Ambiente

Ex Ilva, Adolfo Urso: «Parte un percorso di rilancio»

A Roma, il Ministro delle Imprese e Made in Italy ha annunciato ieri l’apertura di un tavolo permanente. Sindacati e dipendenti dello stabilimento di Taranto hanno manifestato per chiedere un cambio di governance
Un momento della manifestazione sotto il ministero delle Imprese e del Made in Italy durante il tavolo sull'ex Ilva, Roma, 19 Gennaio 2023
Un momento della manifestazione sotto il ministero delle Imprese e del Made in Italy durante il tavolo sull'ex Ilva, Roma, 19 Gennaio 2023 Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI
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20 gennaio 2023 Aggiornato alle 09:00

La promessa di un nuovo vertice tra un mese e l’avvio di un tavolo permanente sul dossier dell’ex Ilva di Taranto. Si è conclusa così la giornata al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dopo l’incontro durato quasi quattro ore tra il ministro Adolfo Urso e le parti sociali, l’azienda, Confindustria e i rappresentanti dei territori.

«Credo che l’incontro di oggi possa segnare un buon inizio», ha commentato a ieri sera il capo del dicastero di via Vittorio Veneto: «Questo tavolo permanente – ha aggiunto Urso – accompagnerà il percorso di rilancio industriale e di riconversione ambientale di tutto il sito siderurgico».

L’obiettivo del Governo sarebbe quello di «siglare un accordo di programma» per un rilancio green del polo industriale «con la convinzione che la siderurgia italiana possa rappresentare un asse fondamentale dell’industria italiana ed europea».

Parole scandite ai cronisti mentre, sotto la sede del Ministero, proseguiva il presidio di sindacati e dipendenti dell’ex Ilva, in sciopero dalla sera del 18 dicembre e fino alle 7 del 20, partiti all’alba da Taranto per raggiungere Roma intorno alle 13.

«Via da Taranto!», il coro levato dai dipendenti dell’acciaieria. Il riferimento è a ArcelorMittal e alla sua gestione dell’azienda. «Ci aspettiamo che si inizi a parlare sul serio della nostra condizione lavorativa», spiega a La Svolta Giovanni Casamassima, dipendente dell’ex Ilva.

Sono circa 3.000 i lavoratori in cassa integrazione e 1.700 quelli in cassa integrazione straordinaria. «In questi anni abbiamo prodotto più cassa integrazione che acciaio», aggiunge Giovanni riferendosi a quanto denunciato dai sindacati secondo cui, a fine 2022, la produzione si è attestata a 3 milioni di tonnellate contro i 6 milioni promessi.

Acciaierie d’Italia ha annunciato l’inizio, quest’anno, del rifacimento del grande altoforno 5 e la produzione di 4 milioni di tonnellate. 5 milioni, invece, sono previsti per il 2024.

Sullo sfondo il decreto legge, approvato il 28 dicembre, con cui il Governo Meloni ha concesso la disponibilità immediata di 680 milioni di euro all’azienda siderurgica convertibili in aumento di capitale che dovrebbe avvenire nel 2023, un anno prima di quanto previsto.

La richiesta dei sindacati, però, è che le risorse pubbliche siano utilizzate «per avviare un inequivocabile processo di transizione ecologica e sociale». E questo si renderebbe possibile solo con un cambio di governance, facendo in modo che Invitalia (azienda a controllo statale) detenga la maggioranza delle quote (60%) rispetto a ArcelorMittal. «Questa fabbrica ha portato negli ultimi anni solo cassa integrazione e licenziamenti – dice Cosimo Amatomaggi, segretario Uilm Taranto – Serve un intervento forte del governo che cacci via questa gestione e subentri in maggioranza da subito, senza attendere l’anno prossimo».

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