Futuro

Pechino punta allo Spazio

Competizione con le altre potenze, sviluppo nazionale e militare: il regime di Xi Jinping vuole diventare il nuovo grande attore globale alla conquista del Cosmo. E promette: «Sulla Luna entro il 2030»
Credit: CSS TG
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7 novembre 2022 Aggiornato alle 16:30

Dopo 11 anni di sforzi ed enormi investimenti la Cina ha completato la sezione principale della sua stazione spaziale Tiangong agli inizi di novembre. Il progetto è una risposta tecnologica alla sfide poste dal rivale statunitense, specialmente dopo il divieto emanato dal Congresso americano nel 2011, che proibisce alla Nasa qualsiasi cooperazione bilaterale con gli enti cinesi, escludendo di fatto la Cina dalla Stazione spaziale internazionale (Iss).

Con il nuovo avamposto il governo di Pechino si prefigge di condurre una serie di esperimenti scientifici in condizioni di microgravità, oltre ad aver portato a bordo il primo orologio atomico spaziale composto da un orologio all’idrogeno, uno al rubidio e uno ottico, fondamentali per diverse ricerche avanzate nel campo della fisica.

Questo importante step è solo uno degli obiettivi che riguardano lo spazio, verso cui la Cina ha grandi ambizioni e progetti, con la precisa volontà di diventare una delle maggiori potenze globali con proiezione nel sistema solare: «Lo Spazio è un importante asset strategico per la nazione, che deve essere ben gestito e utilizzato e, soprattutto, protetto» aveva dichiarato il presidente Xi Jinping nel 2021.

Il Paese asiatico sta portando avanti l’esplorazione di Marte con la Tianwen-1 Mars mission, mentre ha annunciato nuovi piani per mandare i suoi astronauti (chiamati in Cina taikonauti) sulla Luna entro il 2030. All’inizio dell’anno inoltre è stata annunciata una possibile partnership con la Russia per stabilire una base lunare: «Ora siamo quasi pronti per firmare un accordo intergovernativo sulla creazione di una base di ricerca lunare con la Cina» ha affermato il responsabile dell’agenzia spaziale russa Dmitry Rogozin. La futura International Lunar Research Station (Ilrs), dovrebbe essere costruita a partire dal 2026 per poi essere completata nel 2035 e iniziare a operare dall’anno successivo.

L’obiettivo è quello di condurre una serie di ricerche impossibili sul pianeta Terra, ampliando le collaborazioni a ipotetici partner come l’Arabia Saudita, la Thailandia e l’Unione Europea, oltre che sfruttare le risorse presenti per mantenere operativa la base. «Si ipotizza che ci sia una risorsa preziosa nell’acqua ghiacciata del Polo Sud, in crateri che non sono mai esposti alla luce del sole. Se uno potesse accedere a quell’acqua e sfruttarla, essa ha tutti i tipi di usi, inclusi l’acqua di supporto, l’idrogeno e l’ossigeno. Dunque l’ossigeno può essere utilizzato per supportare le persone sulla Luna e l’idrogeno può essere utilizzato come carburante per il razzo» ha fatto notare John Logsdon, fondatore ed ex direttore dello Space Policy Institute presso la George Washington University.

Ma oltre agli usi civili, la Cina sta sviluppando anche il lato bellico con il sistema di navigazione satellitare Beidou atto a monitorare le varie componenti militari, sia proprie che di potenze rivali. L’evoluzione futura del sistema permetterà di coordinare le truppe sul terreno e i possibili strike aerei, oltre che guidare i missili balistici intercontinentali DF-41, seguendo i 3 pilastri della dottrina spaziale cinese: sviluppo nazionale, potenziamento militare e competizione con le altre potenze.

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