Culture

Cheap: i volti femminili della Resistenza a Bologna

In occasione del 25 aprile, il progetto indipendente che promuove la street art come strumento di rigenerazione urbana celebra la lotta partigiana delle donne
Credit: Cheap    
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
25 aprile 2023 Aggiornato alle 15:00

Su queste strade se vorrai tornare

ai nostri posti ci ritroverai

morti e vivi collo stesso impegno

popolo serrato intorno al monumento

che si chiama

ora e sempre

Resistenza

Con questi versi, nel 1952, il partigiano e politico italiano Piero Calamandrei si rivolse al generale nazista Albert Kesselring, che dal 1943 al 1945 era stato a capo delle forze di occupazione tedesche in Italia, poi aveva subito una condanna a morte per crimini di guerra e, infine, era stato graziato. Al suo ritorno a casa, dichiarò che gli italiani avrebbero dovuto essere grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione e dedicargli un monumento. Lo fecero: Calamandrei, padre costituente della Repubblica, fece incidere un’epigrafe (di cui riportiamo solo la parte finale) che sorge nell’atrio del municipio di Cuneo, in Piemonte. Altri Comuni, successivamente, l’hanno replicata.

Il nuovo progetto di Cheap - Street Poster Art Festival, realtà indipendente che promuove la street art come strumento di rigenerazione urbana e indagine del territorio, riprende, in parte, quelle parole. Per le strade di Bologna e dell’Appennino, per celebrare la Festa della Liberazione il 25 Aprile, sono stati installati dei poster che ritraggono 5 donne della Resistenza. I loro volti, rielaborati con colori brillanti e decisi che rimandano alla Pop art, sono accompagnati da alcuni versi di Calamandrei.

Sopra i ricci rosso vivo di Anna Maria Musolesi, che “era una casalinga” ed è stata “riconosciuta partigiana con il grado di capitanə”, scrive Cheap, appare la scritta “Resistenza”. “Era parte della Brigata partigiana Stella Rossa, che dal novembre del 1943 combatté contro le forze nazi-fasciste nei territori compresi tra i comuni di Marzabotto, Monzuno, Grizzana Morandi e comuni limitrofi”.

Tra gli altri volti femminili della lotta partigiana che popolano le vie porticate e non di Bologna dal 21 aprile (giorno della Liberazione della città), c’è quello di Olga Musolesi, che insieme ad Anna Maria e alle altre sorelle Bruna e Lucia faceva parte della Stella rossa. Fu infermiera e staffetta: manteneva i collegamenti con le altre brigate. I versi sopra il suo viso recitano: “Per dignità e non per odio”.

Poi c’è Tolomina Guazzaloca, nome di battaglia: Giuliana. Era un’operaia, venne licenziata per attività antifascista e divenne staffetta partigiana e poi addetta al trasporto di armi e munizioni. La sua scritta dice: “Ai nostri posti ci troverai”. Infine, “Ora e per sempre” si eleva sul volto di Giulia Manetti e di Lidia Massa: la prima fu tra le fila della resistenza toscana, la seconda, detta “Ada”, di quella bolognese.

Il progetto di Cheap nasce da una collaborazione con il Comune di Marzabotto e il rifugio Poggiolo Resistente, 2 delle molte anime all’interno del Comitato Regionale per le Onoranze dei Caduti di Marzabotto. Partner del progetto anche l’Istituto Storico Parri di Bologna, che ha fornito le foto originali delle schedine della Resistenza. Quest’anno, Cheap ha voluto celebrarla “anche da una prospettiva di genere per rendere visibile il contributo delle donne alla Resistenza, contributo che è stato spesso invisibilizzato ma che negli ultimi anni è riuscito a riemergere grazie agli sforzi storiografici e non di moltə”, spiegano.

L’iniziativa vuole celebrare la Liberazione dal Nazi-Fascismo “in un momento in cui è in atto una demolizione del dato storico e politico della Resistenza” e diventa sempre più importante “rilanciare le pratiche antifasciste, farlo partendo dal territorio e quindi celebrando le brigate partigiane e la Stella Rossa, ricordando gli eccidi che hanno colpito Monte Sole, Marzabotto, Grizzana Morandi, Monzuno” scrive Cheap.

Non è casuale la scelta dei versi di Calamandrei rivolti a Kesselring: il comandante dell’esercito tedesco, infatti, è stato giudicato responsabile di alcune delle stragi più sanguinose avvenute in questi territori. Una è quella di Marzabotto, nell’Appennino bolognese, dove tra l’estate e l’autunno del 1944 le truppe tedesche, ormai sconfitte, lasciarono dietro di sé una gigantesca scia di sangue, uccidendo circa 800 persone.

Kesselring, in qualità di generale delle truppe tedesche in Italia, “entra direttamente nella catena di comando che porta alla rappresaglia delle Fosse Ardeatine”, spiega il sito del Mausoleo delle Fosse Ardeatine. Dopo il suo intervento, infatti, venne dato l’ordine a Herbert Kappler di fucilare 10 italiani per ogni tedesco ucciso in via Rasella.

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