Ambiente

Perché non proviamo la carne di mammut?

Mentre in Italia mettiamo al bando bevande e mangimi realizzati in laboratorio a partire da cellule animali, in Australia si mescolano cellule di diverse specie per creare prodotti non convenzionali
Credit: Reuters
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31 marzo 2023 Aggiornato alle 14:00

La bozza presentata dal Ministro Francesco Lollobrigida prevede sanzioni che vanno da 10mila a 60 mila euro oppure fino al 10 % del fatturato totale annuo per chi produce, vende, distribuisce o somministra alimenti, bevande e mangimi realizzati in laboratorio a partire da cellule animali.

Eppure il via libera alla carne sintetica era arrivato dalla Food and Drug Administration degli USA a novembre scorso, dopo l’ok dallo Stato di Singapore nel 2020: uno scelta che, secondo i sostenitori, contribuirebbe a rendere più sostenibile il sistema alimentare responsabile di circa il 25% delle emissioni globali di gas serra.

Si tratta della seconda stretta del Governo dopo i 4 decreti presentati per la corretta etichettatura delle “polveri” derivate dagli insetti e che ora, notificati alla Commissione Europea, restano in attesa del nulla osta per la loro attuazione.

Eppure, i divieti previsti per la carne, il pesce, e il latte sintetico non si applicheranno ai prodotti legalmente fabbricati o commercializzati in un altro Stato membro dell’Unione Europea. Quindi qualora l’autorità europea per la sicurezza alimentare - EFSA - autorizzi l’uso di prodotti sintetici in uno degli Stati membri, per le regole comunitarie sulla libera circolazione dei beni, il Governo italiano non potrebbe opporsi alla loro distribuzione.

La Coldiretti, che nei mesi scorsi aveva avviato una raccolta firme contro la carne di laboratorio, cui aveva partecipato anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ringraziato il Governo “per aver accolto il nostro appello a fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’interna filiera del cibo Made in Italy”.

Le associazioni animaliste invece si sono scagliate contro il disegno di legge perché, come scrive l’Organizzazione internazionale protezione animaliOIPA, “è un prodotto che offre una soluzione a diversi problemi correlati alla produzione della carne: una produzione che non lede il benessere animale, la sostenibilità ambientale e la sicurezza alimentare (…) un’alternativa cruelty free alla produzione di carne”.

Ma intanto, dall’altra parte del mondo, e più precisamente in Australia, l’azienda australiana Vow Food ha dichiarato di non voler produrre carne sintetica convenzionale, come pollo, manzo o maiale, ma sperimentare nuovi tipi di carne mescolando cellule di diverse specie. George Peppou, CEO di Vow, al Guardian ha dichiarato di essere alla ricerca di “cellule che possano essere coltivate in laboratorio con facilità” per essere poi mischiate per “creare una carne davvero saporita”.

La sperimentazione di carne sintetica ha interessato anche specie oggi scomparse come il mammut. Tim Noakesmith, cofondatore di Vom, ha spiegato che l’animale estinto è “simbolo di una diversità perduta e del cambiamento climatico”. Infatti, la teoria più accreditata è che i mammut sia scomparso a causa del repentino cambiamento climatico dopo l’era glaciale.

Vom, con il Professor Ernst Wolvetang dell’Istituto Australiano di bioingegneria e nanotecnologia dell’Università del Queensland, ha prodotto proteine di muscolo di mammut prendendo una sequenza di DNA in cui i vuoti genetici sono stati colmati utilizzando l’impronta genetica degli elefanti. La sequenza è stata poi inserita nelle cellule staminali di una pecora ed è stata replicata miliardi di volte.

Il tutto è stato realizzato in appena due settimane! Ma a tutto ciò c’è un grande limite: non si può prevedere l’effetto di una proteina che l’essere umano non è abituato a ingerire, ne è possibile prevederne l’effetto sul sistema immunitario. Quel che è certo è che carne sintetica consuma molto meno terra e acqua rispetto all’allevamento di bestiame, non produce emissioni di metano e fa bene all’ambiente.

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