Città

Esistono città a misura di donna?

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, l’uguaglianza di genere dovrebbe passare anche dalla pianificazione delle aree urbane. Per renderle più sicure e funzionali
Credit: UNDP Bangladesh/ Fahad Kaizer
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
12 ottobre 2022 Aggiornato alle 09:00

Sulla carta le città offrono le stesse opportunità a donne e uomini, ma è davvero così? Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, che si concentra sulla lotta alla povertà, sullo sviluppo sostenibile e sulla prevenzione delle crisi, riflette sulla necessità di progettare e sviluppare città che pensino anche alle donne.

La gran parte delle città, spiega l’Undp, “sono costruite da uomini, per uomini, con poca o nessuna considerazione per i bisogni, le aspirazioni o la sicurezza di donne e ragazze”. Lo dimostrano i dati riportati nell’analisi dal titolo Designing cities that work for women - What urban life says about gender inequality (Progettare città che funzionino per le donne - Cosa ci dice la vita urbana sulle disuguaglianze di genere). Quando le donne guardano le città, si domanda l’Unpd, cosa vedono?

Prima di tutto, il pericolo. Secondo un rapporto commissionato dall’agenzia governativa Transport Infrastructure Ireland alla società internazionale di ingegneria Arup, il 55% della popolazione femminile in Irlanda non si sente al sicuro sui mezzi pubblici dopo il tramonto.

Nel Regno Unito, mostra una ricerca di UN Women, il 71% delle donne ha subito una qualche forma di molestia sessuale pubblica.

La percentuale sale al 97% tra le donne di età compresa tra i 18 e i 24 anni.

L’Osservatorio Europeo per il gender smart transport rivela che, in Giordania, il 47% delle donne intervistate ha rifiutato un’opportunità di lavoro a causa dell’accessibilità e della disponibilità dei trasporti pubblici e delle molestie sessuali pubbliche. Nella città di New York, invece, le donne spendono in media dai 26 ai 50 dollari in più al mese per i trasporti per motivi di sicurezza.

Un sondaggio condotto in Etiopia mostra che il 50,8% delle donne e delle ragazze ha subito violenza durante l’utilizzo dei mezzi pubblici. Tutti questi dati manifestano una sensazione comune sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo.

Guardando le città, le donne vedono anche un ambiente ingiusto: “Il pregiudizio di genere è letteralmente costruito negli spazi urbani”, spiega Undp. A meno che non si viva in una città come Barcellona, ​​che con i suoi superillas (isolati pensati per pedoni, biciclette e passeggini) è più inclusiva ed eterogenea, o come Vienna, con i suoi generosi posti a sedere pubblici e le strade intitolate a donne leader.

Il modo in cui le città sono progettate, costruite e mantenute influenza l’apprendimento, il lavoro, il tempo libero, la partecipazione politica e culturale delle donne.

Secondo l’analisi, quando un’area urbana non offre bagni pubblici, fasciatoi o luoghi per allattare, posti tranquilli in cui incontrare gli amici, marciapiedi e piste ciclabili abbastanza larghi da poter passare comodamente, allora “è probabile che le donne non abbiano voce in capitolo nel modo in cui la tua città è stata costruita o è amministrata”.

Secondo una ricerca del 2012 dell’organizzazione no-profit WaterAid, quasi 1/3 delle donne in tutto il mondo non ha accesso a un bagno sicuro, cosa che promuove la violenza e l’esclusione di genere, in particolare per quelle anziane e disabili. E non basta costruire lo stesso numero di bagni per uomini e donne: l’autrice di No Place To Go: How Public Toilets Fail Our Private Needs nel 2019 scriveva che “la semplice uguaglianza non è sufficiente nella fornitura di servizi igienici pubblici. Le donne li usano più a lungo e hanno più motivi per farlo”. Il tempo medio di attesa delle donne è 6 volte più lungo di quello degli uomini, secondo il Guardian.

Lo studio Designing Cities That Work For Women, firmato Arup, Undp e Università di Liverpool, si concentrerà su tutti questi aspetti, esaminando la vita cittadina contemporanea dal punto di vista di donne di età, etnie, orientamento sessuale e contesti socio-economici. “Che si tratti di piste ciclabili sicure o di promuovere l’inclusione di genere nel moderno design urbano”, spiega ancora Unpd, “Atene, Bogotà, Nairobi, Dakar e San Francisco hanno dimostrato che le città che abbracciano la leadership femminile vedono un maggiore sviluppo socioeconomico e sostenibile”.

Ma, a settembre 2022, solo in 28 Paesi le donne sono a capo di un governo o di uno Stato: al ritmo attuale, la parità di genere nelle posizioni di potere più alte non sarà raggiunta per altri 130 anni.

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