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Chi è Margherita Cassano, la prima Presidente della Cassazione?

Arriva in magistratura nell’80, per occuparsi di tossicodipendenza e traffico di droga. Dopo qualche anno, tanti passi in avanti - e una discussione con l’ex ministro dell’Interno Salvini - segna un nuovo record
Credit: Italiainforma.it
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17 febbraio 2023 Aggiornato alle 11:00

Il suo nome è già nella storia del nostro Paese. Margherita Cassano sarà la prima donna a guidare la Corte di Cassazione. La sua nomina è stata votata all’unanimità dalla Commissione per gli incarichi direttivi del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm). Il voto finale arriverà il 1° marzo ma il suo esito, a questo punto, è già scontato.

Classe 1955, nasce a Firenze ma è di origini lucane. In magistratura dal 1980, si occupa inizialmente di questioni relative alle tossicodipendenze e al traffico di droga presso la procura di Firenze. Dal 1991 al 1998 svolge servizio alla Direzione distrettuale antimafia di Firenze e, al termine di questo incarico, diventa consigliera del Csm per 4 anni. Fa parte dell’associazione Magistratura indipendente, considerata la corrente più “moderata” tra quelle togate. L’ingresso in Cassazione arriva nel 2003 dove, anche da Presidente della prima sezione penale, si è occupa dei reati di omicidi e violenze. Inoltre, tra il 2016 e il 2020, presiede la Corte d’appello di Firenze.

Proprio sotto questo incarico, discute con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Nel 2019 il leader della Lega accusa sui social alcuni giudici di star deliberatamente bocciando i decreti su sicurezza e immigrazione del Governo Conte I. Il riferimento è anche a una magistrata fiorentina, Luciana Breggia, Presidente della sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Firenze, “colpevole” di non aver accolto un ricorso del Viminale.

Le critiche di Salvini arrivano anche a seguito di alcune dichiarazioni di Breggia che in diversi convegni avrebbe criticato le posizioni del Governo. Cassano non ci sta e accusa il ministro di «linciaggio morale» e difende la magistrata «esposta per i gravi attacchi subiti a pericolo per la sua incolumità, attesa la risonanza mediatica e l’effetto moltiplicatore dei social».

Per questo motivo Cassano arriva a chiedere al Csm l’apertura di una pratica a tutela, riaffermando «il diritto di ogni magistrato, in nome della libertà di manifestazione del pensiero costituzionalmente sancita, di partecipare alle iniziative culturali e scientifiche che costituiscono un ineliminabile momento di confronto». Il segretario del Carroccio replica: «È doveroso segnalare quando i giudici fanno politica». Passano pochi mesi e Governo gialloverde cede il passo. E così anche l’incarico di Cassano a Firenze.

Nel luglio del 2020 arriva un primo record. La magistrata fiorentina è la prima donna a essere nominata Presidente aggiunto della Cassazione dal Consiglio superiore della magistratura.

Poi, pochi giorni fa, un nuovo - ancora più importante - appuntamento con la storia: Cassano viene scelta come prima donna a guidare la Corte di Cassazione. Dopo l’elezione di Marta Cartabia a Presidente della Corte costituzionale nel 2019 e l’incarico di Silvana Sciarra come presidente della Consulta, una nuova buona notizia per il gender gap in Italia. Anche se c’è ancora molta strada da fare.

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