Gender pay gap, un problema non solo delle mamme
Nel 2022, negli Stati Uniti la percentuale di donne non sposate era del 52%, un numero in costante crescita rispetto al 1900, quando erano appena il 7% del totale. E per quante decidono di sposarsi, cresce l’età media, passando da 26 anni nel 2010 a 28 anni nel 2022. Al tempo stesso, è in aumento il numero di coloro che non identificano nel matrimonio una necessità, preferendo vivere il proprio rapporto al di fuori del riconoscimento nuziale.
Questo è vero anche in Italia dove, nel 2019 – e quindi prima delle restrizioni pandemiche -, si contavano già 11.000 matrimoni in meno con un’età media di circa 32 anni.
E poi, vi sono i single. Categoria spesso bistratta in quanto lontana dall’idea tradizionale di amore, famiglia e unione.
Oggi però l’idea di essere solo una metà della mela in cerca dell’anima gemella inizia a essere superata. Iniziamo a capire che, forse, una mela intera lo siamo sempre stati.
In termini economici è però evidente la difficoltà, o meglio il costo, di essere una mela intera: le spese che nelle coppie vengono divise per due sono caricate sulle spalle di una singola persona, e dunque un uomo o una donna single dovranno rispondere autonomamente al pagamento dell’affitto, delle utenze di gas e luce, dei costi della spesa e così via.
In quest’ottica, per le donne single il divario retributivo di genere può diventare un peso davvero troppo ingombrante.
Il gender pay gap è in parte dovuto ai settori in cui le donne sono più tradizionalmente presenti, oltre a un lavoro spesso discontinuo. La causa di quest’ultimo punto è la maternità: secondo un’indagine Linkedin in collaborazione con Censuswide le neo mamme sono molto più propense a interrompere la propria carriera rispetto ai neo papà, ricorrendo in media a due anni di stop dal proprio lavoro.
Una situazione che non riguarda le donne single e senza figli, le quali si identificano come la categoria femminile con maggiore ricchezza. Tuttavia, anche in questo caso la realtà è tutt’altro che rosea, dato che il gap salariale tra single in America è in aumento.
Secondo l’analisi dell’Istituto di investimenti Wells Fargo, le donne single nel 2022 hanno raggiunto il 92% del guadagno di un uomo, ovvero l’8% in meno, mentre dieci anni fa la distanza era la metà (pari a 4,2 punti percentuali). Al tempo stesso, le donne single il 29% meno ricche rispetto agli uomini non sposati.
In parte questo è dovuto all’incremento nel numero di donne single nel mercato del lavoro (negli ultimi dieci anni si sono quasi triplicate), ma anche al fatto che la loro presenza sta lasciando un segno importante nell’economia statunitense.
Si prenda il caso delle donne senza figli: hanno un crescente livello di istruzione, non hanno interruzioni di carriera a causa della maternità e, di conseguenza, accumulano più anni di esperienza lavorativa.
Ciononostante, il risultato non cambia: guadagnano sempre meno degli uomini. Uomini che, in media, guadagnano 9 mila dollari in più l’anno e ne spendono circa 3.000 in più delle donne non sposate, fattore che gli permette una maggior facilità di accesso agli investimenti e ai risparmi per la pensione.
Se quindi è indiscutibile il ruolo dei settori in cui le donne operano, della maternità e delle interruzioni di carriera tra le cause del divario salariale femminile, è altrettanto vero che anche quando questi elementi vengono meno il gap, al contrario, persiste. Al di sotto di esso si nasconde un sistema di idee ben più antiche e radicate. Non resta che iniziare a scoperchiare questo vaso di Pandora per riuscire finalmente a creare maggiore benessere per tutte e per tutti.
