Economia

Il terzo settore primeggia, nonostante la crisi

Secondo l’ultimo Censimento Permanente Istat, le istituzioni non profit registrano una crescita dello 0,9% con oltre 363.000 unità attive. Concentrate soprattutto al Nord (oltre il 50%)
Credit: Townsend Walton/Unsplash  
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4 gennaio 2023 Aggiornato alle 12:00

Nonostante il periodo di crisi che il nostro Paese sta affrontando, il terzo settore continua a svilupparsi e inizia a ricoprire un ruolo sempre più rilevante anche in ambito lavorativo.

La realtà del non profit, composta da enti senza scopo di lucro che svolgono attività di interesse generale e di utilità sociale, è in continua crescita in Italia.

Secondo l’ultimo Censimento Permanente dell’Istat in materia di istituzioni non profit, infatti, al 31 dicembre del 2020 sono ben 363.499 le istituzioni attive, con una crescita pari a +0.9% rispetto al periodo 2018/2019.

Questi numeri evidenziano un importante incremento del settore negli ultimi anni, tanto che nel 2011 se ne contavano poco più di 301.000 e nel 2001 circa 235.000, con una crescita del 52,8%.

Ma il dato economico è che, oltre ai volontari, crescono notevolmente anche i dipendenti, con un incremento pari all’1,0% nel 2020 rispetto all’anno precedente, arrivando a 870.183 lavoratori.

Nonostante la crescita costante del settore nel Mezzogiorno dal 2018, le istituzioni non-profit sono concentrate soprattutto al Nord, che ospita oltre il 50% del totale (in valore assoluto, parliamo di circa 182.000 enti).

Seguono il Centro con 80.000 enti (22,2%), il Sud con 66.000 unità (18,2%), e le Isole, che contano 34.000 organizzazioni (9,4%).

Riguardo alla concentrazione dei lavoratori del settore, il 57,2% dei dipendenti si trova al Nord (quasi 500.000 persone), seguito dal Centro (198.000 unità), dal Sud (107.000 dipendenti) e dalle Isole con quasi 66.000 impiegati retribuiti. Nonostante ciò, si rileva una variazione negativa dei dipendenti al Nord-Ovest (-1,0%) a fronte, invece, di un notevole incremento nelle Isole (+5,1%), nel Centro (+2,7%) e nel Sud (+2,1%).

Nel 2020, poi, si registra una crescita dei dipendenti nelle istituzioni più “grandi”: l’85,7% delle istituzioni non profit opera senza dipendenti, il 5,9% ne impiega fino a 3 e il 4,7% tra 3 e 9, mentre la quota di istituzioni con almeno 10 dipendenti è pari al 3,7%. Ma sono proprio quest’ultime che, oltre ad avere l’86,6% degli impiegati retribuiti, registrano una crescita del personale rispetto al 2019 (+1,3%).

Analizzando poi le istituzioni non-profit dal punto di vista giuridico, l’associazione resta la forma predominante (85,2%), di cui si contano oltre 309.000 unità, seguita poi dalle istituzioni con altre forme giuridiche (30.000 enti, pari all’8,4%), dalle cooperative sociali (16.000 enti, pari al 4,1%) e dalle fondazioni (8.200 enti, pari al 2,3% del totale). Nonostante l’associazione sia la forma giuridica più utilizzata, però, dal punto di vista occupazionale accoglie solo il 19,6% dei lavoratori complessivi (circa 170.000 unità). Il maggior numero di dipendenti (52,9%) lavora, infatti, nelle cooperative sociali (circa 461.000 unità), seguite dalle istituzioni con altre forme giuridiche, con 132.000 dipendenti (15,3%) e dalle fondazioni con 105.000 persone (12,2%).

Con riguardo al campo di attività degli enti non-profit, circa un’istituzione su 3 opera nel settore sportivo, ricoprendo il 32,9%, con 119.476 unità. Gli altri settori principali sono le attività culturali e artistiche (15,9%), le attività ricreative e di socializzazione (14,3%) e il settore dell’assistenza sociale e della protezione civile (9,9%).

Nonostante quest’ultimo dato, le istituzioni che operano nel campo dell’assistenza sociale della protezione civile sono quelle con maggiore capacità di offrire posti di lavoro, che con oltre 35.000 enti constano di 421.000 persone retribuite (48,4% dei lavoratori complessivi).

Per la restante parte la distribuzione dei lavoratori dipendenti risulta alquanto eterogenea: emerge il campo dell’istruzione e della ricerca, con il 15% dei lavoratori, della sanità con l’11,9%, e dello sviluppo economico e coesione sociale, con 11,4%.

È possibile poi classificare le organizzazioni non profit più nel dettaglio, basandosi sulle principali forme organizzative delineate dalla relativa legislazione speciale. Si registra, nel 2020, un aumento delle associazioni di promozione sociale (+7,2%) ricoprendo il 5,8% degli enti totali, e delle associazioni di volontariato (+5,7%) che rappresentano il 10,6% del totale, a fronte di una diminuzione delle Onlus (-2,7%) e delle imprese sociali (-1,8%).

Nonostante ciò, analizzando la distribuzione occupazionale, le imprese sociali sono quelle che offrono lavoro a oltre la metà dei dipendenti complessivi (54,2%), seguite dalle altre istituzioni non profit (31,8%), dalle Onlus (9,3%), dalle associazioni di volontariato (3,4%) e dalle associazioni di promozione sociale (1,3%).

Rispetto all’anno precedente, inoltre, si registra un aumento dei lavoratori dipendenti nelle associazioni di volontariato (+ 7,6%) e nelle imprese sociali (più 1,6%), mentre si registra un calo nelle associazioni di promozione sociale (-7,1%) e tra le Onlus (-2,3%).

Da tale quadro emerge quindi che il terzo settore sia, negli ultimi anni, in forte crescita, in particolare durante la pandemia. Ma nonostante questo, si tratta di un settore che necessita di essere rafforzato affinché si riesca a costruirne una struttura più solida, potendone così sfruttare tutte le potenzialità.

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