Ambiente

Indonesia: la deforestazione diminuisce sempre di più

Il Paese sembra aver ingranato la retromarcia grazie a direttive che proibiscono il disboscamento, a multinazionali che rispettano protocolli anti-sfruttamento, a tecnologie innovative che monitorano i progressi
Credit: Giuliano Di Paolo
Tempo di lettura 3 min lettura
2 marzo 2023 Aggiornato alle 12:00

Nella terra degli oranghi qualcosa è cambiato. C’è ancora molto da fare, ma i dati dicono che dal 2015 al 2021 in Indonesia, Stato che ospita la terza più grande foresta pluviale al mondo, la deforestazione sia diminuita di oltre la metà rispetto al passato.

Il Washington Post e altri media internazionali hanno riportato quelle che potrebbero essere definite le linee guida utili per il cambio di rotta in tema deforestazione, sistemi che anche Brasile e Repubblica Democratica del Congo, dove ci sono le più importanti foreste pluviali della Terra (e che continuano a diminuire), dovrebbero seguire.

Circa un decennio fa, l’Indonesia stava letteralmente distruggendo il suo patrimonio forestale a un ritmo folle, principalmente per far spazio alle piantagioni da olio di palma ma anche per l’agricoltura intensiva o per estrarre minerali, con conseguenze drammatiche per la ricchissima biodiversità del Paese. Una situazione che lasciava i piccoli di orango orfani vagare tra distese di alberi abbattuti.

Grazie a 3 approcci applicati negli ultimi anni, l’Indonesia sembra però aver ingranato la retromarcia: sono state emanate rigorose direttive per proibire il disboscamento; le aziende multinazionali stanno aderendo a protocolli e trattati per evitare la deforestazione collegata all’industria dell’olio di palma; sono stati usati metodi e tecnologie innovative (come l’uso dei satelliti) per monitorare i progressi.

Inoltre, un forte impegno ambientale, guidato da diverse associazioni e Ong, ha permesso di aumentare ancor di più la pressione nei confronti della politica e delle aziende impegnate negli abbattimenti di alberi. I primi effetti positivi di queste iniziative si possono oggi vedere, per esempio, nel Borneo. Oltre a questo, ricordano da Un-Redd, il programma delle Nazioni Unite relativo alla riduzione delle emissioni dovute a deforestazione e degrado forestale, la “rinascita” verde è stata possibile anche grazie a La Niña (evento meteorologico estremo che consiste nel raffreddamento della superficie oceanica), che ha portato più piogge, il calo dei prezzi dell’olio da palma e le restrizioni legate al Covid.

In aggiunta, sono stati avviati anche vari percorsi collegati alla riduzione delle emissioni oppure ai crediti di carbonio. Ora, per esempio, il Paese sta intraprendendo una ambiziosa agenda per il 2030 con l’obiettivo di proteggere le foreste e trasformare le torbiere in pozzi netti di carbonio.

Tutti segnali che indicano come, anche in uno dei luoghi dove la deforestazione ha fatto più danni al mondo, con le giuste politiche è possibile cambiare strada, anche se non mancano ostacoli e minacce per il futuro: dalla sempre presente pressione legata al commercio delle palme fino alle estrazioni di materie prime come nichel e carbone. Per continuare a diminuire il tasso di deforestazione gli indonesiani dovranno dunque tenere la guardia molto alta.

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