Ambiente

È stop (vero) al petrolio di Putin

Il vertice europeo del 30 maggio ha portato all’embargo del greggio russo via mare. In sospeso invece la questione dell’oleodotto Druzhba. Intanto Mosca taglia il gas all’Olanda
Ursula Von der Leyen e Mario Draghi al vertice di Bruxelles, il 30 maggio.
Ursula Von der Leyen e Mario Draghi al vertice di Bruxelles, il 30 maggio. Credit: ANSA
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31 maggio 2022 Aggiornato alle 20:30

La strada, un cammino che offre sia le ambizioni di decarbonizzazione ma soprattutto quelle di non dipendere più dal petrolio russo, è stata tracciata nella notte. Dopo un lunghissimo vertice, i leader dei 27 Paesi europei hanno trovato l’intesa - seppur con aspetti parziali - sull’embargo al greggio di Mosca. Un sistema che accontenta in parte anche chi si opponeva, come l’Ungheria di Viktor Orban, e fornisce garanzie ai Paesi senza sbocco sul mare.

Quanto concordato dall’Europa è un embargo immediato al petrolio che arriva dalla Russia via mare all’Europa. Per quello è stato deciso lo stop fin da subito. Rinviato invece il discorso del greggio che giunge al Vecchio Continente tramite l’oleodotto di Druzhba (anche ribattezzato come la pipeline dell’“amicizia”). Fondamentale, per vincere le resistenze, l’idea di inserire nell’accordo l’impegno di Bruxelles a introdurre possibili “misure di emergenza” in caso di interruzione della fornitura di energia da parte di Mosca.

In sostanza, se Paesi che non si affacciano sul mare come Repubblica Ceca, Ungheria o Slovacchia subissero misure ritorsive da Mosca, viene garantito che saranno sostenute dagli altri membri dell’Ue. Si attende poi, nelle prossime ore, la definizione del periodo di esenzione per il greggio via oleodotto.

Di fatto, Ungheria ma anche Praga e Bratislava hanno ottenuto per iscritto che in caso di misure ritorsive del Cremlino saranno aiutate dagli altri Paesi membri: il governo di Budapest, con il 65% del fabbisogno di petrolio via oleodotto, era quello che inizialmente si era opposto con più tenacia davanti al taglio, resistenza sciolta soltanto dalle promesse di aiuto degli altri stati europei.

Quella segnata è in parte una vittoria anche per il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy che aveva chiesto ai leader europei di “non dividersi” e approvare “in fretta” le sanzioni.

L’intero accordo, anche se incentrato sul petrolio, è stato raggiunto sullo sfondo di temi chiave come il RePowerEu, il piano Ue per svincolarsi dagli idrocarburi russi e veleggiare verso l’autonomia energetica grazie alle energie rinnovabili. Anche Mario Draghi, nel corso del vertice, come il presidente ucraino ha ricordato l’importanza di “mantenere unità sulle sanzioni. L’Italia è d’accordo sul pacchetto, purché non ci siano squilibri tra gli Stati membri”.

Fondamentale, nella partita, anche l’atteggiamento di Germania e Polonia che rinunciano all’ eccezione sull’oleodotto Druzhba, agevolando così un accordo di principio che prevede in totale di tagliare il 90% delle importazioni di petrolio dalla Russia entro la fine dell’anno (sbloccando il sesto pacchetto di sanzioni). Entro due mesi si stima quindi che verranno bloccati almeno i due terzi del greggio di Putin, fino poi gradualmente ad arrivare al 90%.

Nel frattempo, poco prima dell’intesa, così come con la Finlandia, il Cremlino ha tagliato il gas anche all’Olanda. La compagnia olandese Gasterra ha infatti riferito che Gazprom ha deciso lo stop alle forniture di gas per il rifiuto della società di pagare in rubli, una interruzione già in vigore da oggi.

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