Futuro

Il sindacato degli influencer

È nata Assoinfluencer, la prima associazione di categoria che tutela gli interessi di oltre 350.000 youtuber, podcaster, streamer e instagrammer attivi in Italia
Credit: Marlene Leppänen/ Unsplash
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
23 ottobre 2022 Aggiornato alle 07:00

Anche i più scettici dovranno ricredersi: influencer e content creator - paragonati da molti a delle creature mitologiche, o per meglio dire, a dei fanta-lavoratori - potranno iscriversi alla prima associazione italiana di categoria, inserita nell’elenco delle Associazioni Professionali del ministero dello Sviluppo economico.

È nato infatti il primo sindacato che rappresenta queste figure professionali ancora giuridicamente nebulose. La voce, a dire il vero, circolava già da un anno.

Fondata da Jacopo Ierussi e Valentina Slonia, Assoinfluencer - la cui campagna per il tesseramento è in fase di lancio - si pone come finalità quella di rappresentare e tutelare le istanze e gli interessi di ben 350.000 lavoratori italiani – un gruppo piuttosto nutrito, che include youtuber, podcaster, streamer, instagrammer e cyber atleti, per un valore di mercato pari a 280 milioni di euro.

L’economia, infatti, parla chiaro: è un settore, quello dell’influencer marketing, che sta vivendo una crescita esponenziale. Nel mondo fattura già 14 miliardi, quota che nell’ultimo quinquennio è triplicata.

Anche in Italia il mercato si sta evolvendo rapidamente, registrando un +15% nel 2021 rispetto all’anno precedente in base ai dati forniti da DeRev Lab.

Inoltre, secondo il report “Brand & Marketer” dell’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing (Onim), oltre il 50% delle aziende italiane ha attivato campagne di influencer marketing (IM) nel 2021.

È un elemento significativo, che mette in luce la necessità di una regolamentazione precisa.

«Quella dell’influencer è una figura nuova e che cambia tanto rapidamente quanto il mondo dei media - spiega Ierussi - I creator possono essere artisti e imprenditori, atleti e divulgatori, ma sono sempre professionisti, capaci di produrre valore attraverso competenze e strumenti specifici. E in quanto professionisti, in un mercato ancora non regolato, ciò che fino a oggi è mancato è esattamente una realtà che ne tutelasse diritti e interessi: Assoinfluencer è nata proprio per rispondere a questa esigenza».

Non tutti infatti godono del successo di Chiara Ferragni, Paola Turani o Khaby Lame: la maggior parte dei 350.000 tiktoker e instagrammer attivi in Italia si collocano in una zona grigia, barcamenandosi tra aziende inserzioniste, ban delle piattaforme social e regole etiche che impongono di segnalare con un advertising le pubblicità presenti nei contenuti.

Come si legge in una nota diffusa dalla neonata associazione infatti, “questo ambito della digital economy non solo non è ancora attenzionato da una legge specifica, ma spesso fa scontare ai suoi attori un quadro giuridico poco chiaro e trasparente, nella cui costruzione, l’associazione mira a coinvolgerli”.

Perlopiù infatti si tratta di lavoratori autonomi, con partita Iva, di cui fino a ora le istituzioni si sono curate ben poco.

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