Economia

Meno nati, meno lavoro?

Il VII Rapporto sulle Libere Professioni fa il punto sullo stato di salute del settore e sulla sua capacità di rispondere al calo demografico con un rinnovamento generazionale
Credit: ANSA/ANGELO CARCONI
Tempo di lettura 4 min lettura
17 dicembre 2022 Aggiornato alle 21:00

L’inarrestabile calo demografico intacca inevitabilmente il mercato del lavoro. Il VII Rapporto sulle Libere Professioni di Confprofessioni, principale associazione di rappresentanza dei liberi professionisti in Italia, presentato a Roma il 15 dicembre, ci aiuta a capire lo stato di salute del mercato delle libere professioni.

Contrariamente alla maggior parte dei Paesi europei presi in analisi, dove il fenomeno della denatalità è presente in misura minore poiché attenuato e controbilanciato dai flussi migratori, in Italia il calo delle nascite resta costante dal 2014, registrando un tasso di crescita della popolazione di -4,2%, facendo scendere il saldo totale a 59.030mila unità.

La fascia di popolazione che subisce la più drastica riduzione è quella tra i 15 e i 29 anni. Dall’altro lato, invece, si registra una crescita della fascia di popolazione ultraquarantacinquenne, con un valore di +30% nella fascia 45-59 anni, che raggiunge il +86,5% per gli ultrasessantacinquenni. Inevitabilmente tali dinamiche demografiche hanno un forte impatto sul mercato del lavoro, evidenziando la mancanza di numeri che riescano a consentire il necessario ricambio generazionale.

Quali ripercussioni sul piano occupazionale?

In un contesto in cui si registra un calo occupazionale alquanto significativo, in particolare per la fascia di età 15-34 anni pari a circa il 26% tra il 2009 e il 2020, il campo delle libere professioni è quello che ne risente di meno (-1,5%), in quanto settore che può permettersi di godere di una più alta scolarizzazione dei professionisti, a fronte, invece, di un calo del -23% nel lavoro dipendente e del -36,5% nel complesso dell’occupazione indipendente.

Nonostante questo, mentre si evidenzia un calo dei lavoratori indipendenti in tutta Europa, nel nostro Paese la categoria dei liberi professionisti continua a ricoprire un ruolo importante nell’ambito lavorativo: si registra nel periodo 2009-2020 una variazione del 21,0%, con un calo di -1,5% nella fascia di età 15-34 anni e contemporaneamente un aumento del 44,6% delle unità nella fascia 45-64 anni. Nel 2021, erano poco meno di 1 milione e 400.000 unità, che corrispondono al 6,2% degli occupati e al 28,5% dell’aggregato dei lavoratori indipendenti.

I dati forniti dallo studio permettono, poi, di porre attenzione sull’impatto dell’emergenza legata alla pandemia, che ha portato notevoli conseguenze, in particolare per quanto riguarda i liberi professionisti datori di lavoro; si registra, infatti, un ulteriore diminuzione pari al -12,9% nel periodo tra il 2018 e il 2021.

Per quanto concerne, poi, il reddito complessivo delle libere professioni nel nostro paese, che raggiunge un valore pari a 40 miliardi di euro, il dato più significativo è quello relativo al forte divario che si verifica tra i redditi medi dei professionisti iscritti agli ordini, che si aggira attorno ai 35 mila euro, a fronte dei circa 15 mila euro che percepiscono, invece, i professionisti non ordinistici.

“Dobbiamo evitare la contrapposizione tra giovani e anziani. Se questi ultimi restano al lavoro più a lungo non bloccano l’ ingresso dei giovani nelle aziende o nelle professioni”: questo è quanto dichiarato dal Presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, in merito ai possibili rimedi in grado di contrastare l’impatto delle dinamiche demografiche sul mondo lavorativo, proponendo l’utilizzo di meccanismi volontari e premiali che ricomprano il ruolo di incentivo per l’attività anche in età avanzata e sottolinea, infine, l’esigenza di investire sui giovani, garantendo loro prospettive di crescita professionale.

Leggi anche
Futuro
di Redazione 2 min lettura
Demografia
di Caterina Tarquini 6 min lettura