Futuro

Russi e americani sono uniti nello spazio. Almeno per ora

Nonostante le tensioni sulla Terra, i programmi della Stazione Spaziale Internazionale rimangono invariati. Tanto che gli astronauti statunitensi e russi faranno ritorno a casa a fine mese insieme, a bordo della navicella Soyuz
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16 marzo 2022 Aggiornato alle 07:00

Nei giorni scorsi circolava la notizia di una possibile caduta della Stazione Spaziale Internazionale sulla Terra. Si trattava di un falso allarme, ma effettivamente qualcosa è accaduto. Il 3 marzo l’armonia a bordo pareva essersi incrinata a seguito delle dichiarazioni di Dmitry Rogozin, direttore generale dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, che ha annunciato la fine della collaborazione scientifica con l’Agenzia Spaziale Tedesca Dlr a causa delle sanzioni tedesche contro la Russia.

Fra i 200 esperimenti in corso negli impianti in orbita i cosmonauti russi non parteciperanno più a quelli tedeschi, determinandone forse la compromissione.

A gettare in allarme anche l’eventualità che la Russia non avrebbe più potuto assicurare l’arrivo delle navette cargo Progress, che alla stazione orbitale consegnano materiali e rifornimenti e che hanno il compito di accendere periodicamente i loro motori per mantenere la Stazione Spaziale sulla sua orbita corretta.

Si tratta di una manovra di routine, come spiega la NASA, necessaria per contrastare il fenomeno del decadimento orbitale, ossia la tendenza dell’orbita della Stazione Spaziale a scendere di quota, una forza propulsiva fornita esclusivamente dalla navicella cargo Russian Progress, che assicura e gestisce il mantenimento dell’assetto della struttura anche durante le fasi dinamiche, come l’attracco di veicoli spaziali e le manovre per evitare i detriti.

Per ora, però, i programmi rimangono invariati. Addirittura, l’astronauta statunitense Mark Vande Hei, dopo un anno in orbita, “prenderà un passaggio” per tornare a casa dalla navicella spaziale russa, la Soyuz. È giunto sulla ISS lo scorso aprile, una volta partito dal Kazakistan sempre a bordo del velivolo russo, assieme agli astronauti Pyotr Dubrov e Anton Shkaplerov. Il suo ritorno, previsto per il 30 marzo segnerà un nuovo record statunitense di permanenza nello Spazio (355 giorni) mentre il primato assoluto di 438 spetta proprio alla Russia.

L’invasione russa dell’Ucraina ha generato tensione tra gli Stati Uniti e la Russia: un’atmosfera che non si respirava probabilmente dai tempi della Guerra Fredda, si legge sul Washington Post. Ma ciò non ha influito sulla partnership spaziale dei Paesi, che ormai si è consolidata in oltre 20 anni. “Tutte queste attività sono continuate per due decenni e nulla è cambiato nelle ultime tre settimane”, ha reso noto lunedì Joel Montalbano, Responsabile del programma della stazione spaziale della NASA. “Siamo consapevoli di cosa sta succedendo, ma siamo in grado di svolgere il nostro lavoro per consentire l’avanzamento delle operazioni”.

Il contributo russo e americano alle attività della stazione è essenziale e interdipendente. Per poter prevedere l’evolversi della situazione, occorrerà monitorare in primis l’arrivo a bordo di altri tre cosmonauti previsto il 18 marzo, in secondo luogo il rientro a fine mese della Soyuz. I rapporti di collaborazione sulla Stazione Spaziale non sono ovviamente immuni dagli effetti della guerra e gli americani si stanno preparando a riportare Vande Hei in patria dal Kazakistan, dove la navicella atterrerà. Anche su un avamposto umano a 400 km dalla superficie terrestre riverberano gli effetti del conflitto.

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