Futuro

Entro il 2030 saremo vaccinati contro il cancro?

Per Paul Burton, chief medical officer di Moderna, l’azienda farmaceutica sarà in grado di offrire i trattamenti per «tutti i tipi di aree patologiche». Grazie anche alla spinta del Covid sulla tecnologia mRna
Credit: Thirdman
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
12 aprile 2023 Aggiornato alle 19:00

«Un’enorme promessa». Quella che entro il 2030 avremo vaccini efficaci contro il cancro, le malattie cardiovascolari e autoimmuni e le malattie rare.

In un’intervista rilasciata a The Guardian, Paul Burton, chief medical officer di Moderna, afferma che l’azienda farmaceutica responsabile di uno dei principali vaccini contro il Coronavirus sarà in grado di offrire i trattamenti per «tutti i tipi di aree patologiche» nei prossimi cinque anni.

«Avremo quel vaccino e sarà altamente efficace e salverà molte centinaia di migliaia, se non milioni di vite – ha dichiarato Burton al quotidiano britannico – Penso che saremo in grado di offrire vaccini contro il cancro personalizzati contro diversi tipi di tumore a persone in tutto il mondo».

Insomma il Covid-19 un effetto positivo lo ha avuto: quello di accelerare il progresso della scienza farmacologica. «Abbiamo acquisito un decennio di conoscenze scientifiche in un solo anno», ha dichiarato al Guardian un portavoce di Pfizer.

A ricevere la spinta maggiore è stata la sperimentazione dei sieri a Rna messaggero (mRna), che a differenza della tecnologia a vettore virale non introduce nel corpo di chi si vaccina il virus, modificato in modo da risultare innocuo, ma consegna l’informazione genetica utile alla cellula per sintetizzare la proteina estranea che innesca la risposta immunitaria.

«Negli ultimi mesi abbiamo imparato che l’mRna non è utile solo per combattere le malattie infettive e il Covid – ha sottolineato Burton – Può essere applicato a tutti i tipi di aree patologiche: cancro, malattie infettive, malattie cardiovascolari, malattie autoimmuni, malattie rare».

«Penso che avremo terapie basate sull’mRna per malattie rare che prima non erano curabili – conclude Burton – e penso che tra 10 anni ci avvicineremo a un mondo in cui puoi veramente identificare la causa genetica di una malattia e, con relativa semplicità, modificarla e riparla utilizzando la tecnologia basata sull’mRna».

«Siamo probabilmente a una svolta, ci vorrà del tempo ma è fondamentale ribadire l’importanza della ricerca», ha commentato il ministro della Salute Orazio Schillaci.

Il 30 gennaio, un vaccino sperimentale a mRna messo a punto da Moderna per combattere il virus respiratorio sinciziale (Rsv) ha ottenuto il riconoscimento di terapia “rivoluzionaria” (Breakthrough Therapy Designation) dalla Food and Drug Administration, una certificazione destinata ad accelerarne lo sviluppo.

L’Rsv è un virus stagionale altamente contagioso. Colpisce in particolare neonati e adulti di età pari o superiore a 60 anni, e rappresenta una delle principali cause di infezioni del tratto respiratorio inferiore e polmonite.

Il mese successivo, la stessa designazione è andata a un vaccino a mRna sviluppato da Moderna in combinazione il farmaco Keytruda della società Merck & Co per il trattamento adiuvante di pazienti con melanoma ad alto rischio dopo resezione completa.

Per Stephen Hoge, presidente di Moderna, il trattamento «rappresenta potenzialmente una nuova frontiera nel trattamento del melanoma e di altri tumori», e la settimana scorsa ha ricevuto il riconoscimento del programma Prime (Priority Medicines Scheme) da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema).

Saverio Cinieri, presidente nazionale dell’Associazione italiana di oncologia medica, si augura che questa tecnica potrà essere applicata «anche in altre patologie oncologiche che rispondono a queste combinazioni di vaccino e immunoterapia».

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