Economia

Mercato debito sostenibile: a che punto siamo?

Secondo il Climate Bonds Standard l’Italia è quarta in Europa in termini di prestiti e obbligazioni green, che hanno registrato una crescita globale del 46% in un solo anno
Credit: Jonas Von Werne 
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24 novembre 2022 Aggiornato alle 21:00

A generare la maggior quota di debito sostenibile, nella prima metà del 2022, sono stati i Paesi sviluppati, con oltre il 60% delle emissioni totali, mentre nelle economie emergenti si assiste a una crescita dal 20% nella prima metà del 2021 al 29% nel 2022.

A delineare la situazione è l’organizzazione Climate Bonds Initiative, che attraverso l’emissione di uno specifico strumento, il Climate Bonds Standard, permette di monitorare lo stato di salute del mercato del debito sostenibile. Un mercato con una crescita esponenziale quello del debito “verde”, che passa da 0 a 2.800 miliardi di dollari in 10 anni: dal 2020 al 2021 la crescita è stata del 46%, con emissioni pari a 1.100 miliardi di dollari nel 2021, portando il debito in circolazione a quasi 3.000 miliardi di dollari.

In questo contesto sono ancora i Green Bond gli strumenti più utilizzati, nonostante l’ascesa di alcuni nuovi prodotti finanziari. Ma cosa sono i Green Bond?

I Green Bond, come ci svela la traduzione letterale del termine “obbligazioni verdi”, sono strumenti finanziari a reddito fisso, in particolare titoli di debito, emessi per il finanziamento di progetti che abbiano come fine ultimo la sostenibilità ambientale, come può essere la produzione di energia da fonti rinnovabili. La loro prima emissione risale al 2007, ideati da Aldo Romano per mano della Banca Europea degli Investimenti, mentre in Italia la prima emissione fu nel 2014 da Hera, un’azienda multiutility italiana.

Sono poi 4 i cosiddetti GBP (Green Bond Principles), ovvero quei principi, emessi dall’International Capital Market Association (ICMA), che li rendono fungibili e li distinguono dalle altre obbligazioni tradizionali:

- i proventi, derivanti dell’emissione obbligazionaria, che dovranno essere utilizzati solo nell’ambito di progetti Green;

- la valutazione e la selezione del progetto;

- la gestione dei proventi, che dovranno essere tracciati in un sistema controllato dall’emittente;

- l’attività di reporting, con la quale si elabora un rapporto annuale che include un elenco di progetti nei quali sono stati utilizzati i proventi e una descrizione dei progetti, degli importi a essi assegnati e il loro impatto atteso.

Inizialmente i Green Bond venivano emessi esclusivamente da istituzioni finanziarie internazionali, come la BEI o la Banca Mondiale, ma con il passare del tempo questo tipo di strumento comincia a essere utilizzato sempre più anche da singole aziende e da società municipalizzate, a sostegno della transizione ecologica, soprattutto nei paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti.

Ai Green Bond si aggiungono i Social Bond e dei Sustainable Bond. I primi sono finalizzati al finanziamento di progetti di interesse sociale coniugando gli obiettivi economici individuali, quindi ottenere un’equa remunerazione in termini di investimenti, e gli obiettivi di interesse generale, apportando maggior valore alla società attraverso la realizzazione dei progetti. I secondi, invece, offrono agli investitori la possibilità di combinare i propri obiettivi personali di investimento con gli obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale nei paesi membri beneficiari, come i progetti finalizzati a contrastare la povertà, o progetti per la sanità, l’istruzione, l’agricoltura o le infrastrutture.

Emergono anche altri strumenti finanziari come i Sustainability-linked Loans, cioè quei prestiti connessi al raggiungimento di specifici obiettivi di sostenibilità, da parte del beneficiario, concordati con gli istituti di credito.

Nel 2021 sono stati emessi Green Bond per un valore pari a 522 miliardi di dollari (+75% rispetto all’anno precedente). Altra categoria di obbligazioni che ha ricoperto un ruolo protagonista nel mercato del debito sostenibile sono proprio i Sustainable Bond con una crescita pari al 23%, raggiungendo i 200 miliardi di dollari, grazie al maggior numero di emittenti che ha permesso così di compensare il crollo del valore delle singole operazioni. Ruolo più marginale è stato invece ricoperto dai Social Bond, che hanno raggiunto i 223 miliardi di dollari (- 13% rispetto allo stesso periodo del 2021); nonostante questo restano ugualmente in una posizione più elevata rispetto ai Sustainability-linked Bond, che raggiungono un valore pari a 118 miliardi di dollari (+941%) e ai Transition Bond, con un valore di 4,4 miliardi (+33%).

Secondo l’analisi condotta dal Cerved, “Rapporto Italia Sostenibile 2022”, i paesi che hanno fatto maggiore ricorso ai Green Bond nel 2021 sono stati gli Stati Uniti, con emissioni pari a 83,6 miliardi di dollari, seguiti da Cina (58,8 miliardi di dollari), Germania (58,5 miliardi di dollari) e Francia (52,7 miliardi di dollari). Mentre, per quanto riguarda le emissioni, circa la metà nel mercato del debito “verde” sono attribuibili all’Europa, trend in crescita dell’89% rispetto al 2020.

Analizzando il mercato italiano, l’emissione dei Green Bond, dei social Bond e dei Sustainable Bond ha raggiunto un valore pari a circa 70 miliardi di euro, con una predominanza dei primi. Infatti, l’Italia nel 2021 è stata il quarto paese europeo in termini di prestiti e obbligazioni green, dopo Francia, Germania e Gran Bretagna, mentre in un contesto mondiale è stata superata solo da Stati Uniti e Cina.

Secondo il Climate Bonds Initiative questo è solo l’inizio di una crescita costante nei prossimi anni che si prevede porterà il valore del mercato dei Green Bond a un trilione di dollari nel 2022 e a 5 trilioni nel 2025. Questo quadro di crescita del mercato del debito sostenibile è dovuta, in particolare, alla crescente attenzione verso tematiche legate alla sostenibilità e all’ambiente che ha, di conseguenza, influenzato gli investitori del mercato finanziario e industriale, a puntare i propri investimenti sempre più in progetti green.

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