Ambiente

C’è un legame tra smog e parti prematuri

Uno studio dell’Università Statale di Milano condotto su 134 donne alla dodicesima settimana di gestazione ha rilevato una correlazione tra aumento di nascite anticipate ed esposizione a particolato e biossido di azoto
Credit: Glitch Lab
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
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17 novembre 2022 Aggiornato alle 16:00

Se aspetti un bambino e vivi a Milano, devi sapere che nel capoluogo lombardo tira una brutta aria. L’esposizione alle polveri sottili aumenta il rischio di parto anticipato e di ricorso al cesario. A rivelarlo una ricerca condotta da un team di ricercatori dell’Università Statale di Milano, pubblicata sulla rivista Environment International.

Dallo studio, che ha ottenuto anche il riconoscimento di Prix Galien Italian 2022, emerge un aumento insolito dei normali livelli di PCSK9, una proteina responsabile della regolazione del cosiddetto colesterolo “cattivo” LDL nelle donne in stato interessante.

Chiara Macchi, coordinatrice dello studio assieme a Alberto Corsini e Massimiliano Ruscica, e ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, ha spiegato che l’obiettivo del progetto era quello di “valutare gli effetti avversi dell’esposizione all’inquinamento ambientale in donne in gravidanza”.

Durante la gestazione il colesterolo materno ricopre un ruolo importante per la crescita del feto e, in un precedente lavoro, il team aveva studiato la relazione tra inquinamento ambientale e livelli di colesterolo: in questo secondo studio, si è invece concentrato sulla proteina PCSK9, uno dei principali regolatori della colesterolemia LDL.

Per farlo il gruppo di ricerca ha esaminato i livelli della proteina in un campione di 134 donne sane alla dodicesima settimana di gestazione. Proprio l’analisi dei parametri fisiologici ha dimostrato che l’esposizione all’inquinamento ambientale determina un aumento dei livelli circolanti di PCSK9: un cambiamento che incide sulla nascita del bambino.

Per quanto riguarda il tempo di gestazione, si riduce di circa una settimana per ogni incremento di 110 ng/ml dei livelli della proteina esaminata dai ricercatori. Si tratta di variazioni importanti, che si sono riscontrate sia in presenza del biossido di azoto, sia in caso di esposizione al particolato.

Questo studio conferma ancora una volta quello che già sapevamo: lo smog ha un impatto da non sottovalutare sulla nostra salute. In base a una ricerca condotta dall’Istituto per la salute globale di Barcellona (ISGlobal), pubblicato su Environmental Pollution, sono emerse delle correlazioni tra l’esposizione agli inquinanti atmosferici nell’utero e durante i primi 8 anni e mezzo di vita in un campione di bambini tra i 9 e i 12 anni e una serie di alterazioni della connettività strutturale della sostanza bianca nel cervello.

Maggiore è l’esposizione del bambino prima dei 5 anni, maggiore è l’alterazione della struttura cerebrale osservata nella preadolescenza. Una ricerca realizzata da un team di scienziati di Seul ha dimostrato che l’esposizione (anche per brevi periodi) all’inquinamento atmosferico porta i bambini nello spettro autistico a incorrere più spesso a ricoveri ospedalieri.

Appena un mese fa, la mappatura della città di Milano realizzata dall’associazione Cittadini per l’aria aveva evidenziato un tasso di inquinamento dell’aria oltre i livelli consentiti dalla normativa europea, con oltre 110.000 minori sottoposti a livelli di biossido di azoto fuorilegge.

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