Ambiente

Regioni: quali sono più vicine alla neutralità climatica?

In base ai dati emersi dal nuovo report di Italy For Climate sono pochi i territori oggi in linea con gli obiettivi 2030 e 2050. Tuttavia, tre in particolare mostrano segnali positivi
Credit: Peter De Vink/ Pexels  
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25 novembre 2022 Aggiornato alle 17:00

La corsa alla neutralità climatica deve necessariamente passare per sforzi e strategie a livello locale.

Ogni regione italiana, a seconda di condizioni e opportunità, per ora ci sta provando a modo suo: i risultati non sono in linea però con gli obiettivi climatici del 2030 o del 2050, ma ci sono diversi segnali incoraggianti - soprattutto al Centro-Sud - che il nuovo rapporto di Italy for Climate (I4C), centro di ricerca sul clima della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ha sottolineato in collaborazione con Ispra.

Per esempio tre regioni sembrano essere più virtuose di altre - Campania, Calabria, Lazio - seppur con criticità in ogni territorio. Per tracciare l’andamento della corsa delle regioni I4C si è basato su tre indicatori relativi alle performance: le emissioni di CO2, i consumi di energia e i consumi energetici soddisfatti da fonti rinnovabili.

Osservando il numero di indicatori in cui ciascuna regione presenta valori migliori della media nazionale e dietro alle tre in testa c’è un gruppo centrale in cui il numero di indicatori migliori e peggiori della media nazionale più o meno si equivale: sono Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto.

Otto di questi territori hanno buone performance sulle fonti rinnovabili, ma non soddisfano buoni criteri su consumi o emissioni. Il gruppo di coda invece vede Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna, zone con performance particolarmente negative sulle fonti rinnovabili (ma anche su altri indicatori).

In generale i dati si riferiscono al 2020, periodo di pandemia, in cui è stato registrato un calo delle emissioni dovuto al lockdown.

Se si confrontano le emissioni pro capite, la più virtuosa risulta la Campania (2,1 tCO2eq), quella peggiore invece la Sardegna (circa 9, mentre la media nazionale è di 4,9 tonnellate).

Anche a livello di consumi di energia bene la Campania (1 tep consumato in un anno da un cittadino) mentre va male l’Emilia Romagna (2,7).

Passando alle fonti rinnovabili fanalino di coda è la Liguria con appena l’8% dei consumi coperti da rinnovabili, mentre benone va la Valle d’Aosta (ha addirittura il 105% ed è la prima regione esportatrice netta di energia rinnovabile).

In totale, 11 regioni fanno segnare un aumento della quota di rinnovabili sui consumi mentre in 9 le rinnovabili diminuiscono

.Ci sono poi una serie di caratteristiche che accomunano alcune regioni. Per esempio alcune oggi hanno almeno il 40% dei consumi coperti da rinnovabili (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Calabria, Molise), mentre altre si potrebbero definire libere dal carbone, dato che Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Molise, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta hanno azzerato i loro consumi, al contrario invece di Puglia, Sardegna e Lazio che da sole fanno quasi l’80% del consumo nazionale di carbone.

Alcune delle regioni più piccole, con meno di 1,5 milioni di abitanti, prendono un cartellino rosso per le emissioni: Basilicata, Molise, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta registrano infatti emissioni pro capite di CO2 sopra la media.

Stesso discorso per quelle troppo dipendenti dalle automobili: in Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta ben oltre un’auto per persona.

Infine uno sguardo a quelle che stanno facendo meglio con il fotovoltaico: “In Italia abbiamo 359 watt di fotovoltaico installato per abitante, ma Marche e Puglia ne hanno più del doppio, mentre la Sardegna è quella che è cresciuta di più nel 2020. Ma se guardiamo al solo fotovoltaico domestico, guidano la classifica Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Sardegna, Umbria e Trentino”, si legge nel rapporto.

Secondo Edo Ronchi, promotore Italy For Climate, «le regioni sono poco coinvolte nelle politiche e nelle misure di decarbonizzazione: è necessario un maggiore coinvolgimento perché gli obiettivi climatici non possono essere raggiunti senza le amministrazioni locali. In alcuni casi le regioni attivano ostacoli alla transizione energetica e solo una minoranza ha attivato un Piano energetico-ambientale regionale con obiettivi almeno al 2030 di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Serve un Legge per il clima anche in Italia per dare certezza e stabilità ai target energetici e sulle emissioni al 2030 e alla via per la neutralità climatica, in linea con i target europei di attuazione dell’Accordo di Parigi, e per fissare una ripartizione vincolante - il burden sharing – di adeguati obiettivi energetici e climatici tra le regioni».

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