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Immigrazione: che cos’è la protezione speciale?

Durante una visita ad Addis Abeba, Giorgia Meloni ha spiegato che si tratta di una tutela ulteriore rispetto a ciò che accade nel resto d’Europa. Ma è davvero così?
Credit: ANSA/ETTORE FERRARI

Il nuovo obiettivo dell’esecutivo di Giorgia Meloni è eliminare la protezione speciale: «È una protezione ulteriore rispetto a quello che accade nel resto d’Europa e io credo che l’Italia non abbia ragione di discostarsi dalle normative europee di riferimento».

La presidente del Consiglio ne ha parlato il 15 aprile a margine di una visita alla scuola italiana Galileo Galilei di Addis Abeba, in occasione del suo viaggio in Etiopia per rilanciare la presenza dell’Italia nel Corno D’Africa. La questione è stata sollevata in vista dell’arrivo in commissione Affari costituzionali al Senato del cosiddetto decreto Cutro: da oggi, lunedì 17 aprile, si terranno le votazioni riguardo le quasi 350 proposte di modifica delle opposizioni, l’emendamento della maggioranza che limita ulteriormente i margini della protezione speciale e i 21 emendamenti della Lega.

Cosa significa “protezione speciale”?

In Italia il diritto di asilo è garantito dall’art.10 comma 3 della Costituzione, che recita: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. La protezione speciale è una delle 3 forme di protezione previste in Italia per una persona migrante quando viene accolta la sua richiesta d’asilo: le altre 2, che sono valide in tutti i Paesi membri dell’Unione europea, sono lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria.

Quali sono le differenze? Come spiega il Ministero dell’Interno, il “rifugiato” è un cittadino straniero che, “per il timore fondato di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinione politica, si trova fuori dal territorio del Paese di cui ha la cittadinanza e non può o, a causa di tale timore, non vuole avvalersi della protezione di tale Paese”. Questa categoria comprende anche gli apolidi, ovvero coloro che non possiedono la cittadinanza di nessuno Stato, e, per le stesse ragioni, non possono o non vogliono fare ritorno nel Paese in cui avevano in precedenza la “dimora abituale”.

La protezione sussidiaria è rivolta al “cittadino straniero che non possiede i requisiti per essere riconosciuto rifugiato ma nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel Paese di origine, o, nel caso di un apolide, se ritornasse nel Paese nel quale aveva precedentemente la dimora abituale, correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno”. Lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria sono “riconosciute all’esito dell’istruttoria effettuata dalle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale”.

Il permesso di soggiorno per protezione speciale è stato introdotto dalla legge 132/2018 e può essere riconosciuto a chi non ha ricevuto né lo status di rifugiato né la protezione sussidiaria da parte della Commissione Territoriale. Secondo l’articolo 19 del Testo Unico Immigrazione, ha la durata di 2 anni, è rinnovabile, e può essere rilasciato dal Questore nel caso in cui si verifichino una serie di condizioni. In particolare, nel momento in cui esistono “fondati motivi di ritenere che lo straniero, in caso di espulsione, rischi di essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani o degradanti o di violazioni sistematiche e gravi di diritti umani”.

Prima del decreto Cutro la legge prevedeva anche un riferimento alla “violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare”, ma questa dicitura è stata eliminata. Il permesso di soggiorno per protezione speciale, inoltre, “consente di svolgere attività lavorativa e può essere convertito in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro”.

Quante persone hanno beneficiato della protezione speciale in Italia?

La Lega ha definito il permesso di soggiorno per protezione speciale una sanatoria, un pull factor di immigrazione, alludendo al fatto che incentivi le persone migranti a recarsi in Italia. Ma è davvero così?

I dati europei dipingono una realtà ben diversa: secondo l’ultimo rapporto del Cir, il Consiglio italiano per i rifugiati, nel 2022 sono state presentate 77.195 richieste di protezione internazionale in Italia, “a fronte di 217.735 presentate in Germania, 137.505 in Francia e 116.140 in Spagna”. Si tratta del 35% di quelle avanzate in terra tedesca, del 56% di quelle inoltrate in Francia e il 66% di quelle richieste in Spagna. Questi dati mostrano che, nonostante la protezione speciale in Italia, i migranti puntano ad altri Paesi.

Delle 77.195 richieste di protezione internazionale, secondo Cir, le domande esaminate nel 2022 sono state 52.625: il 53% sono state negate, i riconoscimenti dello status di rifugiato sono stati il 12%, quelli della protezione sussidiaria il 13%. I beneficiari di protezione speciale sono stati il 21%: si tratta di 10.865 persone. In Germania ne sono state concesse 30.020, in Spagna 20.925.

È vero che negli altri Paesi d’Europa non esiste la protezione speciale?

La protezione speciale è prevista dalla legge italiana, a differenza dell’asilo politico introdotto dalla Convenzione di Ginevra del 1951 (firmata da 144 Stati) e della protezione sussidiaria valida in tutti i Paesi membri dell’Unione europea secondo una direttiva Ue.

Tuttavia, anche altri Paesi europei, così come l’Italia, prevedono un’altra possibilità oltre a queste 2 protezioni: si tratta di almeno 11 Paesi Ue, tra cui Germania, Spagna, Austria, Svezia, Olanda, Svizzera e Belgio, secondo l’Asylum Information Database. Questi Stati propongono un’alternativa a quelle persone straniere che non hanno i requisiti per ottenere lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria, ma potrebbero ottenere una sorta di protezione umanitaria prevista, anche in Italia, prima dei decreti sicurezza di Matteo Salvini e poi sostituita da Luciana Lamorgese con la protezione speciale.

Chi si è opposto alla proposta di eliminare la protezione speciale?

I presidenti di 5 regioni (Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia) non hanno firmato l’intesa per il nuovo commissario per l’emergenza migranti, l’ex prefetto Valerio Valenti. Significa che i suoi poteri e le sue decisioni non potranno essere esercitati su tutto il territorio italiano, ma dovranno essere concordati con il governatore e l’amministrazione interessati. Nelle altre regioni, questo passaggio non sarà più necessario.

Intanto, i Sindaci di 6 grandi città italiane (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Firenze) hanno criticato duramente le modifiche proposte dal Governo e dalla maggioranza al decreto Cutro: a rischio c’è il sistema di accoglienza, hanno avvertito.

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