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Caffè, fai bene o male?

Lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine smentisce l’incidenza della caffeina sulle contrazioni atriali del cuore, nonostante l’impatto negativo su sonno e battiti prematuri ventricolari
Alessandro Mendini, Oggetto banale, 1980
Alessandro Mendini, Oggetto banale, 1980
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
29 marzo 2023 Aggiornato alle 15:00

Forse il caffè fa battere il cuore a chi lo ama, ma contrariamente a un’opinione diffusa ciò non avviene sempre per ragioni mediche. Secondo uno studio pubblicato il 23 marzo sul New England Journal of Medicine, infatti, “gli effetti acuti sulla salute del consumo di caffè rimangono incerti”.

La ricerca, finanziata dall’Università della California, San Francisco (Ucsf) e dai National Institutes of Health del Dipartimento della Salute degli Stati Uniti, ha rilevato che la bevanda più diffusa al mondo dopo l’acqua non sembra predisporre le persone sane a contrazioni atriali premature, ovvero il battito cardiaco anticipato prima della comparsa di un impulso normale.

Dai risultati dell’analisi, condotta su un totale di 100 adulti, è emerso infatti che “il consumo di caffè con caffeina non ha provocato un numero significativamente maggiore di contrazioni atriali premature giornaliere rispetto all’evitamento della caffeina”.

«La comune aritmia nota come fibrillazione atriale non è causata o peggiorata dalla caffeina, nonostante la convinzione diffusa tra molti medici e pazienti che il caffè dovrebbe essere evitato in queste condizioni», ha dichiarato al Wall Street Journal Deepak Bhatt, direttore del centro cardiaco Mount Sinai Heart di New York.

«Penso che questi risultati siano rassicuranti», ha commentato Gregory Marcus, cardiologo all’Ucsf e primo autore della ricerca. Marcus ha comunque sconsigliato l’assunzione eccessiva di caffeina. «A volte le persone pensano che se poco fa bene, molto farà meglio», ha dichiarato.

La Food and Drug Administration ha fatto riferimento a 400 milligrammi giornalieri, corrispondenti a circa 4 o 5 tazze di caffè, come «una quantità generalmente non associata a effetti negativi pericolosi» per gli adulti sani. L’American Academy of Pediatrics scoraggia il consumo di caffeina e altri stimolanti da parte di bambini e adolescenti.

Tuttavia lo studio ha evidenziato anche che la caffeina aumenta in modo più significativo i battiti prematuri ventricolari nelle camere inferiori del cuore. Se frequenti e prolungate nel tempo, queste contrazioni potrebbero aumentare il rischio di insufficienza cardiaca cronica.

Un altro risultato dello studio ha registrato che il caffè è associato a un aumento dell’attività fisica – monitorata attraverso dispositivi Fitbit – a fronte di 35 minuti in meno di sonno a notte, un fattore da non sottovalutare.

Se la cattiva reputazione del caffè sembra in parte ingiustificata, i suoi effetti benefici, invece, restano numerosi. Il caffè può rivelarsi un elisir di lunga vita, riducendo le possibilità di sviluppare alcune delle principali cause di morte per le donne come malattie coronariche, ictus e malattie renali.

Chi beve caffè avrebbe inoltre meno probabilità di contrarre il diabete di tipo 2, il cancro del colon-retto e perfino l’Alzheimer e il Parkinson. Può infine aiutare a prevenire l’insufficienza cardiaca, avere effetti benefici sul fegato e ridurre la rottura dei filamenti di Dna.

Insomma: nonostante alcune specifiche controindicazioni – a esempio nei casi di ulcera peptica, insufficienza renale ed epatica, malattie cardiovascolari o aritmie cardiache sintomatiche, gravidanza – il caffè in molti casi fa bene più di quanto siamo portati a pensare. Quando non sia espressamente sconsigliato dal medico, privarsi di questo piacere non è necessario. Basta non abusarne.

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di Redazione 2 min lettura