Futuro

Anche in Giappone la natalità sta scemando

La maggiore età è stata abbassata da 20 a 18 anni. Ma ormai, in media, ogni famiglia fa un figlio. E quel figlio, non ha grandi sogni nel cassetto
Credit: Ryoji Iwata
Tempo di lettura 3 min lettura
14 gennaio 2022 Aggiornato alle 09:00

Il Giappone non è solo il Paese con più anziani al mondo, ma anche quello con meno nascite. Il 1 gennaio 2022 hanno spento le candeline dei vent’anni 40 mila giovani in meno rispetto all’anno precedente, arrivando così complessivamente a quota 1,2 milioni: il dato più basso dall’inizio del censimento regolare su questo aspetto, partito nel 1968. Il calo dei maggiorenni - i giapponesi raggiungono la maturità a vent’anni - è secondo il Financial Times la dimostrazione plastica della grande incapacità del Giappone di invertire il quello generale delle nascite. Nel 2020 il tasso di natalità medio era di 1,34 figli per donna in età fertile; 2 anni fa i neonati giapponesi erano appena 840 mila, su un totale di 125,8 milioni di abitanti. Anche la popolazione totale subisce, anno dopo anno, un calo costante: nel 2008, poco più di 10 anni fa, era di quasi 128 milioni.

Nell’ultimo Coming of Age Day, la festività giapponese dedicata a chi ha raggiunto la maggiore età che si tiene il secondo lunedì di gennaio, i nuovi adulti del Sol Levante sono stati lo 0,96% della popolazione totale. Una percentuale davvero molto bassa.

Tra l’altro, nota a margine, nel 2022, per la prima volta in 140 anni l’età dei maggiorenni sarà abbassata da 20 a 18 anni: una riforma del codice civile che permetterà anche ai 18enni di sposarsi senza chiedere il permesso ai propri genitori - le donne potevano farlo già a 16 anni, ma questo violava la legge sui diritti umani perché discriminatoria - ma anche accedere a mutui, prestiti e carte di credito. Per consumare alcolici bisognerà però sempre e comunque aver compiuto 20 anni.

E quali sono i desideri dei giapponesi neo maggiorenni? Al Financial Times alcuni hanno confessato di voler essere assunti in un’azienda o diventare dipendenti pubblici, per evitare rischi economici e non dover avviare un’impresa in autonomia. I ventenni, poi, ritengono che il panorama politico del Paese rimarrà sempre lo stesso e, secondo il professore della Chuo Gakuin University di Abiko, che si trova nel centro del Giappone, non credono che l’economia migliorerà in futuro. Secondo un report del gruppo di ricerche di mercato Macromill, i prolungamenti delle chiusure e delle limitazioni dovuti al Covid-19 hanno aggravato la tendenza a voler restare nel Paese piuttosto che cercare opportunità altrove. E questo ha fatto calare anche la percentuale di giapponesi desiderosi di studiare l’inglese per trovare lavoro, scesa di 10 punti, al 38%. E con lei è sceso anche l’umore generale dei giovani. Che, d’altro canto, dalla loro nascita non hanno mai visto una crescita sostanziale: né demografica, né economica.

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