Diritti

Nel 2022 decine di migranti imprigionati in traghetti dall’Italia alla Grecia

L’inchiesta realizzata da Lighthouse Reports rivela che afghani, siriani e iracheni sarebbero stati respinti dalle autorità, rinchiusi in stanze buie e riportati indietro
Credit: greekcitytimes.com
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1 febbraio 2023 Aggiornato alle 18:00

Sul ponte di una nave diretta in Grecia i turisti sorseggiano una bibita fresca, respirando a pieni polmoni l’aria di mare, e scrutando l’orizzonte per vedere la costa di arrivo. Ma, sottocoperta, il clima è completamente diverso: le testimonianze, le fotografie e i video raccolti dal collettivo d’inchiesta belga Lighthouse Reports hanno rivelato una pratica di respingimento meno nota, in cui le navi private verrebbero utilizzate per riportare illegalmente indietro i richiedenti asilo imprigionandoli in quelle che sembrano delle “prigioni segrete”. Sarebbe successo a richiedenti asilo provenienti dall’Afghanistan, dalla Siria e dall’Iraq, sottoposti a questo trattamento negli ultimi 12 mesi (2022).

L’inchiesta è stata realizzata in collaborazione con il sito di news francese SRF Investigativ, la rivista politica tedesca ARD Monitor, l’emittente qatarina Al Jazeera, che ha ricostruito la vicenda in un video, il quotidiano italiano Domani e l’organizzazione greca senza scopo di lucro Solomon. A fine gennaio hanno pubblicato le prove materiali che mostrerebbero come una pratica di rimpatrio illegale e disumana, già condannata nel 2014 da una sentenza Corte europea dei diritti dell’uomo, non si sia mai realmente fermata, nonostante le autorità italiane continuino a sostenere il contrario.

In base a un accordo bilaterale tra i Governi italiano e greco, in vigore dal 1999, l’Italia può rimpatriare i migranti privi di documenti arrivati ​​dalla Grecia, ma questo metodo non può essere applicato ai richiedenti asilo. Eppure, a loro verrebbe impedito «l’accesso al territorio, in violazione di tutte le regole e con procedure informali», ha spiegato a LR l’avvocata per l’immigrazione Erminia Rizzi.

Secondo l’inchiesta, infatti, le persone che rischiano la vita nascondendosi sui traghetti diretti a Venezia, Ancona, Bari e Brindisi si vedono negare l’opportunità di chiedere asilo. I “respinti” - e tra loro ci sarebbero anche bambini - vengono poi trattenuti al porto, e successivamente richiusi in gabbie di metallo o stanze buie nelle navi su cui sono arrivati. A volte, spiega Lighthouse Reports, anche per più di un giorno alla volta. I dati ufficiali greci parlano di più di 230 persone rimpatriate dall’Italia nei 2 anni precedenti (2020-2022), ma la cifra reale potrebbe essere più alta, secondo i gruppi per i diritti umani.

Nel corso di numerosi viaggi tra l’Italia e la Grecia a bordo di navi commerciali di proprietà del gigante greco di traghetti Attica Group, i giornalisti avrebbero fotografato i siti usati per trattenere i migranti, talvolta ammanettati a scaffali di metallo, a bordo della Superfast I e della Superfast II: le riproduzioni grafiche mostrano come queste “aree di detenzione” si troverebbero in luoghi non distanti dalle zone affollate dai turisti o dalle loro automobili. Nella prima imbarcazione, le persone verrebbero trattenute in una gabbia di metallo con un pezzo di cartone sul pavimento, nel locale garage su uno dei ponti inferiori, un luogo che “diventa estremamente caldo durante i mesi estivi”.

Un uomo afghano ha raccontato di essere stato trattenuto qui, sulla Superfast I, in una stanza «lunga 2 metri e larga 1,2 metri», dotato solo di «una bottiglietta d’acqua e niente cibo». Sulla Superfast II, i richiedenti asilo sarebbero stati tenuti in una stanza adibita ai bagagli. Una fotografia ne mostra uno ammanettato a dei tubi di metallo, gli stessi ripresi in un filmato registrato dai giornalisti che hanno potuto verificarne l’esistenza. Secondo l’inchiesta, 3 minori sarebbero stati rimpatriati dall’Italia alla Grecia nello stesso modo. Baloosh, un diciassettenne afghano, ha detto che è stato rispedito in Grecia in barca: «Non mi hanno chiesto nulla della mia richiesta di asilo o altro».

Su un altro traghetto, l’Asterion II, “le persone sono rinchiuse in un ex bagno con docce e servizi igienici rotti, insieme a 2 materassi”, si legge nell’inchiesta. Sulle pareti di questa stanza, attraverso una telecamera inserita nella serratura di una porta chiusa a chiave, ci sono nomi e date scarabocchiati in diverse lingue dai detenuti. Corrisponderebbero alle descrizioni fornite dai richiedenti asilo. Oltre alle testimonianze delle persone che avrebbero vissuto sulla propria pelle questi rimpatri illegali, “un certo numero di membri dell’equipaggio” avrebbe confermato i racconti, riferendosi agli spazi come a delle “prigioni”. Risultati comprovati anche da esperti legali e Ong, che in questi anni avrebbero ascoltato un gran numero di segnalazioni di questo tipo.

Amnesty International spiega che si tratta di una pratica che “di fatto trasforma le navi in luoghi detentivi informali e illegali, e che si inserisce in dinamiche di respingimenti forzati, in violazione del diritto all’asilo”. L’Italia continuerebbe a “rendersi responsabile di trattenimenti illegittimi e respingimenti illegali […] Amnesty International sollecita il governo italiano a interrompere qualsiasi pratica che contrasta con il diritto internazionale, e la cui applicazione si pone in grave violazione dei diritti delle persone”.

Fonti:

Lighthouse Reports

SRF Investigativ

ARD Monitor

Al Jazeera

Domani

Amnesty International

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