Ambiente

Le rinnovabili? Possono valorizzare il paesaggio

In risposta alle critiche di Sgarbi, il country manager Italia della società European Energy, Alessandro Migliorini, ha spiegato ai microfoni della Svolta perché dobbiamo velocizzare la transizione energetica
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12 dicembre 2022 Aggiornato alle 19:00

Entro il 2030 l’Italia dovrà abbattere le emissioni del 55% per rispettare il piano europeo Fit for 55. Per centrare tale obiettivo le rinnovabili elettriche dovranno raddoppiare, raggiungendo una produzione annua a 241 Twh, circa il 70% del totale mix elettrico del Paese.

Un piano ambizioso che sta suscitando numerosi contrasti con alcuni enti locali e soprattutto aspre polemiche con l’attuale sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che in un’intervista per La Svolta ha ribadito certe sue contrarietà.

Opinioni non condivise da Alessandro Migliorini, country manager Italia della società energetica danese European Energy, impegnata da tempo nella costruzione di impianti di rinnovabili.

Secondo il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi gli impianti eolici e fotovoltaici costituiscono un grave problema per il paesaggio naturale e artistico italiano. Come rispondete a questa critica?

A mio avviso, e parlo da professionista che lavora per una azienda danese come European Energy specializzata nel settore con angolo visuale internazionale, non considererei quella del Prof. Sgarbi propriamente una critica bensì una posizione figlia del tifo e della polarizzazione di opinioni, sbagliata e per alcuni versi tipica dei social, quindi un abbaglio. La verità è che le rinnovabili sono l’unica soluzione viabile per un mix energetico sensato, non lo diciamo noi ma i numeri. Le rinnovabili con progetti ben pensati e realizzati non portano minacce al patrimonio naturale e artistico italiano ma addirittura possono valorizzarlo. E questo è il nostro approccio.

Il sottosegretario ha invocato un tavolo di discussione tra i ministeri di Cultura, Agricoltura e Ambiente con l’obiettivo di trovare regole condivise. Ritenete che possa emergere una soluzione valida e rapida per le rinnovabili?

Per definire regole condivise è importante partire con un approccio privo di preconcetti e guardando i dati, tenendo presente che il 55% degli italiani chiede di accelerare sulle rinnovabili, sono favorevole a uno sforzo per trovare regole condivise, a patto che siano sensate, allineate alle migliori pratiche europee e finalizzate a fare presto e bene. Se si realizzano impianti di produzione energia green in Italia, oneri accessori e risorse, perché magari non tutti lo sanno ma gli impianti pagano anche tasse locali e Imu, possono arrivare anche al sistema culturale. Infine, mi permetta una battuta, riuscire ad allungare i tempi burocratici più di quanto lo siano ora credo sia quasi impossibile.

Uno dei vostri progetti legati al fotovoltaico in Puglia ha riportato alla luce i resti di una basilica di 1500 anni fa con una necropoli dell’antica Daunia. Che connubio avete creato fra energia e patrimonio storico-culturale?

Progetti di fotovoltaico o eolico di mercato, rispettosi del paesaggio e che coniughino in modo virtuoso recupero artistico e conseguente rilancio del turismo in aree depresse sono un’opportunità. Mi piacerebbe pensare che anche in Italia, consapevoli che il mix energetico del passato non è più sostenibile, anche chi si occupa di arte e tutela del patrimonio culturale possa lavorare senza preconcetti e con le sue competenze messe al servizio del reale interesse del Paese e della collettività.

Ritenete che sia possibile replicare questa esperienza nel resto del Paese?

Assolutamente, in European Energy, sia per approccio culturale aziendale che per il fatto di operare anche nel Nord Europa dove le rinnovabili non conoscono pregiudizio, lavoriamo per unire sempre tre aspetti ai nostri progetti: essere di mercato, ovvero sostenibili senza incentivi, essere frutto anche del dialogo con le realtà locali, non a caso abbiamo un team dedicato al Paese e ogni nostro investimento ricade per oltre il 50% su aziende del territorio italiano, infine essere collegate al patrimonio culturale.

Secondo voi gli attuali sforzi legislativi, riguardo le rinnovabili, sono sufficienti per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione richiesti?

Il governo Draghi ha fatto alcuni passi nella direzione giusta, si percepisce una maggiore consapevolezza del problema ma non bastano le leggi occorre un approccio culturale. I progetti rinnovabili ben presentati e sensati devono essere autorizzati e anche in tempi brevi, come accade nel resto del mondo, ai ritmi attuali di sviluppo raggiungeremo gli obiettivi europei 2030 solo nel 2080. Non è sostenibile.

Che prospettive vedete per il settore italiano delle rinnovabili in questo decennio?

Anche qui parto da un dato: secondo una ricerca autorevole di un think tank internazionale specializzato su temi energetici come Ember, se aderissimo ai traguardi più ambiziosi di REPowerEU sulle rinnovabili in Italia si risparmierebbero 30 miliardi di spese in Gas dal 2025 al 2030. 200 miliardi a livello Europeo. Le prospettive del settore italiano delle rinnovabili saranno comunque positive perché una tendenza mondiale non si può sopprimere, ma essere ambiziosi e abbracciare il green in tema energetico potrebbe essere volano di sviluppo per tutto il paese non solo per il nostro settore.

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