Ambiente

Ti spiego no “Bugie in etichetta”

Grazie alla coalizione sostenuta da Animal Equality, non sarà possibile certificare con l’etichetta “benessere animale” prodotti provenienti da animali allevati con standard minimi
Credit: Wolfgang hasselmann/Unspalsh
Tempo di lettura 4 min lettura
1 ottobre 2022 Aggiornato alle 06:30

Alcune settimane fa è stato approvato il nuovo decreto sul Sistema di qualità nazionale (Sqnba) per il benessere animale, da cui nascerà l’etichettatura nazionale e istituzionale su base volontaria. Questa etichettatura - come proposta inizialmente dai Ministeri della Salute e delle Politiche Agricole – poteva rappresentare un vero e proprio inganno per tutti i consumatori, ma grazie al lavoro della coalizione contro le #BugieInEtichetta abbiamo arginato questa minaccia.

La proposta portata avanti dai Ministeri delle Politiche Agricole e della Salute prevedeva infatti la possibilità di certificare con l’etichetta “benessere animale” anche prodotti provenienti da animali allevati con standard minimi, tipici delle forme di allevamento intensivo.

Noi di Animal Equality e tutta la coalizione contro le #BugieInEtichetta non abbiamo mai avuto intenzione di permettere che questa proposta diventasse realtà e nell’ultimo anno abbiamo lavorato instancabilmente con le istituzioni e con proteste digitali e su strada per fermare l’inganno.

Siamo riusciti a portare a casa un primo grande risultato: alcune prime modifiche positive alla proposta da cui nascerà l’etichettatura istituzionale su base volontaria. Questi primi risultati positivi sono stati possibili anche grazie al Ministro della Salute Roberto Speranza, che è intervenuto per ottenere modifiche migliorative al decreto che invece è stato fino alla fine difeso dal Ministro delle Politiche Agricole del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli.

Quali sono le modifiche che siamo riusciti a far apportare al sistema di etichettatura nazionale sul benessere animale?

Sin dall’inizio di questa battaglia noi e le altre associazioni della coalizione abbiamo chiesto più volte la revisione del decreto in alcuni punti essenziali, uno dei quali era l’introduzione di livelli diversificati in etichetta.

Nel decreto approvato si è stabilito che l’etichetta dovrà avere almeno due livelli progressivi, ma sarà necessario nei prossimi mesi interpretare chiaramente quali saranno questi livelli, che dovranno essere applicati a metodi di allevamento differenti (almeno due nell’allevamento al coperto e due in quello all’aperto), in modo da garantire trasparenza e chiarezza sull’etichetta. Si tratta solo di un primo passo, che dovrà essere seguito dalla definizione adeguata degli standard di benessere per le diverse specie.

Sarà inoltre essenziale prevedere meccanismi di controllo adeguati, al fine di intercettare e disincentivare in modo efficace possibili comportamenti illeciti, prevedendo la revoca definitiva per coloro che non rispettano i requisiti pur essendo certificati Sqnba.

C’è poi la questione delle gabbie: per impedire raggiri ai consumatori e dare una risposta a 1,4 milioni di cittadini che hanno chiesto di eliminare le gabbie negli allevamenti i nuovi rappresentanti del Governo dovranno far sapere subito ai cittadini se si impegneranno in una battaglia per un’etichettatura istituzionale che non dica bugie, a esempio nascondendo l’uso delle gabbie, elemento che invece, per garantire trasparenza, dovrà necessariamente essere presente in etichetta.

La coalizione contro le #BugieInEtichetta di cui siamo fieramente parte continuerà a seguire attentamente i lavori per assicurare che le bugie - per ora in parte arginate - non rientrino dalla finestra con l’approvazione di standard inadeguati che condannerebbero gli animali a ulteriori inutili sofferenze e rappresenterebbero un vero e proprio inganno per i consumatori.

Leggi anche
Circa 300 attivisti per i diritti degli animali, del gruppo Animal Equality, durante la protesta silenziosa presso la Porta di Brandeburgo, nel centro di Berlino (ottobre 2017)
Tutela animale
di Alice Trombetta 3 min lettura