Diritti

Quei 92 migranti nudi al confine tra Grecia e Turchia

L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati si è detta “profondamente addolorata” per il trattamento riservato agli immigrati trovati il 15 ottobre al confine settentrionale tra i due Paesi. Che si incolpano a vicenda
Credit: EPA-EFE/DIMITRIS ALEXOUDIS
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
17 ottobre 2022 Aggiornato alle 18:00

Due Paesi che si accusano a vicenda, un trattamento definito “crudele e degradante” dalle Nazioni Unite, ma nessun colpevole all’orizzonte.

Sabato 15 ottobre le autorità greche hanno trovato 92 migranti vicino al fiume Evros, che segna il confine settentrionale tra Grecia e Turchia.

Lo ha comunicato la polizia greca in una nota, specificando che si trattava di uomini, “alcuni con ferite fisiche”.

Dalle indagini, condotte insieme ai funzionari di Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, “è emerso che sono stati spinti nel territorio greco, su barche di plastica dalla Turchia alla Grecia attraverso il fiume Evros. Tutte le necessità di vestiario, alimentazione e pronto soccorso delle suddette persone sono state immediatamente coperte dalle autorità greche”.

Il ministro greco per la migrazione e per l’asilo Notis Mitarachi ha scritto in un tweet che queste persone, “sfortunatamente, sono state sottoposte a comportamenti umilianti. Ho richiesto e vedrò il presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, ho informato la Commissione e mostrerò foto e video”.

Alcune immagini, pubblicate dallo stesso Mitarachi, hanno già fatto il giro del mondo e mostrano una ventina di migranti svestiti e accovacciati all’aperto, con un’accusa rivolta ad Ankara: “Il comportamento della Turchia”, ha scritto, “è una vergogna per la civiltà”.

Il ministro greco della Protezione civile, Takis Theodorikakos, ha accusato la Repubblica presidenziale guidata da Recep Tayyip Erdoğan di “strumentalizzare l’immigrazione clandestina”.

Molti dei migranti, ha aggiunto Theodorikakos, hanno spiegato a Frontex che “tre veicoli dell’esercito turco li avevano trasferiti” al fiume che funge da confine tra i due Paesi.

Ma questa notizia non è ancora stata verificata. Le autorità turche hanno parlato di “fake news” e tacciato la Grecia di “crudeltà”.

Il presidente Erdoğan, che in questi giorni sta parlando molto della morte di 41 persone nella miniera di carbone di Amasra, nel nord-ovest del Paese, ha lasciato che fosse il suo principale portavoce Fahrettin Altun a esprimersi sulla vicenda: “La macchina delle fake news greca è tornata in azione”, ha scritto ieri su Twitter.

Pare che un responsabile non ci sia. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’Unhcr, ha chiesto un’indagine e si è detta “profondamente addolorata per i rapporti e le immagini scioccanti”.

Secondo Frontex gli uomini provengono principalmente dall’Afghanistan e dalla Siria.

Tra il 2015 e il 2016, spiega Reuters, la Grecia è stata in prima linea nella crisi migratoria europea, accogliendo circa un milione di rifugiati in fuga dalla guerra e dalla povertà in Siria, Iraq e Afghanistan e passati principalmente attraverso la Turchia.

Gli arrivi, da allora, sono diminuiti, ma mai cessati. Atene ha esortato Ankara a rispettare un accordo del 2016 con l’Unione europea in cui ha accettato di contenere il flusso di migranti verso l’Europa in cambio di miliardi di euro di aiuti.

La settimana scorsa un report pubblicato dall’Olaf, l’organismo di controllo dell’Unione europea, ha svelato che alcuni funzionari di Frontex non avrebbero indagato adeguatamente su numerosi episodi di violazione dei diritti umani. In particolare, le accuse riguardavano la condotta dell’agenzia europea in merito all’ultima ondata di profughi siriani costretti a scappare dalla guerra.

Frontex, che coordina le operazioni di ricerca e salvataggio e di intercettazione delle frontiere per conto dei 27 paesi dell’Ue, non ha commentato il report.

L’agenzia di stampa Associated Press riporta che Front-LEX, un’organizzazione non governativa che contesta le politiche migratorie dell’Unione europea, ha intentato una causa presso la Corte di giustizia con sede in Lussemburgo chiedendo l’immediata cessazione delle operazioni di Frontex in Grecia sulla base dei risultati del rapporto: secondo l’Ong, “finché Frontex è lì, il governo greco ha carta bianca per continuare a gettare i migranti in acqua per farli annegare”. La lite continua sulla pelle dei migranti.

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