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Oggi è la Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids

Secondo i dati di Unaids, nel 2021 ci sono stati 1,5 milioni di nuovi casi, 1 milione in più rispetto all’obiettivo target 2020. In Italia sono state segnalate 1.770 nuove diagnosi
Credit: Klaus Nielsen/pexels
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
1 dicembre 2022 Aggiornato alle 09:00

Il 1° dicembre si celebra la Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids, o sindrome da immunodeficienza acquisita, una malattia infettiva causata dal virus Hiv, che attacca e distrugge, in particolare, un tipo di globuli bianchi, i linfociti Cd4, responsabili della risposta immunitaria dell’organismo.

Quest’anno lo slogan di Unaids, il Programma delle Nazioni Unite per l’Hiv e l’Aids, è un invito all’azione: “Equalize” è uno stimolo a lavorare per le comprovate azioni pratiche necessarie per affrontare le disuguaglianze e aiutare a porre fine all’Aids. Perché “a 4 decenni dall’inizio della risposta all’Hiv - spiega Unaids - persistono ancora disuguaglianze per i servizi più basilari come test, cure e preservativi, e ancora di più per le nuove tecnologie”.

I dati mostrano che in tutto il mondo si sta perdendo terreno rispetto ai progressi fatti, complici il Covid, le crisi internazionali e la crisi economica. Ma gli obiettivi Onu per uno sviluppo sostenibile prevedono la sconfitta dell’Aids entro il 2030.

I contagi nel mondo

Le nuove infezioni di Hiv sono in aumento nei Paesi, nelle regioni e nelle città di tutto il mondo: nel 2021 ci sono stati 1,5 milioni di nuovi casi, 1 milione in più rispetto all’obiettivo di 500.000 per il 2020.

La Global Hiv Prevention Coalition, istituita nel 2017 per attuare programmi di prevenzione su larga scala, ad alta copertura, equi e di alta qualità, è composta dai 28 Paesi che rappresentano i tre quarti di tutte le nuove infezioni da Hiv nel mondo. Nell’ultimo incontro si è parlato del rapporto In Danger di Unaids, che ha mostrato come le infezioni siano diminuite solo del 3,6% tra il 2020 e il 2021, il calo più basso dal 2016.

Nel 2021, ogni 2 minuti, una ragazza tra 15 e 24 anni di età è stata contagiata dall’Hiv; 250.000 adolescenti e giovani donne sono state nuovamente infettate: oltre l’80% si trova nell’Africa subsahariana. In questa regione le adolescenti e le giovani donne hanno una probabilità 3 volte maggiore di contrarre l’Hiv rispetto agli uomini.

Tra i bambini, secondo le ultime stime globali dell’Unicef, circa 110.000 under 19 sono morti per cause collegate all’Aids nel 2021. I giovani che convivono con il virus dell’Hiv sono arrivati a quota 2,7 milioni, con 310.000 nuovi contagi. Anche se rappresenta solo il 7% dei contagi, in questa categoria rientra il 17% di tutte le morti legate all’Aids e il 21% dei nuovi contagi da Hiv nel 2021, che però tra gli under 14 sono diminuiti del 52% dal 2010 al 2021, e del 40% nello stesso decennio tra gli adolescenti dai 15 ai 19 anni.

Come spiega Unaids, “quando i Paesi aumentano la combinazione di programmi di prevenzione dell’Hiv, è possibile ottenere successi sorprendenti”. La rapida espansione dei programmi rivolti alle key populations, che contestualmente a questo virus includono persone omosessuali, persone transgender, sex workers, persone che si iniettano droghe, che vivono con l’Hiv e infine detenuti, hanno contribuito a un calo delle nuove infezioni: in Costa d’Avorio si è registrata una diminuzione del 72% tra il 2010 e il 2020, mentre in Sud Africa del 45% e in Kenya del 44%. In Cambogia, Thailandia e Vietnam sono calate di oltre il 60% nello stesso decennio, mentre in El Salvador, Moldavia e Sri Lanka, i nuovi contagi sono dimezzati.

I contagi in Italia

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2021 le nuove diagnosi di Hiv rispetto all’anno precedente sono state 1.770, con un’incidenza di 3 ogni 100.000 abitanti. Un dato “che pone il nostro Paese al di sotto della media osservata tra gli Stati dell’Unione Europea (4,3 nuovi casi per 100.000)”, spiega l’Iss. In Italia, dal 1982, sono stati segnalati 72.034 casi di Aids, di cui 382 diagnosticati nel 2021: i dati mostrano che l’incidenza è in costante diminuzione.

I contagi maggiori si riscontrano nella fascia di età 30-39 anni, con un’incidenza di 7,3 nuovi casi ogni 100.000 residenti, seguita dalla fascia 25-29 anni. In queste categorie l’incidenza negli uomini è di 3-4 volte superiore alle donne: i maschi rappresentano il 79,5% dei nuovi casi. La trasmissione sessuale è ancora il maggiore veicolo di contagio, con l’83,5% dei casi. Gli eterosessuali rappresentano il 44% dei contagiati, seguiti dagli uomini omosessuali al 39,5%. La trasmissione attraverso l’uso di sostanze stupefacenti riguarda il 4,2% dei casi. Dal 2017 sono diminuiti anche i nuovi contagi nelle persone straniere, che nel 2021 costituiscono il 29,2% di tutte le segnalazioni.

Un dato in aumento dal 2015 è la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da Hiv: nel 2021 il 63,3% delle nuove diagnosi è arrivato con grave ritardo, quando cioè, spiega la Lega Italiana per la lotta contro l’Aids, “le persone erano già in Aids o prossime a questa condizione”. Più di un terzo delle persone con nuova diagnosi scopre di essere positivo a causa della presenza di sintomi o patologie correlate al virus, mentre il 16,6% delle persone contagiate fa il test dell’Hiv dopo aver avuto rapporti sessuali senza preservativo, comportamenti a rischio non specificati (9,4%), accertamenti per altra patologia (6,9%), iniziative di screening/campagne informative (6,2%).

La prevenzione e l’informazione, qui, giocano un ruolo fondamentale: secondo l’Osservatorio Giovani e Sessualità condotto da Durex in collaborazione con Skuola.net, meno di 1 giovane su 2 usa sempre il preservativo. Nel 2018 il dato era al 57%, oggi è al 46%. Dalla ricerca, che ha coinvolto più di 15.000 giovani tra gli 11 e i 24 anni, emerge “un approccio sempre più precoce alla sessualità, spesso correlato a una debole percezione del rischio e comportamenti sessuali poco consapevoli, come lo scarso utilizzo del profilattico o la mancanza di adesione a programmi di prevenzione o controlli screening”, spiega l’indagine.

Riguardo all’adesione a programmi di prevenzione e di screening, il 64% degli intervistati non si è mai rivolto a specialisti, soprattutto tra i maschi: il 73% spiega di non aver mai varcato la soglia di uno specialista nelle condizioni che riguardano la sfera sessuale e riproduttiva maschile. Solo l’8% si rivolge ai genitori per confrontarsi sulla sessualità, e questa mancanza di dialogo si ritrova a scuola: poco più della metà degli studenti coinvolti, il 53%, afferma di aver parlato di sessualità, contraccezione e prevenzione tra i banchi.

Il ministero della Salute spiega quali sono i modi per ridurre il rischio di trasmissione sessuale dell’Hiv, come usare il preservativo maschile o femminile in modo corretto, durante i rapporti penetrativi, sin dall’inizio del rapporto sessuale, ma anche durante i rapporti orali. E assumere correttamente la profilassi Prep, o pre-esposizione, che consiste in una combinazione di farmaci attivi contro Hiv prima dei rapporti sessuali.

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