Ambiente

Spreco alimentare: la svolta arriva dai cittadini europei

Da dicembre a febbraio, 150 tra donne e uomini, giovani e meno giovani, si sono confrontati per proporre a Bruxelles 23 raccomandazioni. Con l’obiettivo di affrontare il problema del food waste
Credit: Cottonbro studio
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
19 febbraio 2023 Aggiornato alle 13:00

Se è vero che i cambiamenti partono dal basso, l’iniziativa che ha impegnato i cittadini Ue a tracciare una strada comune per affrontare, e magari risolvere, il problema dello spreco alimentare, fa ben sperare.

Per 3 week-end, dallo scorso dicembre fino a metà febbraio, 150 tra donne e uomini, giovani e meno giovani, hanno dialogato per proporre alla Commissione europea 23 raccomandazioni. Obiettivo: potenziare gli sforzi per ridurre il food waste, rafforzando la cooperazione nel settore e sostenendo il cambiamento nel comportamento dei consumatori.

Spreco alimentare, un problema comune

“Combattere lo spreco alimentare – fa sapere la Commissione – è una triplice vittoria: permette di risparmiare cibo per il consumo umano; aiuta agricoltori, aziende e consumatori a risparmiare denaro; e riduce l’impatto ambientale della produzione e del consumo di alimenti”.

La Svolta ha assistito alla sessione finale dei lavori, che l’11 e 12 febbraio ha visto 150 cittadini presentare a Bruxelles la relazione del panel.

Un’occasione per fornire buoni spunti che i singoli Stati membri, oggi al lavoro per raggiungere obiettivi di riduzione legalmente vincolanti a livello comunitario, potranno fare propri. Questa è la speranza.

“L’Ue e i suoi Stati membri si impegnano a rispettare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che prevedono di dimezzare lo spreco alimentare globale pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumatore entro il 2030, nonché la riduzione delle perdite alimentari lungo la filiera alimentare”, si legge in una nota della Commissione.

La riduzione degli sprechi, e in particolare di quelli alimentari, è oggetto di una proposta legislativa inserita nel programma di lavoro della Commissione per il 2023, in linea con la sua strategia Farm to Fork e le proposte della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Secondo i dati di monitoraggio Ue, nel 2020 l’Europa ha generato 57 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari – circa 127 kg/abitante –, per un valore di 130 miliardi di euro. Questo significa che il 10% di cibo messo a disposizione dei consumatori Ue (al dettaglio, servizi alimentari e famiglie) può andare perduto. Un problema che origina l’8-10% delle emissioni totali di gas serra, provenienti dal settore alimentare.

Le 23 raccomandazioni

Le raccomandazioni del gruppo di cittadini integreranno la valutazione d’impatto e la consultazione pubblica condotta dalla Commissione sull’iniziativa europea per rivedere la direttiva quadro sui rifiuti con obiettivi vincolanti di riduzione degli sprechi alimentari.

Le proposte avanzate lo scorso week-end spaziano dall’impegno di supermercati e negozianti a scegliere il produttore più vicino, per limitare trasporti e accelerare la consegna del cibo, scongiurandone il deterioramento, alla promozione di app che combattono lo spreco alimentare. Ma, ancora, l’attivazione di forum consultivi, il sostegno a un cambiamento nelle abitudini di consumo, comunicando ai consumatori il valore degli alimenti stagionali. Come? Grazie a una chiara segnalazione nei negozi.

Un altro spunto riguarda la ristorazione: tutti i locali dovrebbero essere autorizzati a mostrare un logo – comune in tutta l’Ue –, che pubblicizzi la possibilità di portare a casa gli avanzi, specificando nel menù questa possibilità.

E ancora, “raccomandiamo che le organizzazioni responsabili della gestione dei rifiuti siano obbligate a pesare, scalare o misurare i rifiuti organici. A breve termine, il piano dovrebbe concentrarsi su istituzioni pubbliche (ad esempio, scuole e ospedali), interi quartieri o distretti e, a lungo termine, dovrebbe includere anche le famiglie. I rappresentanti di queste istituzioni/distretti, e in una fase successiva le famiglie, dovrebbero ricevere rapporti e confronti con periodi precedenti e confronti con altre entità. Questo porta a una maggiore consapevolezza ed è un incentivo per ridurre gli sprechi alimentari”, spiegano i cittadini Ue.

Un altro suggerimento riguarda l’istruzione: “raccomandiamo l’inclusione dei temi dell’alimentazione sostenibile e della nutrizione nei curricula delle scuole primarie e secondarie, sia attraverso la creazione di un nuovo corso autonomo obbligatorio, come già esiste in alcuni paesi, e/o la sua inclusione in materie obbligatorie esistenti”.

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