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Diritti dei consumatori online: finalmente c’è il decreto

Stop alla pubblicità occulta degli influencer, alle adv ingannevoli e alle recensioni false. Sono solo alcuni dei punti del dl approvato dal Consiglio dei ministri per tutelare gli utenti digitali, in particolare i bambini
Credit: Harry Cunningham

Navigare sul web potrebbe diventare un po’ più sicuro, almeno dal punto di vista della pubblicità ingannevole e delle false recensioni. I diritti per i consumatori online, spesso non considerati o addirittura calpestati, potrebbe avere una nuova storia fatta di tutele.

L’Italia ha, infatti, recepito una normativa che rafforza i diritti dei consumatori, soprattutto per quelli considerati quasi “invisibili” del web. Il Consiglio dei ministri ha recentemente approvato un decreto per attuare la Direttiva Ue 2019/2161. Questo decreto prevede una stretta su recensioni false o altre forme di pubblicità ingannevole, con sanzioni maggiorate se ci si rivolge a bambini. Nuovi diritti anche contro le clausole vessatorie e nei servizi gratuiti, che abbondano online nelle mail e nei social. Ma in cosa consiste questo decreto per i consumatori online?

Decreto per i diritti dei consumatori online cos’è

La normativa per i diritti dei consumatori online avrebbe dovuto essere recepita entro il 28 novembre 2021 e applicata a decorrere dal 28 maggio 2022. Oggi con ritardo, possiamo dire di aver tagliato il traguardo. La direttiva (Ue) “Omnibus” n. 2019/2161 che riforma il diritto al consumo in Italia è stata recepita solo qualche giorno fa nel nostro ordinamento e sarà efficace a partire dal novantesimo giorno dalla pubblicazione su Gazzetta Ufficiale.

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto per attuare la Direttiva Ue 2019/2161 e rafforzare la protezione dei consumatori e che contiene importanti misure per proteggere i consumatori contro la pubblicità falsa e ingannevole su internet – tra cui le recensioni false o commissionate – in particolare quella che colpisce i minori. Queste pratiche sono ora considerate scorrette e sanzionabili dall’Antitrust con una multa che può superare i 5.000 euro. Una situazione peggiore si prospetta se questa pratica commerciale scorretta riguarda i minori: in questi casi, la sanzione non potrà essere inferiore a 50.000 euro. Questo riguarda direttamente anche gli influencer che oggi pubblicizzano prodotti o servizi destinati ai bambini o ai adolescenti.

Questo decreto, inoltre, affronta anche pratiche diffuse su internet come le clausole vessatorie nei contratti e la discriminazione degli utenti non paganti, a esempio sui social media o nei servizi di posta elettronica: gli utenti non paganti, considerati per troppo tempo di serie B e quasi senza diritti, avranno quindi maggiori tutele.

Il decreto impone anche alle aziende di pubblicare un link a tutte le recensioni, anche quelle negative, disponibili su siti terzi per garantire la trasparenza a beneficio del consumatore. La direttiva inoltre richiede anche alle aziende di effettuare un maggiore controllo e di adottare misure appropriate per verificare che le recensioni provengano da consumatori che hanno effettivamente utilizzato il prodotto o il servizio. Inoltre, per garantire maggiore trasparenza per i consumatori il decreto include nuovi obblighi sulla pubblicità nascosta o sul marketing illecito. Tutte questi nuovi diritti saranno effettivi a 90 giorni dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale.

Riforma codice del consumo, le novità

Questa riforma si può considerare una “digitalizzazione” del codice del Consumo (D. lgs. 206/2005), resa necessaria dalle nuove esigenze e dinamiche del mercato online. Vengono inseriti concetti come “servizi digitali”, “contenuto digitale”, “ricerca e recensioni online”. La riforma è partita nel 2016 e 2017, quando la Commissione europea, durante controlli dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione su tema della protezione dei consumatori e marketing, rilevò che il diritto dell’Unione europea in materia di protezione dei consumatori non era più efficace ed era necessario un approfondito aggiornamento e adeguamento al mondo online. Soprattutto, bisognava fare i conti con la mancanza di conoscenza sulla nuova protezione per i consumatori online, sia tra i venditori che tra i consumatori stessi, oltre che dalla scarsa padronanza delle dinamiche del web, che possono indurre molti utenti a scelte d’acquisto non pienamente consapevoli.

Ma chi sono effettivamente i soggetti coinvolti in un acquisto on line? Chi deve controllare che tutto sia lecito? Per primo c’è sicuramente il consumatore, colui che paga online per l’acquisto di un bene o di un servizio; poi abbiamo un prestatore di servizi di pagamento che fa da tramite tra chi acquista e chi vende; e infine c’è un operatore commerciale che riceve il pagamento per il prodotto/servizio venduto.

I prestatori dei servizi di pagamento, e quindi gli intermediari, sono gli istituti di moneta elettronica, di pagamento e, quando prestano servizi di pagamento, anche le banche e Poste Italiane. Sia gli intermediari con sede in Italia che i soggetti esteri autorizzati a operare in Italia sono sottoposti al potere di controllo e intervento della Banca d’Italia nelle materie della trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari nella prestazione dei servizi di pagamento. Gli operatori commerciali che vendono beni o servizi on line non sono perciò soggetti a poteri di controllo e intervento della Banca d’Italia. Se ci sono pratiche commerciali scorrette degli operatori commerciali, il consumatore si può rivolgere all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm).

Stop agli abusi degli influencer: cosa succede in Francia

Se in Italia si è arrivati faticosamente a un decreto che cerca di tutelare maggiormente i consumatori online, in Francia si discute di una normativa che dovrebbe impedire la promozione di prodotti finanziari a rischio, di alcuni asset digitali o di investimenti in libretti di criptovaluta o Nft. Questa legge dovrebbe servire prima di tutto per creare uno status giuridico degli influencer e vietare la promozione sui social network e sulle piattaforme di prodotti farmaceutici, dispositivi medici e atti chirurgici, in particolare cosmetici, a eccezione delle campagne governative di salute pubblica.

Chiarire e completare il quadro giuridico delle pratiche di influenza commerciale, che mira a promuovere prodotti o servizi in cambio di una remunerazione, monetaria o in natura, sembra essere una delle priorità del governo francese e del ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, alla luce dei troppi abusi denunciati negli ultimi tempi.

Sui 150mila influencer presenti in Francia infatti circa il 60 per cento violerebbe le norme sulla pubblicità e i diritti dei consumatori, producendo pubblicità ingannevole, promozione di scommesse sportive rischiose, iniezioni da personale professionistico non autorizzato. In attesa della legge francese, le maggiori agenzie specializzate che hanno nella loro scuderia molti influencer hanno annunciato la creazione di una prima federazione professionale, l’Unione delle professioni dell’influenza e dei creatori di contenuti, che imporrà ai suoi membri alcune regole di condotta e una residenza fiscale in Francia.

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