Ambiente

Priolo: arriva il decreto “salva Lukoil”

La raffineria Isab di Siracusa – la quinta d’Europa – verrà posta sotto amministrazione fiduciaria. Finora l’impianto ha permesso di aggirare l’embargo Usa sul petrolio russo
Credit: Tom Fisk/p
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2 dicembre 2022 Aggiornato alle 14:00

Circa un mese fa il Wall Street Journal denunciava il legame di “petrolio” che univa gli Stati Uniti, l’Italia e la Russia. Nonostante l’embargo degli Usa, scattato subito dopo l’inizio della guerra in Ucraina, le auto di milioni di americani hanno consumato petrolio russo distillato nello stabilimento di Priolo, vicino Siracusa, in Italia.

Oltre 200 distributori a marchio Exxon, in Texas e New Jersey, hanno distribuito carburante aggirando l’embargo. In Italia, a Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa c’è la Isab, la seconda raffineria più grande d’Italia, la quinta in Europa, che è controllata dalla russa Lukoil.

L’inchiesta del Wall Street Journal ha ricostruito le rotte delle navi che arrivano in Sicilia a scaricare il greggio. Prima delle sanzioni la raffineria di Priolo trattava il greggio proveniente da diversi Paesi e il petrolio russo rappresentava circa il 30% del totale. Oggi oltre il 90% del prodotto grezzo viene dalla Russia, soprattutto dal porto di Primorsk nel Mar Baltico, perché le banche europee hanno smesso di finanziare la Isab.

Il petrolio russo viene quindi lavorato in Italia e questo processo “europeizza” il prodotto che può entrare nel mercato americano senza violare ufficialmente nessuna restrizione. Infatti, i divieti Usa colpiscono l’importazione diretta dei prodotti russi, ma non quelli che vengono lavorati e trasformati. Ma a breve la situazione cambierà.

La soluzione dell’Italia all’embargo dell’Ue sul petrolio russo

Il 5 dicembre scatterà l’embargo dell’Unione Europea al petrolio russo. Ma c’è un grosso problema da risolvere: l’Europa è il più grande acquirente di gasolio russo e la settimana prossima il mercato globale del petrolio potrebbe cambiare profondamente.

Il primo ciclo di sanzioni aveva investito la società costringendola ad acquistare petrolio solo dalla madrepatria Russia. Queste nuove sanzioni però impediranno l’immissione sul mercato europeo di greggio russo e lo stabilimento di Priolo rischia di chiudere non avendo più petrolio da raffinare.

I destini di Priolo sono anche il futuro di 3.000 dipendenti diretti, e di oltre 7.000 dell’indotto. I ministeri coinvolti, Imprese e Made in Italy, Ambiente e sicurezza energetica, oltre all’Economia, durante l’ultimo Consiglio dei Ministri si sono confrontati con tutto l’esecutivo per cercare la soluzione più idonea.

La soluzione per assicurare la continuità produttiva, e la sicurezza degli approvvigionamenti, prevede la nomina di un commissario che sarà in carica per 12 mesi, al massimo 24: entrando lo Stato nella gestione del sito, la produzione potrebbe continuare ad acquistare petrolio offrendo nuove garanzie alle banche che dovrebbero riattivare le linee di credito precedentemente interrotte.

L’amministrazione fiduciaria temporanea segue quanto già accaduto in Germania dove lo stato, lo scorso settembre, è intervenuto per salvare la raffineria di Schwedt, nell’Est della Germania, e altre filiali del colosso russo Rosfnet che da solo produce il 12% dei prodotti raffinati nel territorio tedesco.

Il Decreto Legge soddisfa la Presidente Giorgia Meloni che dichiara: «Una norma con la quale il Governo interviene, tra l’altro, per garantire la continuità del lavoro nella raffineria Isab di Priolo che impiega con l’indotto circa 10.000 persone. Scopo dell’intervento d’urgenza è tutelare al tempo stesso un nodo energetico strategico nazionale e i livelli occupazionali così significativi per la Sicilia e l’intera Nazione».

Priolo: la quinta raffineria d’Europa

L’impianto di raffinazione, gassificazione e cogenerazione di energia elettrica di Isab S.r.l. è inserito nel polo petrolchimico di Priolo Gargallo, uno dei più grandi siti industriali europei di proprietà della società svizzera Litasco Sa, controllata a sua volta dalla compagnia petrolifera russa Lukoil.

Il grande sito è il risultato di una fusione di 2 raffinerie preesistenti: l’impianto Nord e Sud. L’impianto nella parte Nord del litorale tra Siracusa e Augusta sorge negli anni ’50, foraggiato dai massicci investimenti per la ripresa post-bellica dell’Italia e subisce numerosi cambi di proprietà e denominazione (Sincat, Montedison, Praoli, Agip ed Eni). L’impianto Isab, a Sud del litorale, è l’ultima raffineria aperta in Italia, la più “giovane”, costruito nel 1972 entrata in funzione nel 1975 quando era di proprietà della famiglia genovese Garrone.

Nel 2013 tutti gli impianti sono stati ceduti alla società russa Lukoil e i 2 siti sono stati uniti in un unico complesso che occupa 3 milioni di metri quadrati, con oltre 300 serbatoi e un volume complessivo di 4 milioni di metri cubi per lo stoccaggio di greggio e di raffinati, con 3 pontili per il carico e lo scarico delle navi petroliere e gasiere. Oggi la raffineria siciliana produce da sola il 22% dei prodotti derivati dalla raffinazione e usati in Italia.

Un vero gigante anche in termini di inquinamento: nel 2018 Isab ha comunicato al Registro Europeo delle Emissioni di aver emesso più di 2 milioni di tonnellate di CO2. Speriamo che oltre agli aspetti neri come il petrolio, si pensi anche al verde dell’ambiente.

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