precedenza, sono stati persi irrevocabilmente.

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