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Il pesce d’aprile: credere alle bugie per fidarsi meglio

Oggi è il 1° aprile. In ogni parte del mondo, le persone si raccontano frottole e si fanno gli scherzi. Perché? Perché credere a una bugia un giorno fa bene alla fiducia il resto dell’anno
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1 aprile 2023 Aggiornato alle 08:00

Ciao, devo dirti una cosa importantissima. È stato molto bello farti compagnia ogni sabato per quasi un anno e mezzo ma purtroppo ogni cosa bella deve finire. Basta, sono stufa. Questo sarà il mio ultimo pezzo. Ciao.

Ma no, è uno scherzo! Pesce d’aprile! Ti pare che io sia stufa di raccontarti come gira strano il mondo?! Ti pare che voglia smettere di metterti le pulci nell’orecchio nella speranza di trasformarti in una bestiolina assetata di bellezza e giustizia?

Il pesce d’aprile è così. Un brividino, una risata e un sospirone di sollievo. Non si sa bene quali siano le origini degli scherzi del 1° aprile ma sono secoli che in tantissimi Paesi del mondo, all’inizio della primavera, la gente si diverte a far burlonate.

L’espressione “pesce d’aprile” esiste dal 1400, che è il secolo in cui Cristoforo Colombo è arrivato in America. Ma già nell’Antica Roma, proprio in questo periodo, si festeggiavano gli Hilaria con riti sacri e profani e gran scherzoni. Da hilaria, infatti, viene la parola “esilarante”, che è qualcosa che fa sbellicare dalle risate.

Insomma, sembrerebbe proprio che non ci sia miglior modo per festeggiare il ritorno alla vita delle piante, degli animali e delle persone che con una gran bella risata.

E qual è il miglior modo di prendere in giro una persona? (No, non è denigrarla o usare dei nomignoli. Quelle sono offese e non fanno ridere nessuno.) Il modo migliore per burlarsi della gente è farle credere a qualcosa che non esiste.

Nella storia, ci sono stati tanti esempi esilaranti – ricordi? - di scherzi del 1° aprile.

Più la persona che ti fa credere a una fandonia è seria e più lo scherzo funziona. Nel 1957, per esempio, la Bbc, che è una serissima rete televisiva inglese, diffuse un serissimo servizio sugli alberi degli spaghetti che crescevano sulle Alpi svizzere e sul loro raccolto a primavera. Sembra assurdo, ma all’epoca ci cascarono in tantissimi!

Nel 1986, il principale quotidiano di Parigi, che si chiama - guarda un po’ - Le Parisien, annunciò che la Torre Eiffel sarebbe stata smontata e rimontata a Eurodisney. Fu un colpo per la popolazione!

Nel 1998, negli Stati Uniti, Burger King, la famosissima catena di fastfood, fece stampare una pubblicità gigante sulle pagine del giornale Usa Today per lanciare la loro nuova invenzione: un hamburger per mancini. Stessi ingredienti ma ruotati di 180 gradi!

In Germania, nel 2021, la ditta di automobili Volkswagen ha annunciato che avrebbe cambiato nome per onorare il lancio della sua prima auto elettrica: d’ora in poi, si sarebbe chiamata Voltswagen.

Ogni volta, per qualche ora o qualche giorno, il pubblico ci ha creduto. Poi, puntualmente e amorevolmente, veniva rivelato lo scherzo e si poteva ridere. L’ingrediente per poter fare una cosa così è la fiducia. Io mi fido di te. Tu mi dici una bugia. Io ci credo perché mi fido di te. Tu mi dici che è una bugia e mi spieghi perché l’hai detta. Tu ridi, io rido, e continuo a fidarmi di te.

Negli ultimi anni, però, la fiducia nei media si è un po’ spezzata. Nessuno crede più a nessuno, tutti mettono in dubbio tutto.

Le fake news, cioè le notizie false, hanno cominciato a farsi strada, non solo il 1° aprile e raramente per far ridere la gente. Tutti mettono in dubbio tutto ma, stranamente, sono anche tutti più creduloni.

Adesso, poi, la tecnologia e l’intelligenza artificiale ci fanno credere a cose impossibili, tipo quella foto del papa imbacuccato in un piumino bianco gigante che ha fatto il giro di tutti i giornali settimana scorsa. Ci sono volute ore, giorni, per scoprire che quell’immagine era stata inventata da un’intelligenza artificiale.

È per questo che tanti adulti stanno chiedendo delle leggi e dei controlli per limitare l’uso delle intelligenze artificiali. Ché noi umani, anche quando facciamo gli scetticoni, abbiamo infinitamente bisogno di fiducia. Abbiamo bisogno di fidarci, di credere agli altri, alle storie che sentiamo. Ed è per questo che abbiamo bisogno del 1° aprile: per cascarci oggi ma avere fede nel mondo il resto dell’anno.

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