Ambiente

La Svezia va a caccia di lupi, il New England di coyote

Il Paese scandinavo ha autorizzato un inutile (e pericoloso) abbattimento di circa 250 lupi. Intanto a Nahant i cecchini hanno imbracciato il fucile per difendere la città dai 13 coyote che spaventano gli abitanti
Credit: Yannick Menard/unsplash
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11 gennaio 2023 Aggiornato alle 07:00

In Svezia è iniziato il più grande (e insensato) abbattimento di lupi degli ultimi anni, in New England i cittadini imbracciano i fucili per difendersi dai coyote che stanno invadendo le strade della città e aggredendo gli animali domestici. Storie simili, ma problemi diversi: uno non esiste, l’altro (forse) sì e si può risolvere senza le armi.

Nel Paese scandinavo i preparativi erano già stati avviati da qualche mese, ma con l’arrivo del nuovo anno è, purtroppo, partita ufficialmente la “caccia al lupo”: l’iniziale accordo del governo prevedeva l’abbattimento di circa 250 esemplari dei 460 attualmente presenti.

Ora il numero massimo di caccia è stato ridotto a 75, grazie anche alle proteste di numerosi gruppi ambientalisti che sono insorti, accusando il governo svedese di non aver preso in considerazione né le conseguenze sulla popolazione della specie, messa fortemente a repentaglio da un numero di uccisioni così alto, né le importanti sanzioni dall’Europa per la violazione di norme per la protezione degli esemplari.

«Il numero di lupi cresce ogni anno, aumentano i conflitti mentre la tolleranza è crollata». Con queste parole Anna-Caren Sätherberg, ministro svedese per gli affari rurali, aveva annunciato e giustificato sulla televisione pubblica l’intenzione del governo di abbattere i lupi svedesi, mentre Gunnar Glöersen, direttore dell’Associazione svedese della caccia, aveva parlato di «una pratica assolutamente necessaria per controllare la crescita della popolazione di lupo più ampia degli ultimi tempi».

Gli studiosi, però, non la pensano proprio così e dati e statistiche danno una versione differente e contrastante rispetto a quella del governo: la Svezia, infatti, potrebbe tranquillamente ospitare una popolazione di almeno 1000 individui e, addirittura, per mantenere una popolazione in salute (grazie alla diversità genetica) dovrebbe contare nel proprio territorio almeno circa 1.500 individui.

Ma, per il Paese, i neanche 500 esemplari sono un problema da risolvere con il sangue. Peccato (si fa per dire) che gli oltre 200 cacciatori che si sono dati appuntamento nelle foreste tra Gävleborg and Dalarna, a qualche centinaia di chilometri da Stoccolma, nel primo giorno di caccia siano tornati a casa a mani vuote.

Anche a Nahant, una piccolissima cittadina del New England, dei tiratori scelti, selezionati e arruolati dal Board of Selectmen, stanno imbracciando i fucili per difendere la città da un’invasione di circa 13 esemplari di coyote che, ormai, si aggirano indisturbati tra le strade e rappresentano una paurosa minaccia per gli abitanti.

I cittadini, stanchi di continue aggressioni da parte degli esemplari ai danni degli animali domestici e spaventati da possibili attacchi che, prima o poi, prenderanno di mira i bambini più piccoli, avevano già deciso di “armarsi” di fischietti e mazze da baseball per difendersi autonomamente dai coyote e allontanarli in qualche modo in attesa dell’arrivo dei cecchini in città, mentre molti cani erano stati avvistati in “tuta anti coyote”, una sorta di vestito con borchie e aculei, utile a limitare i danni in caso di aggressione.

Gli esperti hanno sottolineato come, per i coyote, i piccoli animali domestici possono essere effettivamente visti come delle prede, mentre gli attacchi agli esseri umani sono assolutamente rari.

Anche in considerazione di questo, sono stati diversi i cittadini attivisti che hanno deciso di protestare contro l’arrivo dei cecchini per salvare la specie. Come Francene Amari-Faulkner, uno dei residenti che si è schierato contro il piano di abbattimento, arrivato dopo false dichiarazioni ed esagerazioni che hanno portato a una paura estrema ed eccessiva. Come ha spiegato, «Se la città porta tiratori scelti, sarà un bagno di sangue, perché allora altre città diranno: “Possiamo farlo anche noi”».

È innegabile, nella cittadina il problema dei coyote esiste, le aggressioni ai danni di altri animali già ci sono state (circa 25 animali scomparsi nel nulla durante l’ultimo anno), ma non è con la violenza e l’abbattimento che potrà risolversi. Come sottolinea, infatti, Tony Barletta, amministratore di Nahant, i coyote continueranno a esistere e non si può abbattere un’intera specie: la soluzione, quindi, è una pacifica convivenza. Difficile da spiegare e far comprendere a cittadini terrorizzati.

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