Bambini

Perché i bambini scrivono “al contrario”?

Può capitare che i piccoli comincino a disegnare le lettere in modo speculare (o a specchio). Nulla di preoccupante, è solo una fase del processo di apprendimento: c’entra l’evoluzione…
Credit: Alyssa Stevenson
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 aprile 2023 Aggiornato alle 19:00

Chi non ha mai tentato a scuola, specialmente da piccolo, di scrivere a specchio? Il leggendario modo di impugnare la penna di Leonardo Da Vinci, da destra verso sinistra. Per i mancini può rivelarsi un sollievo rispetto agli scarabocchi disordinati prodotti nella classica scrittura da sinistra verso destra, con tanto di dorso della mano completamente sporco di inchiostro.

Ma, purtroppo per i mancini, non si tratta di un loro superpotere: è piuttosto il frutto di una complessa attività cerebrale che consente al corpo di adattarsi a un’attività come quella della scrittura, che non è naturale o innata, ma che viene appresa nel tempo.

Il caso più frequente di scrittura speculare si verifica in effetti durante l’infanzia. Basta aprire un quaderno di esercizi di ortografia di qualsiasi bambino per scovare singole lettere, parole o numeri scritti al contrario.

«Le inversioni speculari nella scrittura dei bambini sono una parte del tutto normale dello sviluppo. È una fase che si attraversa naturalmente quando si impara a scrivere - ha spiegato Robert McIntosh, professore di neuropsicologia sperimentale alla University of Edinburgh, alla Bbc - Non è quindi una prerogativa dei bimbi mancini rispetto ai destrorsi».

C’è una ragione evolutiva per cui si verificano queste inversioni. Il cervello umano si è sviluppato per consentirci di riconoscere un oggetto, qualsiasi oggetto, anche se riusciamo a scorgere solo la sua immagine speculare. Si tratta di un’abilità importante, grazie alla quale siamo in grado di riconoscere le cose, anche se le osserviamo da un’angolazione diversa.

«Il cervello è impostato per generalizzare allo specchio perché è efficiente», ha affermato McIntosh. Anche dal punto di vista evolutivo, è probabile che abbia giocato un ruolo. «Immagina che tua madre indichi un pericoloso predatore, un leone, e dica: “Stagli lontano, è un animale pericoloso”. Lo devi saper riconoscere quando lo vedi camminare nella direzione opposta».

Per quanto utile sia questa abilità, crea problemi quando impariamo a leggere e scrivere. Man mano, il nostro cervello capisce gradualmente che la generalizzazione dello specchio si applica agli oggetti in natura, ma non alle parole e alle lettere. All’interno di un’area del cervello, nota come area della forma visiva delle parole che usiamo per leggere e scrivere, il processo di generalizzazione dello specchio è, in un certo senso, “disattivato”.

Questo processo di soppressione selettiva della forma della scrittura aiuta a spiegare perché, da adulti, in genere non possiamo leggere le parole speculari, ma siamo in grado di riconoscere le immagini speculari di oggetti o animali. Fino a quando i bambini non sviluppano questa capacità, sono inclini a invertire le lettere. Tuttavia, non lo fanno in modo casuale: è probabile che invertano le lettere che non sono rivolte verso la “direzione” della scrittura.

Ad esempio, nell’alfabeto latino la maggior parte delle lettere è rivolta a destra, il che significa che hanno delle parti che sporgono a destra, “come piccoli segnali stradali” scrive la Bbc. Pensiamo alle lettere B, C, E, F, P, tutte orientate verso destra, frutto probabilmente dell’andamento della mano e dello sguardo mentre scriviamo. Ma ci sono anche alcune eccezioni, come la J, o il numero 3, che puntano nella direzione opposta.

Non è un caso, invece, che nell’alfabeto osco (antica scrittura italiana al contrario, da destra a sinistra) la E, la B e la K hanno la stessa forma del nostro alfabeto, ma risultano invertite, come se fossero ruotate, e seguono quindi la direzione della scrittura.

Tra i bambini, la scrittura speculare è un fenomeno accidentale ed è solo uno dei tanti stadi nel processo di apprendimento.

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