Economia

Quali sono le province italiane dove si guadagna di più?

Secondo l’analisi condotta dal Centro Studi Tagliacarne, nella prima classificata lo stipendio è di 2,5 volte superiore alla media italiana. Nelle ultime 30 posizioni, tutte province del Sud (eccetto una)
Credit: Jilbert Ebrahimi
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23 febbraio 2023 Aggiornato alle 17:00

Che in Italia vi siano forti differenze territoriali non è una novità: una grande spaccatura si riscontra, inevitabilmente, anche negli stipendi dei lavoratori dipendenti.

Secondo l’analisi condotta dal Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, la provincia dove si guadagna di più è quella di Milano, con un valore pro-capite, nel 2021, di 30.464,86 euro (quasi il doppio di Torino, che si ferma a 15.424,47 euro). All’ultimo posto invece troviamo la provincia di Rieti con 3.317,55 euro.

La media nazionale è di 12.473 euro a lavoratore, il che significa che lo stipendio medio in provincia di Milano è di 2,5 volte superiore alla media. Basti pensare che nella provincia autonoma di Bolzano, che si colloca al secondo posto, lo stipendio medio pro-capite è di 18.942,08 euro, poco più della metà del capoluogo lombardo, mentre la terza posizione è occupata da Bologna, con 18.628,65 euro.

Sono numerose le differenze a livello territoriale. Bisogna però tener conto di diversi fattori: se si considera il reddito da lavoro dipendente pro-capite le ultime 30 posizioni – a eccezione della provincia di Rieti – sono occupate da province meridionali.

Se, invece, si analizza l’incidenza percentuale del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile, allora la situazione cambia: nelle ultime 30 posizioni troviamo ben 10 province del Centro Nord, con Rieti che si conferma all’ultimo posto.

A Milano il reddito da lavoro dipendente rappresenta il 90,7% del reddito disponibile, mentre a Rieti il 23,9%. Bisogna, però, considerare anche il potere d’acquisto delle diverse città italiane, non è un caso che Milano sia una delle città più care del Paese.

La media nazionale è di 63,1%, tenendo conto anche delle varie differenze tra città metropolitane e province. Viene, quindi, meno – in questo caso - la tradizionale dicotomia tra Nord e Sud.

Un altro aspetto approfondito dall’analisi riguarda la variazione di percentuale degli stipendi tra il 2019 e il 2021. Il maggior incremento nelle retribuzioni si registra nella provincia di Savona (+14,3%), di Oristano (+11,8%) e del Sud Sardegna (+11,2%). A Milano, Parma e Savona gli stipendi hanno subìto un incremento di circa 1.000 euro nel triennio 2019-2021.

Su 107 province, ben 22 hanno registrato un decremento: in questo senso, al primo posto troviamo Sondrio (-13,0%), seguita da Venezia (-8,2%); in queste province, ogni lavoratore ha perso, in tre anni, circa 312 euro. Tra le altre troviamo anche Firenze, Biella, Aosta o Lecco.

In media, dal 2019 al 2021, in Italia gli stipendi sono aumentati del 2,5%, per un valore di 301 euro a testa.

Nonostante questo, i salari italiani sono tra i più bassi in Europa, anzi, tra tutti i Paesi appartenenti all’Unione europea, l’Italia è l’unico Stato che dal 1990 non registra un incremento significativo dello stipendio medio. Dal 1990 al 2020 il salario medio annuo ha avuto una diminuzione del 2,9%, di contro Paesi come la Francia e la Germania hanno registrato un aumento di oltre il 30%.

Tenendo conto dei dati forniti da Eurostat, la retribuzione annua lorda (Ral) in Italia è mediamente di 29.500 euro, mentre la media europea si attesta a 33.500 euro.

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