Ambiente

Altro che rinnovabili, l’Italia preferisce il fossile

Siamo il sesto Paese al mondo per finanziamenti pubblici a progetti con gas e petrolio, mentre alle energie pulite destiniamo ancora le briciole. Legambiente: «Siamo in ritardo»
Credit: Jeanson Wong/unsplash
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7 novembre 2022 Aggiornato alle 13:00

Annunciamo transizioni ecologiche, ci proclamiamo devoti a un futuro improntato sulle rinnovabili, ma nel frattempo continuiamo a finanziare le industrie dei combustibili fossili.

L’Italia è il sesto più grande finanziatore pubblico di combustibili fossili al mondo: 2,8 miliardi di dollari all’anno sono destinati a questo settore. Per intenderci: più di Arabia Saudita o Russia.

Nel rapporto At a Crossroads: Assessing G20 and MDB international energy finance ahead of stop funding fossils pledge deadline, pubblicato da Oil Change International e Friends of the Earth Usa (e con la collaborazione di Legambiente e ReCommon), emerge come in generale, a livello di finanziamenti pubblici, stiamo ancora investendo troppo nel gas.

“Il 53% dei finanziamenti pubblici internazionali noti per i combustibili fossili è andato a progetti di gas fossile tra il 2019 e il 2021. Questi 30 miliardi di dollari all’anno sono superiori a quelli ricevuti da qualsiasi altro tipo di energia tra il 2019 e il 2021 e a tutti i finanziamenti per l’energia pulita” si legge nel report.

Se invece si guarda ai finanziamenti alle varie industrie di fonti fossili i “peggiori” risultano Giappone (10,6 miliardi di dollari), Canada (8,5), Corea (7,3) e Cina (6,7). L’Italia è al sesto posto (2,8). Nel nostro Paese, ogni 10 euro investiti, 9 vanno ai fossili, dato che quasi il 90% di tutti gli investimenti energetici è concentrato in combustibili che provocano emissioni, mentre solo 112 milioni di dollari sono destinati alle rinnovabili.

Chi invece investe di più in rinnovabili sono Francia (2,8), Brasile (2,5) e Germania (2,3). Secondo Legambiente questo studio “mostra che il nostro Paese è in ritardo, rispetto ad altri, nell’attuare un impegno congiunto a porre fine al finanziamento pubblico per i progetti internazionali sui combustibili fossili entro la fine del 2022, adottato alla conferenza globale sul clima di Glasgow lo scorso anno. L’Italia rimane il sesto maggior fornitore di finanza pubblica internazionale per combustibili fossili a livello globale, piazzandosi davanti ad Arabia Saudita e Russia, che si trovano rispettivamente all’8° e 9° posto”.

Inoltre, il Cigno Verde sottolinea che “i finanziamenti italiani per le fonti più inquinanti sono fluiti in gran parte attraverso l’agenzia italiana di credito all’esportazione, Servizi Assicurativi del Commercio Estero (SACE). Questo tipo di finanziamento preferenziale alle fossili aiuta a sfruttare ulteriori investimenti per i progetti proposti e rende più probabile che vengano portati a termine. SACE ha fornito supporto a molti progetti controversi, tra cui il progetto Mozambico GNL, che sta esacerbando un conflitto interno al Paese africano, che ha visto brutalità inimmaginabili e migliaia di morti. SACE ha anche sostenuto le fonti fossili in Russia nei 7 anni trascorsi dall’annessione della Crimea, azioni che Bloomberg sottolinea «aiutavano ad arricchire la Russia mentre si preparava a invadere l’Ucraina»”.

Troppo poco, al contrario, l’investimento destinato alle rinnovabili. “Una quota molto inferiore della finanza pubblica italiana è andata all’energia pulita: una media annua di 112 milioni di dollari tra il 2019 e il 2022. Ciò significa che su un totale di 3,2 miliardi di dollari per il finanziamento dell’energia, l’89,8% è andato ai combustibili fossili e il 3,5% è andato all’energia pulita - chiosa Legambiente, ricordando che - è giunto il momento di un cambiamento radicale. L’Italia deve smettere di sovvenzionare i combustibili fossili e i progetti correlati, che non solo contribuiscono alla grande crisi che assistiamo quotidianamente, ai prezzi dell’energia e alla crisi climatica, ma portano anche a conflitti e disuguaglianze sociali. L’appello al nuovo Governo: l’Italia deve cambiare rotta, disinvestire in progetti dannosi finanziati con denaro pubblico e puntare su energie rinnovabili ed efficienza per aiutare imprese e famiglie”.

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