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Sgarbi: «Abbiamo un numero impressionante di edifici orrendi dove installare i pannelli»

Per il critico d’arte e sottosegretario alla Cultura pale eoliche e panelli solari minacciano le campagne e il patrimonio agricolo italiano. Ma sul fotovoltaico rilancia: «Impianti solo su strutture costruite negli ultimi 70 anni»
Credit: ANSA/ MASSIMO PERCOSSI
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
2 dicembre 2022 Aggiornato alle 16:45

Il 30 novembre il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha proposto di aprire un tavolo di discussione tra i ministeri di Cultura, Agricoltura e Ambiente con l’obiettivo di «trovare regole condivise per conciliare la tutela del paesaggio con lo sviluppo dei progetti che vengono presentati dagli operatori».

Vexata quaestio, tanto che già nel 2010 il critico d’arte, all’epoca sindaco del Comune di Salemi, in Sicilia, in una lettera aperta al Corriere della Sera rivolta all’allora direttore Ferruccio de Bortoli lanciava un appello all’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano contro l’istallazione indiscriminata di impianti eolici e fotovoltaici, che definiva «orrori contro l’agricoltura, contro la civiltà, contro il paesaggio, contro il territorio».

«Sul fotovoltaico nelle campagne non c’è alcuna mediazione possibile», ribadiva, e rilanciava un’alternativa: «In Italia abbiamo un numero impressionante di edifici orrendi su cui si possono installare i pannelli». Ora che lo stesso Sgarbi sembra auspicare una qualche forma di conciliazione politica, lo abbiamo intervistato per capire come le sue posizioni possano venire incontro alle istanze della transizione energetica.

Il presidente di Federlogistica, Luigi Merlo, ha osservato che gran parte delle richieste provenienti dagli operatori riguardano gli impianti offshore, vale a dire nello spazio marittimo. Può essere una soluzione?

È un affare soltanto per chi realizza gli impianti, ma non porta alcuna soluzione reale. Si tratta di una tragedia da cui ci riavremo soltanto dopo aver capito che abbiamo sbagliato tutto. Ma ormai siamo travolti.

Nel caso dei pannelli solari tuttavia sembrano essere state sperimentate soluzioni rispettose del patrimonio culturale, come l’impianto fotovoltaico installato in Vaticano.

Quello è un po’ meglio, sinceramente.

Il sindaco di Firenze Dario Nardella pensa di sfruttare i tetti dei plessi scolastici.

Gli edifici costruiti negli ultimi 70 anni potrebbero prestarsi bene, ma non ho fiducia che accadrà.

Settant’anni, come quelli che lei ha festeggiato a maggio. Sua sorella Elisabetta Sgarbi li ha voluti celebrare con il docu-film ‘Vittorio - In un tempo fuori dal tempo’, presentato in anteprima questa settimana al Torino Film Festival. Come ha vissuto questo evento?

Gli spettatori sono stati tutti molto gentili e mi hanno manifestato grande affetto. Certo, se gli anni fossero stati 50 sarebbe stato meglio.

Torniamo al nostro tema. Come vede la frontiera delle tegole fotovoltaiche proposte anche da Elon Musk?

Speriamo, è da capire come verranno realizzate ma ancora una volta vanno montate solo sugli edifici più recenti, dove l’impatto è meno pericoloso.

La legge di conversione al Decreto energia entrata in vigore ad aprile di quest’anno liberalizza la costruzione di impianti nei centri storici ma esclude quelli soggetti a vincolo paesaggistico, fatto salvo per i “pannelli integrati nelle coperture non visibili dagli spazi pubblici esterni e dai punti di vista panoramici, eccettuate le coperture i cui manti siano realizzati in materiali della tradizione locale”. Insomma i vincoli ci sono. Non bastano?

Bene i centri storici, ma ci sono ancora intere aree agricole non vincolate, soprattutto della Tuscia – penso ai comuni di Orvieto, Bolsena e Tuscania – sulle quali si sta agendo in modo criminale.

Ma allora perché fare resistenza sull’installazione di parchi galleggianti a largo delle coste, dove gli impianti non sarebbero visibili?

È una soluzione praticabile ma inutile. L’unica soluzione è il nucleare di quarta generazione.

Che però richiede anni per essere implementato.

Sì, anche se personalità come lo scienziato Stefano Buono – che è intervenuto alla tavola rotonda del 30 novembre – stanno lavorando al progetto in chiave internazionale e mi auguro che arrivino presto buone notizie. Certo visto il tema mi aspetto ribellioni e molti che si metteranno di traverso.

A inizio novembre lei ha manifestato l’intenzione di coinvolgere il cantautore Morgan a livello ministeriale per la divulgazione della musica. È un’idea ancora viva?

Vivissima. La musica è quasi del tutto esclusa dal Codice dei beni culturali ed è ancora meno conosciuta dell’arte. Occorre trovare un modo per rendere Morgan utile ed efficace nella promozione dell’insegnamento musicale, anche in televisione.

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