Economia

Pnrr: andiamo verso una revisione?

Dopo la Germania, anche l’Italia pensa a una possibile modifica a causa dell’inflazione. In attesa della Relazione Semestrale, come sono andati i piani del 2022? Come saranno quelli del 2023?
Credit: Pablo Heimplatz/unsplash
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25 gennaio 2023 Aggiornato alle 08:00

La Commissione Ue ha recentemente accolto la richiesta di revisione del Pnrr da parte di Berlino - presentata il 9 dicembre - che riguardava la modifica parziale di 2 misure contenute all’interno del piano. La prima, relativa al programma di accelerazione di ricerca e sviluppo dei vaccini Covid-19, che non è stato possibile mettere in atto a causa della mancata presentazione della richiesta all’Ema - European Medicines Agency di 2 dei 3 partecipanti al progetto, provocando così un deflusso totale dei fondi destinati al progetto stesso e rendendo di fatto impossibile la realizzazione. La seconda, invece, sul rinvio della data di completamento di 1 delle 7 iniziative dedicate alla digitalizzazione del sistema ferroviario per i primi 3 mesi del 2023.

La concessione di modifica del Pnrr per ognuno dei Paesi richiedenti però, sottolinea Bruxelles, è prevista solo in casi straordinari, come a esempio “circostanze oggettive che rendono non più raggiungibili tappe o obiettivi specifici”.

Dopo la comunicazione, anche l’Italia riflette riguardo la possibilità di una revisione del Pnrr, a causa delle preoccupanti conseguenze che l’inflazione ha sulla riuscita dei progetti. L’obiettivo: estendere le tempistiche prestabilite oppure bloccare l’esecuzione delle opere che sforerebbero il limite.

In vista dell’approvazione della Relazione Semestrale sull’avanzamento dei lavori, il Ministro degli Affari Europei e del Pnrr, Raffaele Fitto, ha già incontrato 3 Commissari europei – Ferreira, Breton e Vestager – oltre le strutture della Commissione Ue, al fine di valutare lo stato di salute del Piano e di delineare la strategia da seguire.

Il dubbio se procedere rimane, anche perché, nonostante l’inflazione, il 2022 è stato un anno d’oro per il Ministero delle Infrastrutture, che vanta il raggiungimento di tutti gli obiettivi prefissati. Secondo quanto dichiarato dall’Osservatorio Cresme, infatti, sono stati rilevati 24.769 bandi per un totale di 83,1 miliardi di euro, +116% rispetto all’anno precedente (38,4 miliardi).

Questa crescita è dovuta principalmente al decreto riguardo le opere indifferibili, ovvero la distribuzione di 8 miliardi di euro per le compensazioni degli extra costi maturati nel 2022: 5 miliardi di questo fondo sono stati destinati alle opere del Pnrr, 680 milioni alle opere commissariate e 454 milioni alle opere del Pnc (Piano Nazionale Complementare). Considerato che gli extra costi sono in media del 30/35% e che le risorse sono finalizzate a coprire solo questi stessi, ecco spiegato perché il dato sia così elevato.

Inoltre, ruolo principale è stato ricoperto anche dalle ferrovie e dalla rete ferroviaria italiana, che ha registrato un totale di 18,4 miliardi di euro, con un incremento pari al +137%. Altra protagonista è Anas che registra un incremento pari a + 94%, con un valore di 4.275 milioni di opere messe in gara ai quali vanno aggiunti 1.416 milioni delle società miste Anas.

Anche gli appalti territoriali raggiungono un valore pari a 35,4 miliardi, ai quali contribuiscono le opere messe in gara dai Comuni con 12,2 miliardi e dalle Province con 2,8 miliardi, le regioni con 1,45 miliardi, il settore sanitario con 1,85 miliardi, i gestori di reti e servizi pubblici locali con 7,86 miliardi e altri enti territoriali che contribuiscono con 9,1 miliardi.

Per quanto riguarda il contesto regionale si rileva un lieve ribasso per il Centro e una crescita al Sud: quest’ultimo, infatti, incassa 17,9 miliardi, seguito dal Nord-Ovest e dal Centro con 14,7 miliardi, le Isole con 13,9 miliardi e il Nord-Est con 13,6 miliardi.

Dopo un anno di risultati positivi, il 2023 si apre con 200 cantieri avviati e 130 progetti a iter concluso in attesa dell’inizio dei lavori, che riguardano principalmente treni regionali e intercity al Sud e progetti green, come investimenti in piste ciclabili.

Tema su cui si sta discutendo è la possibilità di retrocedere sui progetti riguardanti le colonnine di rifornimento dell’idrogeno stradale per destinare le risorse alla rete idrica nazionale o al trasporto ferroviario. Il dilemma è dovuto principalmente all’aumento dei prezzi delle forniture. Proprio per questo, il Mef ha introdotto il fondo Opere indifferibili per le sole lavorazioni: in questo modo, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti può contare sui fondi del Pnrr per un totale di 40 miliardi e sui 21 miliardi del Pnc.

Anche il settore logistico sarà protagonista nel 2023; le previsioni offerte da Mercitalia Logistics prevedono un aumento dell’8,3% della quota merci, contro un incremento del +4% rispetto all’anno precedente. Si prevedono, conseguentemente, importanti investimenti anche per la Rete Ferroviaria Italiana, finalizzati all’adeguamento prestazionale agli standard europei - permettendo così di far viaggiare sui binari carri merci da 750m, contro i 550m ordinari - e nel trasporto marittimo, per il quale si attende un aumento del dell’1,5% del commercio nel 2023.

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